Referendum del 17 aprile, intervista a Falasca, portavoce del non voto
Piercamillo Falasca è il portavoce della campagna per il non voto nel prossimo referendum del 17 aprile sulla prosecuzione delle concessioni per l’estrazione di gas e petrolio entro le 12 miglia marine.
Sta girando l’Italia e e trasmissioni radio e TV per conto del comitato Ottimisti e Razionali che si batte per il non voto al referendum. Lo abbiamo intervistato.
Come sta andando la campagna? Che clima percepisci? Pensi che lo scandalo Guidi abbia spostato l’asticella verso il Sì nel referendum del 17 aprile?
E’ innegabile che da qualche giorno c’è stata una sovrapposizione tra il tema vero e proprio del referendum e le vicende giudiziarie-politiche che sono scoppiate in questi ultimi giorni, che sia una coincidenza o meno io non lo so….
In ogni caso sta confondendo ancor di più il dibattito sul referendum, ed è ora ancora più chiaro che abbiamo preso una posizione pro astensione anche perchè oltre al danno economico e produttivo temiamo anche il danno democratico: se banalizzi il tema, come nel 2011 con il referendum sui “beni comuni”, parlando di scelta tra petrolio e rinnovabili, danneggi anche la democrazia, il tutto per meri scopi di propaganda e politicisti
I temi al centro delle indagini dei magistrati sono legati a quelli trattati nel referendum?
Assolutamente no! Il quesito del referendum riguarda esclusivamente la durata delle concessioni già esistenti, all ‘85% estraggono gas naturale e solo per il 15% petrolio, con Tempa Rossa non c’entra nulla, non c’entra nulla con ipotesi di nuove estrazioni di idrocarburi come quelle in Basilicata.
Invece le piattaforme sul mare entro el 12 miglia operano dagli anni ’60 in molti casi. Ho visitato ieri un’azienda romagnola, Bambini SPA, che offre servizi per le piattaforme, logistici, trasporto, ecc, che ha compiuto 50 anni, e si è sviluppato guarda caso parallelamente all’esplosione dell’industria turistica nell’area.
Perchè qualcuno che abbia votato Sì nel 2011 sul nucleare dovrebbe ora astenersi?
Innanzitutto noi speriamo che nel frattempo buona parte degli italiani abbia capito la natura strumentale di questi comitati promotori, hanno un’ideologia, che viene da lontano, e non c’entra molto con i quesiti posti, provengono da Seattle 1999, da Genova 2001, rappresentano quella nuova sinistra anti-mercato e no global che si è andata a sostituire alla vecchia sinistra fieramente industrialista, delle fabbriche e del lavoro
Quindi spero che una parte di quegli elettori abbia capito questo. Del resto nel 2011 probabilmente il quorum fu raggiunto anche per un sentimento anti-berlusconiano
Appunto, Berlusconi. Cosa pensi dell’atteggiamento del centrodestra che voterebbe Sì? Nel 2011 il PDL era per l’astensione
Il centrodestra italiano ora sembra essere l’unico in Occidente che non si pone più il tema della sicurezza energetica nazionale, che in una divisione classica della politica naturalmente dovrebbe essere caro proprio a questo schieramento.
Invece tutte le loro scelte sono puramente strumentali alla lotta contro il governo Renzi
E’ anche un regolamento di conti della sinistra PD e della sinistra radicale contro Renzi?
Per alcuni pezzi della sinistra interna o esterna al PD, per non parlare del Movimento 5 Stelle, la partita è la stessa: da un lato c’è la retorica sulle rinnovabili, contro il mercato e contro le multinazionali, dall’altro c’è certamente la volontà di danneggiare Renzi.
La posizione di Emiliano sembra più quella di tenere in piedi un congresso permanente del PD che di rappresentare in modo sincero alcune posizioni, è un tentativo di giocare anche una partita personale.
Alcuni radicali stanno addirittura denunciando il governo per l’ostacolo all’affluenza e alle modalità di convocazione del referendum. Tu che sei sempre stato vicinissimo al mondo radicale, come giustifichi la legittimità di un’astensione?
Io dico che chi per esempio vuole fare campagna per il No invece che per l’astensione sottovaluta tutti questi aspetti, ovvero la distorsione in atto provocata dai partiti, da buona parte dei media, dalla coincidenza temporale con questi scandali giudiziari.
Quindi lancio un appello ai contrari al quesito referendario, rispetto la posizione, ma invito a osservare la deriva dello strumento del referendum negli ultimi anni: una volta era un modo per discutere e decidere di grandi argomenti, divorzio, aborto, anche il nucleare, chiari, in cui i partiti erano mediatori del consenso, prendevano posizione, aiutava a orientarsi, mentre ora i quesiti sono dei cavilli, in cui il significato politico e il contenuto viene totalmente distorto, e soprattutto non c’è più un sistema politico capace di mediare.
Non è un problema solo italiano, come anche l’Economist fa notare, anche in altri Paesi ormai i referendum sono scollegati dal contenuto del quesito, pensiamo al referendum olandese dei giorni scorsi, a quello francese sulla Costituzione Europea, a quello sulla Brexit. Gli elettori non votano sul tema, ma per esempio nei Paesi Bassi contro il governo per un sentimento contingente.
Tra l’altro lì ha votato il 31%, meno di quel 50% che costituisce il quorum in Italia
Il quorum nasce e viene inserito dai padri costituenti, termine tanto caro a una certa sinistra, perchè la democrazia non prendesse una deriva plebiscitaria, l’esperienza post fascista faceva pensare che la democrazia diretta andasse sì riconosciuta, ma non lasciata a iniziative demagogiche.
Nei Paesi a democrazia avanzata il voto non è un dovere, ma un diritto, e del resto noi non stiamo boicottando nulla, ma stiamo partecipando apertamente al dibattito mediatico con i nostri dati e numeri