Federica Guidi, storia di un ministro “berlusconiano”
“Abbiamo un ministro pur stando all’opposizione”. Quando Federica Guidi fu chiamata da Matteo Renzi a dirigere il ministero dello Sviluppo Economico, a Silvio Berlusconi scapparono queste poche ma eloquenti parole con i suoi collaboratori. Erano ancora i tempi del Patto del Nazareno ma da allora i rapporti tra la Guidi e l’ex Cavaliere non sono cambiati. E così ieri, nel bel mezzo della bufera che ha travolto prima il compagno Gianluca Gemelli e poi lo stesso ministro dello Sviluppo Economico, Berlusconi non si è voluto associare al coro di media e opposizioni e ha subito preso le difese della Guidi cogliendo l’occasione per attaccare una volta di più quel “vulnus grave della democrazia” che sono le intercettazioni. “Nei Paesi civili, come l’Inghilterra, non valgono come prova e non possono essere usate neppure nei processi – ha aggiunto l’ex Cavaliere – violano un diritto che la Costituzione garantisce, la nostra privacy. Moltissime cose che non sono reati, se pubblicati assumono un significato diverso. I miei amici mi dicono che gli appuntamenti sono raddoppiati. Perché certe cose possono dirsi solo in faccia e non si ha più la possibilità di farlo al telefono”.
Guidi, la spintarella di Berlusconi
Che dietro alle argomentazioni usate da Berlusconi per difendere la Guidi ci sia una convinzione di fondo, è presto detto: l’ex premier in tutti questi anni ha sempre contrastato lo strumento delle intercettazioni che hanno recato gravi danni sia a se stesso che a parecchi suoi ministri (Claudio Scajola su tutti). Ma se l’ex Cavaliere ha deciso anche di assumere una posizione così impopolare – mentre tutto il suo partito gridava alla forca – significa che le ragioni sono altre e ben più profonde. E si torna a quella frase che Berlusconi pronunciò con i suoi dopo le nomine di Renzi: “abbiamo un ministro”. Sì, perché già allora si disse che Federica Guidi era stata scelta in quota Forza Italia. Renzi al dicastero di Via Veneto voleva una “donna, imprenditrice, quarantenne e famosa” e il nome che rispondeva meglio a quell’identikit era quello di Marcella Panucci, direttore generale di Confindustria. Ma poi la spuntò Federica Guidi. E molti dissero che a spingerla era stato proprio Silvio Berlusconi.
Guidi-Berlusconi, quella cena ad Arcore prima della nomina
Cinque giorni prima della sua nomina a ministro infatti la Guidi aveva partecipato insieme al padre Guidalberto Guidi, amico storico di Berlusconi e patron del gruppo Ducati Energia, ad una cena ad Arcore. Presente anche l’attuale Presidente di Eni Emma Marcegaglia e molti altri imprenditori da includere nel progetto della nuova Forza Italia. Il cronista dell’Huffington Post Alessandro De Angelis scrisse che in quell’occasione Berlusconi aveva detto alla Guidi: “Federica, prima o poi questa tessera di Forza Italia dovrai fartela…”. E le aveva addirittura proposto di candidarsi alle europee di quell’anno nelle file del partito. Cinque giorni dopo, la chiamata di Renzi.
Così si spiega la difesa a spada tratta di un ministro da sempre sotto l’occhio del ciclone per i suoi palesi conflitti d’interesse. Se infatti subito dopo il giuramento al Quirinale la Guidi si era dimessa da tutte le cariche nell’azienda di famiglia, sul tavolo erano rimasti tutti i rapporti economici in essere tra la Ducati Energia e l’Enel, Ferrovie, Poste e Finmeccanica. Insomma, tutte aziende che ricadono sotto il controllo del Ministero dello Sviluppo Economico o del Ministero dell’Economia. Ma si sa, a Berlusconi le parole “intercettazioni” e “conflitto d’interessi” hanno sempre fatto venire l’orticaria. E se inoltre c’è da difendere un’amica dentro il Consiglio dei Ministri, si fa questo e altro.
Giacomo Salvini
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