Elezioni Comunali, Renzi torna a rottamare
Non è stata un notte facile per Matteo Renzi e il suo partito. Il flop del Partito Democratico che perde a Roma, Napoli, e, a sorpresa, anche Torino non lasciano scampo al segretario-premier che ammette la sconfitta netta, la prima da quando è diventato il nuovo coinquilino di Palazzo Chigi, e anticipa la direzione Pd al 24 giugno. Una sconfitta resa meno amara dai successi di Beppe Sala a Milano e Virginio Merola a Bologna che sottolineano, però, un altro dato non certo esaltante per il Pd: solo nelle città in cui la sfida era con candidati espressione del centrodestra il partito di Largo del Nazareno è uscito vincitore. La partita con il M5S è stata persa sonoramente.
Matteo Renzi, a urne chiese e con i primi exit-poll che definivano uno scenario da incubo, ci tiene a rimarcare che le conseguenze dei ballottaggi avranno una portata limitata a livello locale, senza ripercussioni per il governo. La vera madre di tutte le battaglie, ripete Renzi, è il Referendum Costituzionale, solo se perdesse questa partita il premier rassegnerebbe le dimissioni. Ma c’è un’altra partita, tutta interna al Pd, che vede il Segretario-premier messo alla corde.
Minoranza Pd all’attacco di Renzi
Virginio Merola nonostante la vittoria personale (era dal 1993 che un sindaco non veniva riconfermato sotto le Due Torri), lancia messaggi al Pd nazionale che a suo dire avrebbe perso il radicamento col territorio e le periferie: “La sinistra di governo ha un punto debole: provare a fare le riforme calate dall’alto per sbloccare la situazione. Ammiro il coraggio di Renzi, ma occorre anche ripartire dal basso”. La minoranza dem sembra, quindi, pronta a chiedere uno scorporamento tra la figura di segretario e quella di Presidente del Consiglio? Forse, ma come sostiene lo stesso Renzi si dovrà attendere il congresso nazionale che con ogni probabilità si svolgerà nel 2017.
Renzi, si torna alla rottamazione?
Intanto il premier pensa a come modificare la sua strategia per non arrivare all’appuntamento referendario con un partito ancora più diviso, e un governo logorato dall’interno. All’orizzonte si intravede una seconda ondata di rottamazione, il leit motiv che ha consacrato l’ascesa del “giglio magico” renziano per poi incepparsi. L’esito del voto di ieri è, secondo Renzi, anche dovuto alla capacità e all’astuzia degli avversarsi di presentarsi al voto con candidati giovani e freschi: “A Varese strappiamo la città alla Lega dopo 23 anni. Con Galimberti, un ragazzo di 39. Ad Assisi anche se è piccolo comune, abbiamo candidato una donna di 40 anni e abbiamo vinto dopo un quarto di secolo”. Da qui si deve ripartire, secondo Renzi.
Andrea Ficchì