Referendum costituzionale spostato a novembre?
Referendum costituzionale spostato a novembre?
Il premier Renzi e il presidente della Repubblica Mattarella si sono incontrati ieri al Quirinale. Ufficialmente per parlare del prossimo summit Nato, in realtà i due hanno discusso soprattutto del referendum costituzionale e dell’Italicum.
Il presidente del Consiglio, nonostante le minacce centriste, non ha alcuna intenzione di mettere mano alla legge elettorale. O almeno non concederà modifiche importanti. Forse qualche correzione che il Corriere della Sera definisce “chirurgica” per andare incontro ad Angelino Alfano, alle prese con i movimenti scissionisti di Ncd.
Referendum costituzionale, cambia la data?
Per quanto riguarda il referendum costituzionale il discorso si fa più difficile. Renzi è convinto di ribaltare i pronostici convincendo gli indecisi (che ad ora rappresentano la fetta più grande dell’elettorato) ad andare a votare per il Sì. Secondo La Stampa il presidente del Consiglio starebbe anche ragionando di spostare il voto al 6 di novembre.
A proposito di referendum. Il premier era orientato a votare l’ultima domenica di ottobre. Ma poi, consultando il calendario, qualcuno si è accorto che c’è il ponte dei Santi, una tentazione irresistibile per gli astensionisti. Per cui l’orientamento ora è quello di votare la nuova Costituzione il 6 novembre prossimo.
Il premier sarebbe disposto anche a spacchettare il quesito in domande plurime per far vincere i Sì. Ma se ciò non accadesse? Se al referendum vincessero comunque i No?
Anche di questo hanno parlato ieri premier e Capo dello Stato. Renzi ha detto chiaro e tondo che un governo tecnico non ci sarà. Anzi, è pronto a convocare una direzione Pd per proporre le elezioni anticipate. Mattarella, come è noto, vorrebbe che si andasse al voto con una legge elettorale chiara. Il che significa: scioglimento delle Camere, governo del presidente con un unico scopo: riforma della legge elettorale. Scenario che Renzi non vuole nemmeno immaginare. Anche perchè, fa sapere, la maggioranza dei voti alla Camera ce l’ha sempre il Pd.