Inflazione Italia: c’è una risalita, ma non c’è niente da fare, siamo ancora agli zero virgola
Inflazione Italia: c’è una risalita, ma non c’è niente da fare, siamo ancora agli zero virgola
E’ il pallino di Mario Draghi, che non si rassegna a un destino di deflazione, che sta andando a braccetto con la stagnazione economica, come durante la grande Depressione di fine Ottocento.
Certo, come anche qui è stato sottolineato, non è detto che la deflazione sia sinonimo di crisi e recessione, e può essere anche un semplice sintomo della globalizzazione e del progresso tecnologico, ma nelle cancellerie d’Europa e soprattutto presso la BCE ormai sono lontani i tempi in cui l’obiettivo della banca centrale era tenere l’inflazione sotto controllo per proteggere la moneta unica da una svalutazione.
Ormai l’incubo invece è una deflazione alla giapponese, e il cruccio di Draghi è che nonostante avesse fissato da tempo un obiettivo del 2% per l’inflazione, per vari fattori coincidenti come la minore domanda nei Paesi emergenti, la guerra di valute al ribasso, il prezzo del petrolio ai minimi, questa si manterrà molto al di sotto in Europa, seppur superiore ai livelli del 2015.
E così in Italia.
Inflazione Italia: raggiunto il +0,3%
A gennaio l’indice dei prezzi è calato rispetto a dicembre di uno 0,2%, ma le componenti congiunturali rendono questo dato meno importante del confronto anno su anno e tra mesi omogenei.
Quindi guardando al cambiamento dei prezzi tra gennaio 2015 e gennaio 2016 in realtà l’inflazione è stata del +0,3%, il valore più alto da un anno se escludiamo un risultato analogo in ottobre
Sono i consumi in un certo senso meno di base a trascinare un po’ più in alto i prezzi: nella ristorazione, la ricreazione, l’istruzione superano la soglia dell’1%, per quanto pochi anni fa tali numeri potessero apparire ridicoli.
Inflazione Italia, il petrolio trascina ancora i dati verso il basso
A portare le statistiche verso il basso i trasporti, trascinati giù dal prezzo del petrolio, anche se meno di un tempo. A dicembre per esempio il calo era addirittura del 3,3%, ora del 1,1%
Se dividiamo i consumi per prodotti più che per scopo di consumo le differenze si fanno ancora più evidenti. I beni energetici non regolamentati, la benzina di fatto, cala di quasi il 6%, a dicembre era calata addirittura del 8,7%.
Il risultato è che i beni materiali sono ancora in negativo, -0,1%, e non basta l’aumento di alimentari non lavorati o beni durevoli a compensare, +3,7% e +1,3%. Negli alimentari anzi l’inflazione è addirittura diminuita rispetto a dicembre.
Sono i servizi gli unici ad avere un valore di inflazione positivo, con un +1% per il settore ricreativo.
Nel complesso i prezzi salgono del 0,8% se escludiamo i carburanti e i beni energetici in generale.
Ormai da due anni i beni sono andati “sotto zero”, con cali di prezzo che nel gennaio 2015 hanno toccato il fondo. Ora forse è il momento in cui pare più vicino una ripresa dei prezzi, che, ricordiamolo, quando sono bassi possono essere di beneficio ai consumatori, ma deprimono occupazione e salari di tutti coloro che lavorano nella manifattura.
Un altro fatto che si è verificato negli ultimi mesi è l’aumento dei prezzi nei prodotti a bassa frequenza di consumo, a un livello anche superiore a quelli del 2013.
Si tratta di prodotti di lusso, voli aerei, beni e servizi che in realtà hanno un contenuto di lavoro inferiore a quelli a media e alta frequenza e non rappresentano quindi un grande segno di ripresa.
Certo, una svolta potrebbe avvenire quando sarà uno degli indici dei prezzi più importanti, quello delle abitazioni, a muoversi e far ripartire almeno questa parte dell’economia che coinvolge i consumi di tanti addetti potrebbe fare in parte da volano per gli altri settori.
Secondo gli ultimi dati, relativi al terzo trimestre 2015, un tentativo di raggiungere almeno la stabilità dei prezzi c’è, ma si rimane ancora in terreno negativo.
Il 2016 sarà cruciale anche per questo tipo di “segno più.