Ballottaggio elezioni comunali, da Lucia Annunziata grande sfida tra i candidati di Torino, Roma e Milano
Ballottaggio nelle tre principali città italiane, il resoconto dei confronti televisivi di “In mezz’ora”, condotti da Lucia Annunziata
“Supersunday”, oggi pomeriggio, domenica 12 giugno. La trasmissione televisiva “In mezz’ora”, su Rai 3, ha ospitato bene tre faccia a faccia tra i candidati a sindaco di Torino, Roma e Milano. Senza minutaggio fisso, ma con interviste incrociate; la conduttrice Lucia Annunziata si è posta garante dei tempi.
Ballottaggio a Torino: le misure per contrastare la povertà sono sufficienti?
Lo scontro è tra Chiara Appendino (M5S) e il sindaco uscente Piero Fassino (PD). Perché ciascuno di loro pensa di essere il miglior sindaco possibile? Piero Fassino ha sostenuto di aver dimostrato di saper governare la città della Mole in tempi duri e di crisi. Si è candidato perché ama la sua città e perché ha maturato esperienze che ora vuole continuare a restituire a Torino, riscoprendo le potenzialità straordinarie già messe a frutto in questi anni. Quello del sindaco, tra le cariche ricoperte, è comunque l’incarico più impegnativo, perché è sempre in prima linea, ma al contempo è appassionante. “Credo nella politica per passione”, ha affermato Fassino.
Chiara Appendino ha invece rivendicato i 5 anni di consiglio comunale tra i banchi dell’opposizione: dura quando necessaria e costruttiva qualora ci fossero stati margini di condivisione. Ha sostenuto di rappresentare la punta di un iceberg di tutte quelle persone rimaste inascoltate. A Torino, che sembrava non contendibile, vi sarebbe grande entusiasmo per il risultato, reso possibile da tre cose: la persona, la squadra competente e il progetto credibile.
Fassino ha contestato la rappresentazione di una città che non sarebbe inclusiva. La sua amministrazione avrebbe infatti profuso uno sforzo straordinario per sostenere tutti coloro che erano in difficoltà: sfrattati, disoccupati, anziani non autosufficienti. Inoltre ha promesso importanti investimenti, anche dal punto di vista infrastrutturale, nelle periferie. Nel successo del M5S ravvisa la diffidenza nei confronti dei partiti della politica e la sofferenza sociale di coloro che più hanno pagato la crisi: in parte si sono astenuti, in parte hanno votato il Movimento 5 Stelle.
Chiara Appendino riconosce la divisione della città tra una sezione della cittadinanza che si riconosce nella narrazione dell’amministrazione uscente e un’altra che invece è rimasta esclusa; negare la realtà alimenterebbe il distacco. Certamente istruzione e welfare sono priorità per la candidata del M5S, ma con esse vi è anche il rapporto con la popolazione. La FIAT rappresenta soggetto molto importante che fa parte di una realtà produttiva, perché Torino avrebbe una vocazione industriale da rilanciare e della quale devono fare parte anche altre imprese. Sul lungo periodo la sburocratizzazione della macchina comunale potrebbe incentivare una re-industrializzazione, sulla quale la Appendino ha posto l’accento. Un sindaco dovrebbe poi avere il ruolo di diminuire le contrapposizioni, ad esempio anche tra imprese e lavoratori, secondo la candidata.
Fassino ha affermato che se la FIAT è ancora a Torino è però merito suo; e ha rilanciato, domandando alla sfidante come pensa di investire se ha nominato un assessore all’urbanistica in pectore contrario al TAV e ad altre opere di riqualificazione, menzionando la “città della salute”.
La Appendino, riguardo la “città della salute”, ha smentito la sua contrarietà, ma vorrebbe ristrutturazioni con minore impatto ambientale, riprendendo i mano i progetti iniziali, a suo avviso più concretamente realizzabili. Per una questione di costi/benefici, il TAV sarebbe ad ogni modo un’opera dannosa, fuori scala, poco conveniente; nel sostenere ciò ha citato testualmente le parole pronunciate da Matteo Renzi il 21 maggio 2013.
