Tranne Fascismo e Libertà, la destra radicale voterà sì al referendum trivelle
Referendum trivelle: la destra radicale vota sì, mentre Fascismo e Libertà diserta le urne
Il “referendum trivelle” che gli italiani voteranno il prossimo 17 aprile 2016 permetterà ai cittadini di decidere se le concessioni per la ricerca e l’estrazione di idrocarburi nella fascia costiera delle 12 miglia debbano avere una scadenza oppure se debbano essere a tempo indeterminato, sino all’esaurimento del giacimento. Attualmente in questo tratto di mare non possono più essere rilasciate nuove concessioni, ma è stata garantita la proroga per quelle attuali, che possono così continuare la propria attività sino a quando il giacimento non sarà terminato. Il referendum invece mira a cancellare tale proroga: qualora vincessero i “sì” e si raggiungesse il quorum del 50% +1 dei votanti, le concessioni torneranno ad avere la scadenza stabilita inizialmente. In questa scheda, vedremo che le posizioni delle sigle di destra radicale presenti in Italia sono generalmente per il sì alla scadenza delle concessioni per la ricerca e l’estrazione di idrocarburi lungo la fascia costiera. Ma c’è un’eccesione, come vedremo.
La Destra, Casapound, Forza Nuova e Fiamma Tricolore: sì al referendum, contro le trivelle straniere
Francesco Storace, leader de La Destra nonché candidato sindaco a Roma, molto laconicamente ha così motivato a Termometro Politico il proprio sì al referendum trivelle:
Favorevoli, senza se e senza ma. No alle trivelle.
Parimenti ritiene giusto votare sì anche CasaPound Italia – CPI:
Le trivelle che il referendum del 17 aprile vuole fermare hanno poco a che fare con l’interesse nazionale, la ricerca e lo sviluppo, molto, invece, con gli interessi delle multinazionali che fanno il bello e il cattivo tempo nel Mediterraneo, nelle nostre acque territoriali, a poche miglia dalla costa.
CasaPound Italia tiene inoltre a precisare che le trivellazioni avrebbero senso “solo se l’intera ricerca fosse gestita da un soggetto nazionale”, mentre ad oggi “gran parte delle compagnie che sono presenti nel nostro mare sono invece imprese private e straniere e le popolazioni locali ne guadagnano unicamente danni ambientali, inquinamento, contrasto alla pesca e al turismo”.
Abbiamo poi schierato per il sì al referendum trivelle il Movimento Sociale – Fiamma Tricolore, che per bocca di Giovanni Battista Patete, Commissario Federale di Treviso, così argomenta:
La nostra posizione è a favore dei promotori del referendum, non solo per l’impatto ambientale, ma anche perché è ora che si dia una svolta in Italia per l’energia alternativa. Infine perché i guadagni sono sempre e solo delle grandi aziende che pagano royalties ridicole al nostro governo con un indotto di personale in maggioranza straniero.
Abbiamo infine Forza Nuova: anch’essa voterà sì al referendum. Il movimento di Roberto Fiore indica ragioni d’ordine ambientale, con gli “enormi quantitativi di risorse idriche” e “l’uso di prodotti cancerogeni e radioattivi” che abbisognano le attività estrattive, le quali inoltre comportano, con le tubazioni, un “inevitabile sfregio del nostro suolo”, oltre alla “compromissione delle falde acquifere e l’inquinamento atmosferico, con tutte le conseguenze connesse all’economia rurale già gravemente compromessa, e il rischio terremoti”. Inoltre anche Forza Nuova denuncia lo sfruttamento del territorio operato dalle
società petrolifere straniere che, in cambio di ritorni irrisori per le amministrazioni locali e per le casse dello Stato, hanno come unico scopo la rapina economica dei nostri territori.
Al contempo rinnova l’invito a pensare ad una “vera politica energetica nazionale” volta alla sovranità energetica dell’Italia, per avere un sistema energetico che integri fonti rinnovabili e idrocarburi. Ciò sarebbe ottenibile, secondo Forza Nuova, mediante la nazionalizzazione dello “sfruttamento delle nostre risorse, vincolandolo alla produzione nazionale e destinandolo ai settori vitali e strategici per l’economia italiana”.
Fascismo e Libertà, i fascisti che non voteranno il referendum trivelle
Nel panorama neofascista italiano c’è però un movimento che è contrario alla consultazione referendaria. Si tratta del Movimento Fascismo e Libertà – Partito Socialista Nazionale, fondato nel 1991 dal giornalista e senatore del MSI Giorgio Pisanò, e oggi guidato da Carlo Gariglio. Questo movimento è esplicitamente fascista sin dalla denominazione e non rinnega l’alleanza con il Terzo Reich nazista, anche se precisa di non essere razzista, né anti-Islam, né tantomeno di avere a che fare con la destra, “sia essa moderata, estrema, sociale e quant’altro”. Pertanto prende le distanze da tutti le sigle che abbiamo visto sopra, favorevoli al referendum trivelle, e anche in questo caso Fascismo e Libertà ha deciso di assumere una posizione netta che la contraddistingue da esse. Infatti, il segretario Carlo Gariglio ha risposto a Termometro Politico definendo questo referendum l'”ennesima pagliacciata voluta dalla solita sinistra catastrofista e falsamente ecologista”. L’indicazione di voto è quella di non recarsi alle urne. Così prosegue:
Grazie alla stupidità italica ci siamo già privati del nucleare, anche se, essendo circondati da centrali di altre Nazioni, rischiamo tanto quanto loro, senza però trarne alcun beneficio economico; ora, dopo avere fatto quell’enorme danno all’Italia, qualcuno vorrebbe completare l’opera, cercando di privarci in anticipo anche di quanto si può estrarre dalle trivellazioni. Speriamo soltanto che questa volta la loro informazione terroristica non influenzi più di tanto l’ignorante medio che vive e vota in Italia.
A differenza del ventennio fascista, tuttavia, oggi abbiamo la fortuna di poter ascoltare tutte le campane, comprese quelle dei terroristi, e comprese quelle dei fascisti.