Sulle Unioni Civili, comunque vada, Renzi ha vinto
Sulle Unioni Civili, comunque vada, Renzi ha vinto
Matteo Renzi si è sempre schierato a favore dell’approvazione di un legge sulle Unioni Civili in Italia.
Un punto presente nel suo programma sin dai tempi delle primarie del Pd del 2013, quelle che lo elessero segretario nazionale del Partito Democratico.
Nonostante tutto negli ultimi mesi le sue dichiarazioni sull’argomento non sono state affatto numerose. Ed anzi risultano quasi nulle se confrontate alle sue prese di posizione in merito al Jobs Act, la legge elettorale e la modifica della carta costituzionale (elevata giustamente al rango di “battaglia della vita” per il premier).
Sul tema dei diritti civili invece Matteo Renzi ha preferito un approccio di tipo parlamentare, consentendo la definizione di maggioranze e minoranze trasversali all’interno del Parlamento, benedicendo l’operazione ma senza esporsi troppo sulle controversie legate all’adozione del figlio del partner.
Un approccio che potrebbe spingere qualche autorevole politologo a considerare Renzi come una personalità interessata sì ai diritti civili, ma nella misura in cui lo impone la modernità. Mentre i suoi interessi prioritari sarebbero altri.
Risulta più interessante segnalare quanto, essendo materia di rango parlamentare, di fatto la posizione della maggioranza del Pd si sia sovrapposta col tempo a quella del Presidente del Consiglio. Delineando una singola identità politica.
Un fattore di rischio per il Presidente del Consiglio, nella misura in cui la sua posizione sulla stepchild adoption rischia di essere omologata (magari a ragione) a quella della senatrice Cirinnà con tanto di articolo 5 compreso nel testo. Siccome però lo stesso articolo 5, dopo il voltafaccia grillino, rischia di saltare a Renzi non converrebbe uscirne “sconfitto” politicamente qualora fossero stralciate le adozioni.
Unioni civili, pronta la fiducia
Da qui la proposta all’assemblea nazionale del Pd del 21 febbraio: prendere in considerazione l’ipotesi di stringere un patto di governo per approvare le unioni civili. Con tanto di fiducia.
A differenza di ciò che sostengono gran parte degli opinionisti, non si tratta di una retromarcia renziana. Ma dell’apertura di una seconda ipotesi, di un’exit strategy. Quasi sempre ad uso e consumo dei mass media.
Matteo Renzi è fortemente convinto che il Ddl Cirinnà può essere approvato dall’aula di Palazzo Madama con tanto di adozioni. E presumibilmente considera l’atteggiamento pentastellato come una questione di metodo che, venuta meno, rischia in realtà di portare ad una naturale convergenza Pd-Cinque Stelle su questo tema.
Ma qualora così non fosse, Renzi ha già anticipato l’ipotesi di riaprire un dibattito con Alfano e Area Popolare. Facendo intendere che la sua priorità è comunque l’approvazione delle unioni, senza cristalizzarsi troppo sull’importanza dell’articolo 5 (come invece fa la sinistra del Pd e Sinistra Italiana).
Arriverà in questo modo all’approvazione del Ddl Cirinnà, probabilmente con l’articolo 5 ancora ben presente. Ma qualora cosi non fosse il premier avrebbe tutte le occasioni per ribadire quanto non abbia perso nessuna battaglia. In quanto la priorità erano le unioni civili in se e che per farlo aveva addirittura prospettato un’inedita (su questo tema) asse coi centristi che reggono la sua maggioranza di governo.
Sulle Unioni Civili, comunque vada, Renzi ha vinto.