Fassino ha prefigurato i benefici del TAV sia sul lungo periodo, sia sul versante ambientale, per togliere parte dell’inquinamento autostradale. Rassicurando la sfidante, ha detto che Torino dovrebbe avere le stesse opportunità di finanziamento a prescindere dal colore politico del sindaco.
Il tema del reddito di cittadinanza è proprio di Chiara Appendino, che lo ha definito “uno strumento che serve in periodo di crisi” e si è augurata che anche altri sindaci lo possano adottare. Sebbene Bankitalia dica che non ci sono i soldi, la legge nazionale proposta dal M5S ha delle coperture certe. Fassino, pur contrario al reddito di cittadinanza, ha fatto notare che a Torino da 5 anni è già presente un reddito di reinserimento e di mantenimento per i più poveri. Fassino sarà votato da Osvaldo Napoli di Forza Italia; non ha risposto su questo punto, ma ha rinfacciato all’Appendino il sostegno del candidato leghista Rosso.
Appendino ha ribattuto: le misure economiche citate da Fassino ci sono, ma sono insufficienti. Quella di mostrare già la squadra in anticipo, come ha fatto la candidata pentastellata, è un’operazione di trasparenza. Se è indubbio che anche persone lontane dal M5S la voteranno al ballottaggio, lei ritiene che i torinesi sceglieranno il sindaco sulla base della persona, della squadra e del programma, a prescindere dalle indicazioni delle dirigenze dei partiti. Sul tema dell’illegalità, la Appendino ha assicurato una ricognizione di tutto ciò che è esistente a Torino, compresi i centri sociali, cercando di dialogare con essi e riportare tutte le situazioni irregolari nella legalità.
Ballottaggio a Roma: le Olimpiadi, le municipalizzate e il peso del debito
Si tratta del primo confronto televisivo tra i due candidati a sindaco di Roma: Virginia Raggi del Movimento 5 Stelle e Roberto Giachetti del Partito Democratico, che correranno domenica prossima al ballottaggio per il Campidoglio. Questo duello, un po’ a sorpresa, precede quello fissato per martedì 15 giugno sugli schermi di Sky TG24. Entrambi gli ospiti presenti in studio, accanto all’Annunziata. Dopo qualche battibecco su chi avesse evitato i confronti precedenti, se la Raggi, che sarebbe sfuggita alla televisione, o Giachetti, che sarebbe sfuggito ad altre occasioni di confronto.
Roberto Giachetti cosa pensa della Raggi? A detta del candidato PD, la sfidante avrebbe ambizione e coraggio, ma pure molti tentennamenti, con “più no che sì” di fronte alle scelte da compiersi.
Virginia Raggi, dal canto suo, cosa pensa di Giachetti? Secondo lei, la massima onestà intellettuale dello sfidante sarebbe stata quando lui avrebbe dichiarato in radio di non essere in grado di fare il sindaco di Roma. Ha poi confessato la paura di vedere Roma affidata a chi l’ha distrutta in questi anni. Il problema delle Olimpiadi? A suo avviso sono proprio i romani ad avere altre priorità, a partire dai trasporti. Le Olimpiadi potrebbero essere un’occasione di sviluppo, ma occorrerebbe partire dalle cose ordinarie; le decisioni che riguardano le Olimpiadi andranno prese a novembre, di fronte ad un piano industriale serio. Per oggi è un no, se si tratta dei “giochi del mattone”. Andrebbero risolte innanzitutto le priorità quotidiane.
Giachetti su questo punto si è mostrato più determinato, rinfacciando i “tentennamenti” della sfidante. Per lui la quotidianità e il “sogno” delle Olimpiadi non sarebbbero assolutamente in contraddizione ma andrebbero perseguiti entrambi; è possibile ristrutturare gli impianti già esistenti, creando posti di lavoro.
