Elezioni comunali, contrordine del Consiglio di Stato: tornano in lizza Fassina e FdI
Il Consiglio di Stato ha accolto i ricorsi presentati dai candidati esclusi dalla corsa alle prossime elezioni comunali di giugno e riammesso alla competizione elettorale la lista dell’ex Pd Stefano Fassina a Roma, e quelle di Fratelli d’Italia a Milano. Palazzo Spada ha così ribaltato i precedenti verdetti dei rispettivi Tribunali amministrativi di Lazio e Lombardia, i quali escludevano le liste in questione per alcuni vizi procedurali di forma. Riammesse anche le formazioni civiche di Maria Teresa Baldini (lista Fuxia) e “Rete Liberale” di sostegno ad Alfio Marchini.
Elezioni comunali: le motivazioni dei giudici e le reazioni politiche
Nel dispositivo di sentenza del Consiglio di Stato, che ha sovvertito totalmente i precedenti responsi sfavorevoli alla lista di Stefano Fassina ed a quelle di Fratelli d’Italia, reso noto il primo giorno lavorativo utile successivo alla presentazione dell’appello, i giudici insistono circa l’importanza del principio democratico di massima partecipazione possibile alle elezioni comunali, per tutte quelle compagini “che ne rispettino i requisiti sostanziali e formali a norma di legge”.
“Sono felice, la sinistra torna in campo a Roma più forte di prima”. Questo uno dei primi sfoghi pubblici, palesato tramite il social network Twitter, di Stefano Fassina. L’ex parlamentare del Partito democratico, fin dal giorno dell’esclusione della sua lista dalla corsa elettorale, non ha mai mostrato cedimenti di sorta sostenendo a più riprese l’iniquità dell’esclusione del suo progetto politico per la capitale d’Italia. Con la riammissione di “Sinistra per Roma – Fassina Sindaco” adesso i giochi si animano di nuova linfa, e se per Sinistra italiana il verdetto di palazzo Spada rappresenta certamente un punto a favore, più complessa, e tutt’altro che unitaria, sembra essere ad oggi la situazione della costituente interna del partito. Soltanto qualche giorno fa il candidato alla reggenza del Campidoglio dichiarava al Corriere tutta la sua preoccupazione per un orizzonte unico d’intenti ancora di là da venire: “Dovremo fare un radicale cambiamento. Non si può portare avanti la fase costituente quando il nucleo fondativo ha opzioni contraddittorie”.
Elezioni comunali: vizi di forma e opacità procedurali
Parallelamente alle vicende capitoline, a Milano sono tornate in pista anche le liste di Fratelli d’Italia. Il Partito aveva presentato ufficiale ricorso al Consiglio di Stato dopo il verdetto avverso del Tar meneghino. La sentenza escludeva le liste per la mancata presentazione, nei termini temporali stabiliti, delle dichiarazioni di assenza delle cause di incandidabilità. Tale giudizio è stato ritenuto illegittimo in quanto è risultato che il deposito fosse sì avvenuto con un giorno di ritardo, ma imputabile all’amministrazione comunale responsabile della redazione delle liste e non al partito.
Per ciò che concerne invece la lista di Stefano Fassina, “Sinistra per Roma – Fassina Sindaco”, i precedenti verdetti monocratici del Tar del Lazio facevano riferimento alla mancata indicazione, in alcuni atti, della data di autenticazione delle sottoscrizioni. Palazzo Spada ha ritenuto illegittimo il dispositivo di sentenza perché nessun quadro normativo di legge prevede, per la materia elettorale, la nullità di una firma priva di data. L’importante è che sia appurabile, unitamente all’atto della sottoscrizione, il rispetto delle procedure stabilite.
Una serpentina di cavilli e scappatoie bizantine che non favoriscono la trasparenza democratica delle elezioni comunali. Proprio a tale gorgo opaco di gestione, cui è possibile porre rimedio soltanto con la più ampia rosa di proposte in campo, hanno fatto riferimento i giudici nella nota alla loro sentenza: “A fronte di tale scarsezza del quadro normativo deve essere valorizzato il principio del favor partecipationis“.
Riccardo Piazza