Governo Spagna: Governo a quattro?
Governo Spagna: finalmente uno spiraglio di luce dopo giorni di nuvole nere. O forse no. Dopo un incontro con Albert Garzón, leader di IU-Unidad Popular, Pablo Iglesias, leader di Podemos, ha accettato un confronto a quattro per formare un governo di coalizione nazionale. Oltre a IU, Podemos e al Partito Socialista di Pedro Sánchez – incaricato dal re Felipe VI lo scorso 3 gennaio di formare un nuovo esecutivo –, prenderà parte al tavolo dei lavori anche Compromís. Un accordo di questo tipo escluderebbe il partito di destra Ciudadanos, per motivi di incompatibilità programmatica. Intanto da Bruxelles il leader del Psoe, che ieri ha assistito alla riunione dei socialdemocratici europei, non ha chiarito se accetterà o meno questa offerta.
Governo Spagna: Governo a quattro?
L’ultima decisione di Iglesias è in netto contrasto con il documento di 100 pagine presentato dal suo partito tre giorni fa. Il documento, infatti, prevede il referendum per l’indipendenza della Catalogna, che è motivo di attrito con il Psoe. Inoltre, il segretario di Podemos propone un governo a 15 dicasteri (oggi sono solo 13), la presidenza per Sánchez e la vicepresidenza per Iglesias. Iglesias è indispensabile (ma non sufficiente) per la formazione di un nuovo governo, ma – tuonano gli esponenti del Psoe – non è lui a condurre le negoziazioni.
Se da un lato Ciudadanos (C’s) rimane a guardare, dall’altro il partito di Mariano Rajoy rilancia. Nella giornata di ieri, infatti, Javier Maroto, vicepresidente del PP, ha auspicato un governo di larghe intese con Rajoy presidente e Sánchez vicepresidente. Nonostante i duri attacchi nel faccia a faccia pre-elettorale –ha continuato Maroto – Rajoy è disposto a lavorare al fianco di Sánchez. Nonostante questo ultimo tentativo (disperato?), per Rajoy si allontana sempre di più la speranza di secondo mandato. Le dimissioni di Esperanza Aguirre, segretario del PP di Madrid, non aiutano di certo la credibilità del suo partito. Dopo gli ultimi scandali sulla corruzione, la Aguirre – sebbene non sia implicata direttamente – ha ammesso di non aver saputo vigilare adeguatamente, preferendo farsi da parte.
Sempre nella giornata di ieri, il leader del PP è stato ripreso dalle telecamere de El País mentre, in una conversazione informale a Bruxelles, spiegava al presidente inglese David Cameron che l’unica via d’uscita possono essere solo nuove elezioni a giugno. Sánchez, d’altra parte, sta cercando un accordo sufficientemente attrattivo per rendere poco giustificabile rifiutarlo, così da poter rafforzare la propria posizione in caso di elezioni anticipate. Il leader del Psoe ha ancora due settimane di tempo prima di chiedere la fiducia al Parlamento, giorni decisivi per chiedere (e ottenere) l’astensione di Ciudadanos. Ma per ora in questo groviglio c’è solo un’unica certezza: il voto contrario del PP.