La Raggi ha proposto una rivalorizzazione degli impianti sportivi comunali, che andrebbe fatta a prescindere dalle Olimpiadi, e qui anche Giachetti ha concordato. La candidata del Movimento 5 Stelle ha inoltre evidenziato che Roma possiede 100.000 case sfitte o invendute. La candidata aveva affermato di cambiare i vertici dell’ACEA, municipalizzata dell’acqua e dell’energia, che al 51% è in mano al comune di Roma. Rammentando il referendum del 2011 sull’acqua pubblica, i profitti che fa ACEA sull’acqua (che suo avviso andrebbero quantomeno redistribuiti nel settore idrico) e le gravi perdite delle tubature, la Raggi ha invocato la riorganizzazione totale delle 80 società municipalizzate, che andrebbero riorganizzate e rese più efficienti, senza necessariamente licenziare i dipendenti.
Giachetti ha fatto una precisazione su una municipalizzata citata dalla Raggi che non avrebbe dovuto vendere fiori, bensì comprare il mercato dei fiori. La candidata del Movimento 5 Stelle dice che comunque tale società non ha portato a termine lo scopo per la quale aveva ricevuto il finanziamento comunale. Giachetti ha difeso l’amministratore dell’ATAC, quella dei trasporti, e dell’AMA, azienda che si occupa dei rifiuti, che si sarebbe già indirizzata sulla via del risanamento, magari in vista dell’abbattimento della TARI.
#Olimpiadi, aziende partecipate, risorse per lo sviluppo. Continua a #InMezzora il confronto tra Raggi e Giachetti pic.twitter.com/xstzX5l6p5
— Rai3 (@RaiTre) 12 giugno 2016
Per la Raggi un punto fondamentale è che le municipalizzate devono assolutamente rimanere pubbliche. Nel 2019 verrà a cessare il contratto di servizio tra comune e ATAC, ma a suo dire è bene risanare la municipalizzata per evitare che entrino i privati. Il crollo in borsa della municipalizzata avvenuto in seguito alle sue dichiarazioni sarebbe stato strumentalizzato, perché il titolo era già previsto in calo, secondo molti analisti.
Giachetti però ha negato la volontà di privatizzare ATAC; sui campi rom si è ricollegato alle direttive europee, che impongono di smantellarli ma con piani di assistenza sociale. Sui centri sociali ha detto che non si può dare una risposta secca sì/no, bensì occorre fare in modo che la città abbia degli spazi senza la necessità di occuparli.
Raggi ha definito “parole al vento” quelle dello sfidante. Non ha nascosto lo sconforto per il rigetto di tutte le istanze presentate dal M5S per il superamento dei campi rom secondo i dettami europei, che andrebbe fatto a seguito di un censimento sociosanitario e patrimoniale: “chi ha i soldi deve trovarsi una casa, chi può andare a lavorare deve andare a lavorare”. per i centri sociali si dovrebbe agire “con il bisturi”, riportando la legalità, con bandi pubblici, per i locali che sono stati abbandonati dalle amministrazioni.
La prima delibera della Raggi? Un audit sul “debito mostruoso di Roma capitale” per capirne l’origine e ricontrattarlo, o non pagarlo. La prima delibera, invece, di Giachetti? Autobus gratis per gli ultra 70enni e a metà prezzo per chi ha meno di 20 anni, autobus nuovi e un pronto intervento contro le buche.
Il dibattito si è concluso con Giachetti che ha rinfacciato l’appoggio che la destra offrirà al ballottaggio alla candidata pentastellata, mentre la Raggi quello di Verdini al Partito Democratico.
Ballottaggio a Milano: legalità, esigenze finanziarie e presunte discontinuità
Molto più pacato il confronto tra i candidati Stefano Parisi (centrodestra) e Beppe Sala (centrosinistra) in lizza per il ballottaggio di Milano. Si è aperto con una gaffe iniziale della conduttrice Lucia Annunziata: “Sindaco, iniziamo da lei. Ma chi è il sindaco? Nessuno dei due è sindaco. Sono andata”.
