Cantone “Resto all’autorità anticorruzione”
“Quella frase era una battuta, che va letta nel suo intero contesto. Il mio lavoro all’Anticorruzione non è legato all’arrivo del decreto”. Il presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione Raffaele Cantone torna così sulla sue dichiarazioni ad una radio, cui aveva sottolineato che il suo posto in Cassazione è ancora disponibile. Quanto al ritardo del varo del decreto sui poteri dell’Autorità “credo – continua Cantone – che possano esserci problemi tecnico-giuridici a tradurre tutto quanto enunciato in una norma. Sono passaggi complessi, che non mettono però in discussione le intenzioni annunciate dal presidente del Consiglio. Ma, ci tengo a precisarlo, le mie sono soltanto ipotesi”.
“Non penso che le intenzioni del governo siano cambiate. E non ritengo che ci siano impedimenti. Penso che i tempi lunghi si debbano a valutazioni di tipo politico sui temi del decreto”. “L’urgenza di una decisione” sui poteri dell’Anticorruzione “era emersa dopo l’inchiesta giudiziaria e gli arresti che hanno travolto l’Expo 2015. Ma l’Authority ha già le sue competenze e i suoi impegni. Su tante cose sto lavorando da solo”. E smentisce tensioni con il presidente del Consiglio: “Non ci sono attriti tra me e il premier Matteo Renzi. Anzi, sono convinto che mi daranno la possibilità di lavorare bene”.
Infine, Cantone esclude di potersi occupare anche dell’inchiesta Mose: “credo non abbia alcun senso. Non è che ogni emergenza necessiti di un commissario. Sull’Expo può essere utile perchè i tempi sono stretti. Sul Mose, invece, sono già stati superati da molto”.