Mose, Galan: “Non mi farò distruggere per misfatti commessi da altri”
“Stanno tentando di scaricare su di me nefandezze altrui. Non mi farò distruggere per misfatti commessi da altri”. Giancarlo Galan, ex governatore del Veneto e attuale senatore nelle fila di Forza Italia, si difende dalla pioggia di accuse formulate dalla Procura di Venezia nell’ambito dell’inchiesta Mose. Secondo i pm, Galan sarebbe stato il centro di un sistema di mazzette e tangenti per gli appalti e le commesse legate alla realizzazione del Mose, il sistema di chiuse per controllare le maree nel canale di Venezia.
“Su ogni cosa che ho detto e fatto nella mia vita ho sempre messo la faccia. Ho tutta l’intenzione di farlo anche stavolta, su questo non c’è alcun dubbio” ribadisce l’onorevole, attualmente rinchiuso nella villa di Cinto Euganeo, proprietà al centro dell’inchiesta condotta dalla procura poiché – questo sostengono i pm – ristrutturata con i proventi dell’attività illecita: 1 milione e 100 mila euro versati dalla Mantovani costruzioni, il cui ex ad Piergiorgio Baita è finito in manette diversi mesi fa, sempre nell’ambito del medesimo filone d’indagini, per i lavori della villa del parlamentare veneto. A questa cifra, si aggiungono altri 800 mila euro di fondi illeciti che l’ex governatore avrebbe percepito dal Consorzio Venezia Nuova, tramite la mediazione dell’assessore regionale alle Infrastrutture Renato Chisso.
“Non ho ancora ritenuto opportuno rilasciare interviste semplicemente perché reputo doveroso rispettare l’iter giudiziario, quindi, parlare innanzitutto con la magistratura alla quale ho intenzione di spiegare e motivare, punto per punto – spiega Galan – la mia totale estraneità alle accuse che mi vengono mosse: spero che ciò avvenga al più presto” ha ribadito l’ex governatore, per il quale il Senato è chiamato a pronunciarsi sull’eventuale arresto. Mercoledì prossimo, infatti, la la giunta per le autorizzazioni di Palazzo Madama dovrà avviare i lavori per decidere se dire sì al suo arresto, chiesto dai giudici di Venezia: il 4 luglio si conoscerà il suo futuro, dentro o fuori dal carcere in attesa del processo. Galan non è stato ancora sentito dalla procura anche se i suoi avvocati, Niccolò Ghedini e Antonio Franchini, stanno già preparando il terreno per un interrogatorio spontaneo davanti ai magistrati che, al momento, non posso procedere dato il suo status da parlamentare.
Nelle ultime ore, dagli interrogatori condotti dai pm veneti, sta emergendo una particolare responsabilità a carico di Giancarlo Galan. Non solo la questione Mose, ma un vero e proprio impero di società e business riconducibili all’ex governatore e alla moglie Sandra Persegato. Società come la Franica Doo, srl croata, tramite la quale la famiglia Galan controlla “il proprio patrimonio estero detenuto in Croazia” che comprende “diverse imbarcazioni, molti immobili e conti correnti”. A questa impresa si aggiungono altre due società: la Ihlf, una partecipata in modo anonimo per il 50% dallo stesso Galan e la Amigdala Srl della moglie del senatore azzurro. Senza contare la holding di famiglia, la Margherita, con cui Galan e moglie detengono il controllo di altre tre aziende. Un vero e proprio “sistema”, così lo definisce l’ex segretaria dell’onorevole, Claudia Minutillo, arrestata per false fatturazioni e fondi neri, ora supertestimone della “nuova tangentopoli veneta”. Un meccanismo, quello messo in piedi da Galan e dagli altri 35 soggetti coinvolti a vario titolo nell’inchiesta, che “prevedeva sia la struttura burocratica, sia regionale, sia ministeriale” e che, dopo gli appalti per la realizzazione del Mose si apprestava a metter mano alla sua gestione: un affare da svariati milioni di euro all’anno.
Carmela Adinolfi