Senza voler strumentalizzare l’esplosione avvenuta oggi a Milano, ad ogni modo, Parisi ha esordito con il suo piano per la sicurezza degli impianti e la rigenerazione delle caldaie.
A proposito delle risorse, Sala ha affermato che delle quote del patrimonio (ad esempio della municipalizzata A2A) possono essere sostituite per mettere a posto il patrimonio abitativo. Parisi ha evidenziato come negli ultimi anni il problema della povertà sia aumentato del 25% a Milano; fare cassa è sbagliato, perché occorre vendere gli asset al momento giusto, quando il mercato li valorizza. Servirebbe però attrarre investimenti privati su Milano. Nel capoluogo lombardo ci sono molti alloggi sfitti, altri occupati – e occorrerebbe riportare tali situazioni subito nella legalità – e lunghe liste d’attesa.
Sala ha affermato che gli sgomberi della giunta Pisapia superano quelli dell’amministrazione precedente di Letizia Moratti. Legalità e trasparenza sono punti importanti: ci tiene a non fare “quello di sinistra” che chiude un occhio di fronte a situazioni di illegalità e spiega che ci sarà una commissione con Gherardo Colombo. Parisi ha rammentato la responsabilità del sindaco, in prima persona, per contrastare l’illegalità diffusa a tutti i livelli, a prescindere da commissioni e comitati. Ma sulla violenza contro le donne ha una donna in mente per aiutarlo a contrastare il fenomeno.
Riguardo l’elettorato che al primo turno non ha votato né il candidato di centrodestra, né quello di centrosinistra, Sala intende “pescare sui singoli elettori” del M5S, convincendoli sulle affinità su alcuni specifici temi, ma ha escluso un dialogo con il Movimento 5 Stelle in generale, perché è sicuramente preclusa tale alleanza. Parisi, per rispetto dei suoi elettori, ha negato la possibilità di apparentamenti o di cambi di programma, ma ha posto l’attenzione sulla “discontinuità” che avrebbe espresso l’elettorato meneghino nei confronti dell’amministrazione uscente: “Chi ha amato le politiche di Pisapia deve votare Sala, chi non ha apprezzato Pisapia deve votare me”.
Sala è rimasto stranito dal fatto che Parisi si stia presentando come l’alfiere del cambiamento, poiché da decenni ha lavorato coi governi, con la giunta di Albertini, eccetera. Parisi non rinnega il passato, ma ha precisato nuovamente il cambiamento rispetto a Pisapia; tale esigenza di cambiamento, assieme all’esigenza per i temi della legalità e ambientali, sarebbe condivisa da parte di chi vota del Movimento 5 Stelle.
Lucia Annunziata ha mosso un’obiezione: anche Parisi rappresenta una forza politica “in continuità” con un governo ventennale. Allora il candidato di centrodestra Parisi ha rivendicato l’esperienza di quelle amministrazioni – Porta Nuova, l’EXPO, eccetera – ma ha voluto mostrare la diversità tra il suo programma e quello dello sfidante Sala.
Un’ulteriore domanda dell’Annunziata riguarda la vendita del Mein Kampf con Il Giornale ed è stata rivolta a Parisi, che ha risposto definendo “scellerata” tale iniziativa, poiché in Europa ci sarebbe un grande rischio di antisemitismo, molto grave anche a Milano; la moglie di Parisi, tra l’altro, è ebrea. Al contempo è molto grave affiancare la sua faccia a quella di Hitler, dipingendo l’iniziativa editoriale come l’operazione per far convergere le forze neo-naziste sul candidato di centrodestra: qui l’attacco frontale è rivolto alla ministra Boschi.
Verso il termine del dibattito, Sala si è detto sicuro di essere il sindaco giusto oggi, in questo momento, ad esempio per valorizzare ruolo internazionale su Milano, senza però buttare nulla dell’eredità ricevuta.
Se Parisi non intende esprimersi al momento sul Referendum costituzionale di ottobre, per non inquinare la campagna elettorale per il ballottaggio meneghino, Sala voterà sì, trovando l’occasione per accusare l’avversario di fuggire anche a questa domanda.