Sondaggi referendum costituzionale, secondo Euromedia No in vantaggio
Sondaggi referendum costituzionale, secondo Euromedia No in vantaggio
Ieri, durante la direzione Pd, il premier Matteo Renzi ha avvertito i presenti: “Il referendum costituzionale è cruciale non per i destini di qualcuno ma per il futuro della credibilità della classe politica italiana. Alle critiche di chi dice che non devo personalizzare, personalizzi lui, se stesso. Faccia un banchetto, un comitato, faccia la raccolta firme, dia una mano perché il referendum sia di tutti. Perché il problema non è quello che accade a me dopo il referendum costituzionale, perché se il referendum avrà il risultato positivo che mi auguro, la classe politica sarà più in condizione di guidare la trasformazione del Paese e guardare al futuro con meno insidie”.
L’avvertimento del premier ai presenti è stato abbastanza chiaro: se si perde la battaglia sul referendum di ottobre a casa “non andrò solo io” ma l’intero parlamento. E stando a quanto riportato da un sondaggio Euromedia, le probabilità che questo accada non sono poi così lontane.
Secondo l’istituto demoscopico guidato da Alessandra Ghisleri, la maggioranza degli italiani (il 54,1%) è intenzionata a votare no al referendum costituzionale di ottobre. Certo una buona fetta di elettorato (il 34,7%) si dice ancora indeciso su cosa votare nel segreto delle urne, ma tant’è.
Sondaggi referendum costituzionale, trend voto conferma la crescita dei No
Il dato che più dovrebbe far preoccupare il premier è quello relativo al trend di voto degli ultimi mesi. Agli inizi di febbraio Sì e No si equivalevano. Col tempo il divario è aumentato con i No in vantaggio sui Sì di quasi 6 punti percentuali (34% contro 28,9%).
Secondo il capogruppo di Forza Italia alla Camera, Renato Brunetta, che ha pubblicato in anteprima i dati del sondaggio, “il margine di crescita per Renzi e i suoi è praticamente nullo. Hanno già fatto il pieno e resteranno al palo nei prossimi mesi. Gli italiani hanno capito l’imbroglio Renzi, l’equivoco di un presidente del Consiglio mai eletto che ha come unica ragione sociale del suo agire l’occupazione militare del potere. E contro questo rischio di deriva autoritaria stanno dicendo e diranno ‘no’ alla sua riforma per mandarlo a casa e ripristinare la democrazia nel nostro Paese