Riforma del processo penale: prescrizione e intercettazioni al centro del dibattito
Articolo pubblicato da Daniele Errera il 28/04/2016
La riforma del processo penale va avanti. Adesso nella maggioranza si cerca una mediazione sui punti più delicati, per poi decidere gli abbinamenti da portare in aula e votare. Anzitutto, da come procedono le cose, sembra che gli anni per usufruire della prescrizione aumenteranno sensibilmente. E si tira dritto anche sulle intercettazioni.
Il primo nodo sono gli abbinamenti. Alla riforma del processo penale potrebbero essere abbinati 8 diversi provvedimenti sulla prescrizione, su 30 totali presentati. Sarà una sintesi e poi si potrà anche emendare, avverte Renato Schifani (“non sarà certamente il testo di partenza che ci trasmetterà la Camera dei Deputati ad essere quello finale”).
Un fiducioso Andrea Orlando, Ministro della Giustizia, si sente di “prevedere per i reati contro la pubblica amministrazione tempi allungati per la prescrizione, in modo da rendere pressoché impossibile che i processi in questa materia possano finire nel nulla”. La materia della corruzione spinge anche gli esponenti di Area Popolare a schierarsi. Di nuovo Schifani che contestualmente parla di combattere la corruzione, ma non dover aumentare i tempi: “dobbiamo trovare il giusto equilibrio tra eccessiva dilatazione del termine di prescrizione, che violerebbe l’articolo 111 della Costituzione sulla ragionevole durata dei processi, e nel contempo evitare che si prescrivano sempre di più i reati contro la pubblica amministrazione”. Gli fa eco il collega di partito, Maurizio Lupi: “bisogna trovare i corrotti, processarli e se colpevoli condannarli, accelerando i tempi delle indagini e dando tempi certi alla durata dei processi. Allungare i tempi non fa giustizia, la nega. Proprio con riferimento al reato di corruzione abbiamo tutti l’interesse che proprio le sentenze definitive arrivino il prima possibile. E’ questo quello che chiedono i cittadini. Per tale motivo condivido la posizione del presidente Schifani e ribadisco che non c’è alcun accordo nel portare la prescrizione a 18 anni e mezzo”.
Contro l’allungamento dei tempi di prescrizione, ma con la dilatazione dei tempi di indagine si schiera Beniamino Migliucci, Presidente delle Camere Penali: “allungare i tempi della prescrizione non risolve i problemi e non è la cura per la malattia. Dilatare i tempi della prescrizione rende ancora più lunghi i processi senza risolvere nulla: è necessario intervenire sui tempi invece in tema di indagini, perché è provato che è lì la causa della prescrizione”.
Ma è anche il tema ‘intercettazioni’ a tenere banco. Parte fondamentale della riforma del processo penale, Migliucci descrive il tema in modo telegrafico: “il problema sono le intercettazioni che escono prima dell’ordinanza di custodia e quelle che non hanno alcuna rilevanza penale”. Interviene anche Antonio Spataro, procuratore di Torino, che apre all’intervento nel sistema, “ma non tali da alterarlo”. Spataro sostiene come “la rilevanza non può che essere giudicata dai giudici che procedono nel contraddittorio con avvocati e pubblici ministeri. Non può essere disciplinata per legge la rilevanza”. Anche l’Anm si presenta disposta ad un dialogo per migliorare il testo, parola del presidente Davigo. Buone intenzioni, quindi. Ma alla fine, si sa, la scelta sarà in mano parlamentare. Le leggi le fanno i Parlamenti (o i Governi, salvo ratifica parlamentare). Ed è in – e fra – Montecitorio e Palazzo Madama che si prevedono duri scontri su una via più soft o più dura. Le divisioni ci sono. Sono le stesse che fanno credere alla Ministra delle Riforme, Maria Elena Boschi, come il ddl tornerà alla Camera dei Deputati. Salvo poi valutare la possibilità di porre la fiducia sul provvedimento.
Daniele Errera