Pd, l’uomo della tregua sarà Vasco Errani

Pubblicato il 22 Giugno 2016 alle 11:34 Autore: Andrea Turco
vasco errani

I risultati delle amministrative hanno portato Matteo Renzi, per la prima volta da quando è segretario, a cercare una tregua dentro il partito.

Le sconfitte di Roma e Torino hanno indebolito il suo ruolo. L’effetto Europee è ormai sbiadito. E il referendum di ottobre potrebbe rappresentare l’ultimo atto del suo governo.

Per questo Renzi vuole accelerare. La direzione di partito convocata questo venerdì servirà a dare una sverniciata alla segreteria. Il premier vuole sfruttare il “cambiamento” imposto dal M5S in queste elezioni per una “resa dei conti interna”.

Renzi “chiama” Errani

E’ più facile però che si arrivi ad una “tregua“, soprattutto con la minoranza Pd. Secondo Repubblica, l’uomo che farà da collante tra le due fazioni del partito sarà Vasco Errani, ieri assolto nell’appello-bis del processo “Terremerse”.

“Errani è il bersaniano con cui il premier-segretario più si intende. «Questione di feeling, anche se sono come il giorno e la notte, per differenza di età, di temperamento. Vasco fedele alla “ditta”, Matteo “il rottamatore”. I dem emiliani sono sicuri che Errani sia in pole position per un ruolo nel governo o nel partito. Soprattutto nel partito. La “carta Errani” sarebbe la tregua offerta alla sinistra dem che un cambiamento è in atto e si rimette davvero mano al Pd. Insomma un calumet della pace in vista del referendum costituzionale, in cui Renzi si gioca la sua carriera politica e che rappresenta la madre di tutte le riforme”.

Renzi, oltre ad Errani, vuole rafforzare la segreteria confermando Guerini e Zingaretti e portare dentro personalità stimate come l’ex sindaco di Torino Fassino e l’attuale primo cittadino di Bari Antonio Decaro. Bocciata invece Debora Serracchiani considerata responsabile delle sconfitte a Pordenone e Trieste.

Non basterà però un rinnovamento della segreteria a calmare gli animi dentro al partito. Lo ha chiarito il presidente della Toscana, Enrico Rossi, che si è già candidato alla segreteria nel prossimo Congresso. “Serve un organismo nuovo , un ufficio collegiale”. La minoranza dem ha chiesto a Renzi di rinunciare alla carica di segretario. Ma su questo punto il premier è inamovibile.

Renzi e la spersonalizzazione del referendum di ottobre

Inoltre Renzi starebbe pensando di fare dietro front sulla minaccia di dimissioni in caso di vittoria dei No al referendum costituzionale. Personalizzare la campagna elettorale è stata una mossa avventata. I sondaggi danno i No in vantaggio sui Sì. E il rischio che il referendum costituzionale diventi uno contro il capo del governo è altissimo. Meglio spersonalizzarlo dunque. Se ciò avverrà per gli avversari verrà a mancare un’arma potentissima.

 

L'autore: Andrea Turco

Classe 1986, dopo alcune esperienze presso le redazioni di Radio Italia, Libero Quotidiano e OmniMilano approda a Termometro Politico.. Dal gennaio 2014 collabora con il portale d'informazione Smartweek. Su Twitter è @andreaturcomi
Tutti gli articoli di Andrea Turco →