Il piano di Renzi per sconfiggere definitivamente la minoranza Pd
Non è il M5S il vero nemico di Matteo Renzi, bensì la minoranza Pd. Il premier lo ha capito strada facendo ma la certezza l’ha avuta sullo spinoso tema delle unioni civili. Qui il partito si è diviso tra cattodem ed ex sinistra arcobaleno. Due anime di per sè inconciliabili. Da qui le conclusione del presidente del consiglio e segretario Pd: il partito va cambiato. O meglio, rottamato. Per farlo, però, serve un congresso. Ad ora troppo lontano nel tempo: è previsto nel novembre del 2017. Ma nella testa di Renzi sta balenando una pazza idea: anticiparlo di un anno a dicembre 2016. Ma solo ad una condizione, unica ed irrinunciabile: che il referendum di ottobre sulla riforma costituzionale vada in porto con successo.
La pazza idea di Renzi
Solo allora si potrà anticipare un redde rationem che il premier agogna da quando ha messo piede prima al Nazareno e poi a Palazzo Chigi. Alla prima pazza idea se ne lega saldamente un’altra, che è conseguente ma non meno importante: le elezioni politiche. Renzi non perde occasione per dire che si voterà nel 2018.
Tutto questo potrebbe però cambiare. Con la vittoria al referendum e la rivoluzione congressuale anticipata, anche le elezioni potrebbero esser svolte prima del naturale percorso politico. In questo modo, il premier/segretario riuscirebbe in un sol colpo a rinnovare il partito (a sua immagine e somiglianza) e a tentare la sua seconda volta al governo. Questa volta senza la minoranza pd di mezzo.