Sondaggi referendum costituzionale, effetto Brexit sul voto
Sondaggi referendum costituzionale, effetto Brexit sul voto
Ieri, in un’intervista al Tg1, il premier Matteo Renzi ha affermato che la Brexit non avrà conseguenze sul referendum costituzionale di ottobre. “Personalmente penso di no, il referendum di ottobre è un referendum in cui chi vota “SI” riduce il numero dei parlamentari, gli sprechi delle Regioni, gli stipendi ai consiglieri regionali e, finalmente, riduce il numero dei politici dando allo Stato una conformazione più semplice”.
“Lega e 5 stelle – ha aggiunto il presidente del Consiglio – sono da sempre per una posizione contro l’euro e quindi loro oggi probabilmente festeggiano questo risultato, ma noi pensiamo che la stragrande maggioranza degli italiani voglia stare in Europa e la considerino casa propria”.
Sondaggi referendum costituzionale, no in vantaggio
A smentire l’ottimismo del premier circa l’esito del referendum costituzionale previsto per questo autunno ci pensa il sondaggio Winpoll per Huffington Post. Secondo la rilevazione, il 54% degli italiani è pronto a votare no alla consultazione sulle riforme. Anche l’affluenza al voto si abbassa. Ora solo il 29% dichiara che non andrà alle urne. Un brutto segnale per Renzi.
Sondaggi referendum costituzionale, per italiani priorità sono altre
Il premier ha messo sul piatto della bilancia le sue dimissioni in caso di vittoria dei no. Una mossa che molti analisti hanno definito azzardata visto come sono andate le cose nel Regno Unito.
La narrativa di Renzi sul referendum (“Le riforme costituzionali sono una priorità per l’Italia e gli italiani voteranno in maggioranza per il Sì”) sembra non convincere gli italiani.
Solo il 28% degli intervistati nel sondaggio Winpoll, afferma che la riforma costituzionale è una priorità per l’Italia. Il 49% invece boccia il premier: “era necessario focalizzarsi su altre tematiche più urgenti” (leggasi economia).
Interessante è anche il dato relativo al voto per orientamento politico. Come era prevedibile, l’elettorato che si riconosce in Forza Italia, Lega Nord e M5S ha dichiarato che voterà no alla riforma costituzionale.
Viceversa la maggioranza dell’elettorato del Pd (78%) dichiara che voterà sì alla riforma costituzionale. Non va preso sotto gamba quel 22% dell’elettorato democratico che ha affermato la sua contrarietà alla riforma costituzionale. Questa fetta potrebbe allargarsi soprattutto dopo che parte del Partito Democratico (Massimo D’Alema in testa) ha cominciato a riconsiderare il suo voto dopo l’esito delle elezioni comunali.