Prescrizione, la maggioranza si spacca
Lo scontro all’interno della maggioranza sui due emendamenti di Felice Casson e Giuseppe Cucca (Pd) per bloccare la prescrizione dopo la sentenza di primo grado, era ampiamente prevedibile. E infatti si è puntualmente verificato. Se i centristi del Nuovo Centro Destra (Ncd) non avevano mandato giù l’idea di sospendere il decorrere della prescrizione per due anni dopo la sentenza di primo grado e un anno dopo l’appello (come prevede il testo approvato alla Camera), non avrebbero certo potuto accettare una norma così hard richiesta a gran voce dalla magistratura. Già nella serata di ieri l’ex viceministro della giustizia e oggi Ministro degli Affari Regionali in quota Ncd Enrico Costa aveva manifestato tutto il suo stupore. Poi in giornata è arrivata la stoccata di Angelino Alfano: “Dentro la commissione giustizia c’è un residuo giustizialista: ancora una volta il Pd è chiamato a scegliere tra un vecchio giustizialismo e un profilo più riformatore che noi sosteniamo da tempo”.
Prescrizione, cosa cambia con il nuovo ddl
Il disegno di legge di riforma del codice penale è stato approvato alla Camera lo scorso 23 settembre 2015. Le modifiche riguardano molte materie e piuttosto eterogenee: si va dalla legge delega al governo per riformare la disciplina delle intercettazioni all’innalzamento delle pene per alcuni reati (voto di scambio politico-mafioso, rapine, furto), passando per la riforma del giudizio abbreviato fino alla legge delega per la revisione del casellario giudiziario. E poi la prescrizione, naturalmente. Se inizialmente il ddl sulla prescrizione era stato stralciato da quello sulla riforma del processo penale, ora si è deciso di riaccorpare i due testi al Senato. Secondo la norma approvata alla Camera il 24 marzo 2015 – con la fragorosa astensione di Ncd – il decorrere della prescrizione viene sospeso dopo le sentenze di primo e secondo grado e i termini vengono aumentati per il reato di corruzione: da 8 anni si passa a 12 (più i 3 anni di sospensione tra tribunale e Corte d’appello fanno 15). Non basta. Nel testo approvato alla Camera c’è un altro articolo, il primo, che recita così: “i termini sono aumentati della metà per i reati 318 (corruzione per l’esercizio della funzione, ndr), 319 (corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio) e 319-ter (corruzione in atti giudiziari)”. Prendiamo, per esempio, la corruzione per atto contrario ai doveri d’ufficio: la pena va da 6 a 10 anni. Quindi, ricapitolando, la prescrizione per questo reato scatta dopo 21 anni e mezzo: 10 (pena massima, ex Cirielli), più 5 (la metà, nuova legge), più 3 di interruzione tra primo grado e appello, più altri 3 e mezzo se si verificano sospensioni nel processo. In Commissione Giustizia al Senato al testo di 41 articoli sono stati presentati più di 800 emendamenti, solo 100 provenienti da Forza Italia in chiave ostruzionistica.
Prescrizione, Casson: bloccarla dopo la sentenza di primo grado
Oggetto dell’ennesimo scontro sulla giustizia sono i due emendamenti presentati dalla minoranza dem a prima firma Felice Casson e Giuseppe Cucca, relatori del disegno di legge. Uno prevede che la prescrizione si blocchi dopo la sentenza di primo grado, l’altro che inizi a correre non dal momento della commissione del reato (come funziona oggi) ma solo quando “la notizia di reato viene acquisita o perviene nelle mani dei pm”. Sì perché alcuni reati, soprattutto quelli contro la pubblica amministrazione – corruzione, evasione fiscale, concussione, peculato – si scoprono molto dopo e nel frattempo la prescrizione ha già iniziato a correre. Insomma, se non si era ancora giunti ad un accordo sul testo approvato alla Camera, è impossibile che si raggiunga ora. Almeno nel perimetro della maggioranza. E infatti tutto è stato rinviato a dopo le amministrative quando le acque si saranno un po’ calmate.
Votate sì senatori del PD. Non pensate a Verdini! #prescrizione
— Alessandro Di Battista (@ale_dibattista) May 26, 2016
Prescrizione, Ncd minaccia e il Pd frena
I grillini, prima in una nota di ieri firmata dai capigruppo delle Commissioni Giustizia e poi con le dichiarazioni di oggi di Luigi Di Maio, hanno annunciato l’appoggio alle proposte di Casson. Mentre, dall’altra parte, ad insorgere è stato soprattutto il Nuovo Centro Destra. Oltre alle dichiarazioni di Alfano a Corriere Live, in giornata è intervenuto anche il capogruppo al Senato Renato Schifani che ha subito invitato i dem a “ritirare le proposte mai discusse e non condivise all’interno della maggioranza”. “Qualora ciò non avvenisse – ha continuato l’ex Presidente del Senato – si prospetterebbe inequivocabilmente l’ipotesi di una maggioranza trasversale che vedrebbe esclusa Area popolare, così come quella che ebbe a prospettarsi sul tema delle unioni civili, argomento comunque estraneo al programma di governo”. A ruota sono arrivati i commenti di Maurizio Lupi che ha invitato il Pd a non cercare “altre maggioranze rispetto a quella che governa il paese” e Rocco Buttiglione che dice “no alla prescrizione che dura tutta la vita”. Anche Ala, il movimento di Denis Verdini (ben 6 processi all’attivo), si oppone: “noi non ci stiamo – punta i piedi Ciro Falanga – ci si concentri su modifiche che accelerino i processi e non a paralizzare la prescrizione” perché così si travolge il senso di questo istituto”. Dal Pd arriva solo il commento di Luigi Zanda, presidente dei Senatori, che derubrica gli emendamenti di Casson e Cucca come semplici “ipotesi di lavoro” il cui contenuto “sarà oggetto di analisi e confronto nei prossimi giorni nel gruppo del Pd e con la maggioranza e in Commissione”. Insomma, se ne riparla dopo le amministrative del 5 e 6 giugno perché, secondo molti, la sortita dei due senatori dem serve solo a recuperare qualche voto a sinistra in vista di domenica prossima. Si vedrà con quali risultati.
Giacomo Salvini
Twitter @salvini_giacomo