Referendum Costituzionale: ecco i nomi dei 10 parlamentari PD a favore del NO
Referendum Costituzionale: da dieci parlamentari del Pd arriva il documento per il No
Sono dieci i parlamentari del PD firmatari di un documento a sostegno del No al referendum costituzionale del prossimo autunno. Una scelta, che come spiegano i firmatari, non è contro il governo, ma serve per entrare nel merito della riforma andando oltre a qualsiasi tipo di schieramento politico.
I democrat protagonisti di questa decisione sono i senatori Corsini, Drindin, Marconi, Micheloni, Mucchetti, Ricchiuti, Tocci e i deputati Bossa, Capodicasa e Monaco. “Noi parlamentari Pd per il No al referendum” è il titolo del documento politico presentato, nel quale sono state spiegate le ragioni di questa decisione.
Referendum Costituzionale: ecco chi sono i firmatari PD per il NO
I protagonisti, sostengono che questa iniziativa possa essere utile due volte: in primo luogo servirebbe ad aprire un reale confronto sulla riforma costituzionale lontano da pregiudiziali posizioni di partito; ed in secondo luogo potrebbe dare voce a elettori e dirigenti del Pd che non si riconoscono nella riforma. Una posizione, in contrasto da quella ufficiale del Partito democratico, portata avanti nella consapevolezza che a norma di statuto, su temi come principi e impianto costituzionale, non vi sia disciplina di partito che tenga.
Sulla vicenda è intervenuto il vice – segretario nazionale del Pd, Lorenzo Guerini, che replica così: “non condivido la scelta di alcuni miei colleghi, anche se come logico la rispetto”. Inoltre, sulla possibilità che vengano presi dei provvedimenti disciplinari nei loro confronti, ha aggiunto: “Assolutamente No, siamo un partito, non una caserma”.
Di avviso opposto, ovviamente, i rappresentanti del comitato per il No che considerano positiva questa presa di posizione, poiché si tratta di un No di merito sulla riforma Renzi – Boschi, aprendo un dibattito serio all’interno dello stesso partito ed allontanando la discussione sui destini del governo e dello scambio Italicum – riforma. Certo un duro colpo per il Premier Matteo Renzi, che sin da subito ha “personalizzato” il voto del prossimo ottobre, fino a mettere in discussione la sua permanenza e quella del governo in caso in cui la riforma non superi la prova del voto.