Intervento militare in Libia: Italia sempre più coinvolta
Intervento militare in Libia: ieri, durante La telefonata, programma di Canale 5 condotto da Maurizio Belpietro, il ministro della Difesa Roberta Pinotti ha escluso la possibilità di un’operazione di terra sull’altra sponda del Mediterraneo. “La Libia può essere stabilizzata solo con l’intervento delle forze locali. Un’intervento militare di occupazione sarebbe impensabile” ha detto il ministro. Rispondendo in merito alla presunta presenza in Libia di forze speciali francesi, la Pinotti ha aggiunto: “non commento le vicende che riguardano gli altri paesi, ma in passato accelerazioni unilaterali non hanno aiutato la Libia”.
Intervento militare in Libia: Italia sempre più coinvolta
Nel frattempo, il governo ha autorizzato l’uso della base di Sigonella per i raid Usa contro l’Isis: d’altra parte, è stato assicurato il carattere esclusivamente “difensivo” delle missioni dei droni americani in Libia (ufficialmente, difenderanno le forze speciali statunitensi in caso di pericolo). Tuttavia, a rilevarlo diversi esperti, la decisione potrebbe nascondere ben altri obiettivi politici e strategici. Per esempio, entrambi sono stati raggiunti da ilfattoquotidiano.it, il Gen. Leonardo Tricarico, ex Capo di Stato Maggiore dell’Areonautica Militare, evidenzia come l’espressione “raid difensivi” ricordi quella di “difesa integrata” che, nel 1999, permise di bombardare la Jugoslavia bypassando il Parlamento, mentre, per il Gen. Fabio Mini, ex comandante della missione Nato in Kosovo, da Sigonella verranno fatti partire degli “attacchi di precisione” visto che, di solito, i droni non vengono utilizzati per fornire copertura aerea a delle truppe sul campo, semmai sono queste ultime che forniscono le coordinate di obiettivi specifici che poi toccherà, appunto, ai droni colpire, distruggere.
L’accordo con gli Usa, che infatti da Palazzo Chigi non si tiene a pubblicizzare, potrebbe esporre l’Italia al rischio attentati. Tra gli obiettivi sensibili sicuramente il terminal petrolifero dell’Eni a Mellitah a solo 20 chilometri dalla città costiera di Sabrata che, appena ieri, è stato oggetto di un attacco in grande stile da parte di 150 miliziani dell’Isis, respinti a fatica da quelle forze locali chiamate in causa dal ministro Pinotti. Anche se si è lontani dall’ammetterlo l’intervento di terra italiano potrebbe essere necessario nel caso in cui se l’impianto dell’Eni venisse assaltato: potrebbero intervenire gli incursori del Comsubin e del Reggimento San Marco imbarcati sulle navi della Marina impegnate nella missione “Mare Sicuro”, forse anche gli uomini del 9° reggimento Col Moschin che, sempre secondo il fattoquotidiano.it, sarebbero già a Sabrata.
Secondo il Corriere della Sera, invece, data decisiva in vista di un intervento militare italiano sarà lunedì, quando un centinaio di parlamentari di Tobruk si dovrebbero riunire per formare un governo e quindi, come primo atto esecutivo, chiedere formalmente alle Nazioni Unite di intervenire per la stabilizzazione della Libia. Agendo sotto “mandato” Onu si potrà evitare il voto delle Camere: al ministro della Difesa Pinotti basterà fare un’informativa alle commissioni Esteri e Difesa. Inoltre, si legge nell’articolo a firma Fiorenza Sarzanini, nell’ambito di “una missione militare di supporto su richiesta delle autorità libiche“, i corpi militari speciali italiani potranno entrare in azione grazie a una legge approvata lo scorso novembre dal parlamento che permette ai gruppi d’élite di agire “seguendo la catena di comando dei servizi segreti“. Sembra che Renzi, a cui spetta l’onere di concedere l’autorizzazione stando al provvedimento passato con una larga maggioranza proprio in previsione di un intervento in Libia, sia disposto a inviare ben 3mila militari.