Quando Salvini voleva la legalizzazione della cannabis

Pubblicato il 26 Luglio 2016 alle 16:44 Autore: Giacomo Salvini
Quando Salvini era favorevole alle droghe leggere

C’è stato un tempo in cui Matteo Salvini, oggi segretario della Lega Nord, era favorevole alla legalizzazione delle droghe leggere. 1998, 18 anni fa. Al giornale il Sole delle Alpi l’allora leader dei “Comunisti padani” diceva: “Noi ci rapportiamo alle tematiche classiche della sinistra, dalla forte presenza statale alla liberalizzazione delle droghe leggere”. Poi, negli anni, deve aver cambiato idea. Infatti, un anno fa, quando fu presentata la proposta dell’intergruppo parlamentare per legalizzare la cannabis, Salvini intervenne a gamba tesa nel dibattito mostrando tutta la sua contrarietà: “Sono personalmente contrario: sarei per la legalizzazione e la regolamentazione della prostituzione, perché fino a prova contraria il sesso non fa male, la cannabis sì”.

Ancora, nel gennaio 2014, il segretario della Lega Nord ribadiva il concetto espresso un anno più tardi: “La Lega non farà mai una battaglia per la liberalizzazione delle droghe leggere – assicurò Salvini a Radio 24 – l’ultima delle priorità dei cittadini è la battaglia per legalizzare le droghe leggere. La gente chiede lavoro, vuole cancellare la riforma Fornero, è arrabbiata per gli aumenti dei pedaggi autostradali, non c’è un cittadino che mi ferma per chiedere di legalizzare le canne. Le battaglie della Lega saranno per il lavoro, non so se coltivare la canna possa far aumentare i posti di lavoro ma non è esattamente l’aumento dei posti di lavoro su cui impegneremo la Lega nord”. “Le droghe sono droghe – concludeva Salvini – non mi interessa se nel Colorado le vendono ai ragazzini, io ho un figlio di 10 anni e mi rifiuto di pensare che nel nome di un malinteso progresso tra qualche anno possa andare da un tabaccaio a comprarsi lo spinello”.

Uno Stato che vende droga è uno Stato che si è arreso. Combattere tutto ciò che fa male

 

Il “compagno” Salvini che voleva la legalizzazione della cannabis

Altri tempi, insomma, quando il giovane Salvini auspicava la legalizzazione delle droghe leggere. D’altronde, le origini di sinistra dell’attuale segretario del Carroccio sono ormai note a tutte. Da giovane – intorno ai 18 anni – era un assiduo frequentatore del centro sociale milanese Leoncavallo che, si capisce, non era proprio un salotto di trinariciuti reazionari. Poi nel 1993, vent’anni appena compiuti, fu eletto consigliere comunale sotto la madonnina quando a Palazzo Marino arrivò il primo Sindaco leghista della storia milanese, Marco Formentini. Salvini, scrisse Rodolfo Sala su Repubblica nel 2004, divenne in poco tempo “il pupillo” del Sindaco che probabilmente vedeva in lui il suo erede naturale. Ma il giovanissimo Matteo nel frattempo non perse le sue origini da sinistrorso barricadero e così, nel 1997, fondò i “Comunisti padani”, corrente che gli permise di entrare nel “Parlamento della Padania”, una assemblea separatista formata da 200 leghisti in cui tutte le “varie anime della Lega” erano rappresentate, come ha raccontato a Rivista Studio l’ex Presidente federale della Lega Angelo Alessandri.

Poi, la virata a destra. Fino alla conquista della segreteria a discapito della dinastia dei Bossi. Superate le idee separatiste e federaliste, Salvini oggi vuole diventare il nuovo Le Pen (inteso come Marine) o il nuovo Farage italiano. Insomma, portare avanti un progetto politico – quello della Lega Nord – di estrema destra che punti su temi come l’immigrazione, la sovranità economica e politica e il ritorno allo Stato-nazione ottocentesco.

La battaglia della Lega contro le droghe leggere

Ieri, intanto, il Parlamento si è riunito per discutere – prima volta nella storia repubblicana – il progetto di legge sulla legalizzazione delle droghe leggere, presentata da una maggioranza trasversale che va dal Movimento 5 Stelle a Forza Italia. Gli unici due partiti che non hanno firmato la proposta sono il Nuovo Centro Destra e, ovviamente, la Lega Nord. I parlamentari leghisti ieri hanno criticato aspramente, e spesso con toni apocalittici, il ddl sulla legalizzazione delle droghe. Il deputato Marco Rondini è arrivato a ipotizzare una “rivoluzione antropologica” che agisce “per disarticolare i nessi e i legami della nostra idea di comunità” e di una “provata escalation” che inizia con le droghe leggere e si conclude con la “dipendenza da droghe pesanti, come l’eroina”. La linea ufficiale della Lega Nord sul tema, comunque, l’hanno data ieri i capigruppo Fedriga (Camera) e Centinaio (Senato): “il paese muore ma la maggioranza si droga” hanno scritto in un comunicato. “Non è consentendo ai cittadini di drogarsi che si dimenticheranno della realtà – hanno concluso – la povertà è dilagante, manca il lavoro, le imprese chiudono ma i parlamentari della maggioranza pensano solo a come drogarsi in modo legale”. Quanto tempo è passato da quel lontano 1998.

@salvini_giacomo

L'autore: Giacomo Salvini

Studente di Scienze Politiche alla Cesare Alfieri di Firenze. 20 anni, nato a Livorno. Mi occupo di politica e tutto ciò che ci gira intorno. Collaboro con Termometro Politico dal 2013. Su Twitter @salvini_giacomo
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