Comunali Roma, ecco chi scende in campo per la sinistra
Massimo Bray, ex ministro della Cultura del governo Letta, dovrebbe annunciare nelle prossime ore se si candiderà o meno a sindaco di Roma. Indiscrezioni riportate stamani da vari giornali – tra cui Repubblica, il Giornale e l’Unità – portano a dire che il direttore della Treccani alla fine deciderà di non candidarsi per il poco spazio rimasto a sinistra e soprattutto perché non vuole fare uno sgambetto al suo stesso partito. Se ieri sera era circolata la voce di un incontro tra lo stesso Bray e Ignazio Marino, l’ex ministro ha smentito categoricamente rilasciando un’unica dichiarazione a margine di un convegno alla Treccani: “non so ancora se mi candiderò”. Dal Pd invece sembrano sicuri: Bray non si candiderà, non tradirà mai il suo partito. Più probabile invece che il direttore della Treccani si impegni comunque nella lunga corsa verso il Campidoglio con una lista arancione a sostegno del candidato Pd Roberto Giachetti.
Comunali Roma, dietro Bray la regìa di D’Alema
Gli sponsor politici di Massimo Bray sono Pippo Civati e Massimo D’Alema, vero regista dell’operazione. L’ex premier infatti sta tentando di ostacolare con ogni mezzo possibile le candidature renziane sia a Milano che a Roma: era stato proprio lui infatti a proporre la candidatura di Civati sotto la madonnina per contrastare l’ad di Expo Giuseppe Sala e sempre lui si è rivolto al direttore della Treccani per sferrare il colpo finale ad un Pd romano uscito con le ossa rotte dallo scandalo delle schede bianche delle primarie di domenica scorsa. Una cosa è certa: una scelta del genere spalancherebbe le porte del Campidoglio ai grillini o addirittura al redivivo Alfio Marchini (il centrodestra è sempre dilaniato dalle spaccature interne). Ma, nel giorno in cui Gherardo Colombo ha detto no ad una candidatura di “sinistra” a Milano, molti pensano che Bray non commetterà l’errore di costruire un’alternativa a Giachetti.
Comunali Roma, a sinistra in campo anche Fassina e Marino
La candidatura di Bray dovrebbe però passare dalle primarie. Ad oggi l’unico candidato di una lista di “sinistra-sinistra” è Stefano Fassina mentre rimane ancora in piedi l’ipotesi di un ritorno in campo di Ignazio Marino, su cui però gravano i due avvisi di chiusura delle indagini sui due casi Onlus-scontrini che lo hanno portato alle dimissioni. I due si sono incontrati ieri a casa dell’ex sindaco marziano per decidere insieme le prossime mosse. Dal vertice, a cui ha partecipato anche il leader di Sel Nicola Fratoianni, è emersa una cosa: per scegliere “il miglior candidato possibile” si faranno le primarie. Data della consultazione ancora da stabilire (probabilmente aprile). “E’ verosimile la definizione di un percorso democratico per raggiungere una candidatura unitaria ed efficace – ha detto oggi Fratoianni – Stefano e Ignazio stanno lavorando a questo progetto. L’incontro di ieri è stato molto positivo, per dare forza di progetto per Roma, di fronte all’assenza di una proposta credibile del Pd”. Pronta la risposta del Presidente del Pd e commissario del partito romano Matteo Orfini che all’Ansa si è detto “stupito” che “le ipotesi” di candidature fuori dal Pd “non siano state già smentite” dai diretti interessati. “Noi le primarie le abbiamo già fatte – ha aggiunto il leader dei giovani turchi – e ora chi si candida al di fuori, si candida contro il centrosinistra e lo fa senza alcuna possibilità, per far vincere la destra e Grillo”. E se alla fine Bray decidesse davvero di candidarsi? “E’ un ipotesi che non voglio nemmeno prendere in considerazione” ha concluso Orfini.
La polemica dentro il Pd. Bersani: gli elettori non ci seguiranno
La polemica infuria anche all’interno del Pd. Nei giorni scorsi dal Nazareno i vertici del partito hanno provato a sconfessare qualunque ipotesi di candidatura alternativa al Pd. “Operazioni velleitarie che rischiano di favorire gli avversari” le aveva chiamate lunedì il vice segretario Lorenzo Guerini in un’intervista al Corriere della Sera mentre lo stesso Orfini si mostrava sicuro sulla decisione di Bray di non candidarsi come alternativa a Roberto Giachetti. E proprio il candidato del Pd al Campidoglio è intervenuto ieri lanciando una frecciata all’ex ministro della Cultura: “Aveva detto che non si sarebbe mai speso per una candidatura divisiva – ha detto Giachetti – quindi sarebbe singolare lo facesse ora. Ad atteggiamenti tafazziani non siamo nuovi: in Liguria è successo, con Cofferati. Se poi vogliono far vincere i grillini, si assumano le loro responsabilità”. Stamani invece è arrivata la risposta della minoranza che per voce dell’ex segretario Pier Luigi Bersani ha definito quella di Bray una “scelta legittima” ammonendo il partito sul risultato delle primarie di domenica: “non sono convinto che i romani alla fine decidano di seguire le indicazioni di un partito o di una corrente”. “Sono cose di cui dobbiamo tenere conto” ha concluso Bersani.
Giacomo Salvini
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