Elezioni USA: il Green Party rilancia Jill Stein
Elezioni USA: il Green Party rilancia Jill Stein
La convention del Green Party of United States tenutasi a Houston sabato 6 agosto ha nominato ufficialmente Jill Stein quale candidata verde per la corsa alla Casa Bianca. Già in lizza quattro anni fa, quando raggiunse quasi mezzo milione di voti e superò il punto percentuale in Maine, Oregon e Alaska, risultando la donna più votata alle elezioni presidenziali USA.
Chi è Jill Stein?
Jill Ellen Stein, classe 1950, è una dottoressa cresciuta in un ambiente ebraico riformista e laureatasi all’Harvard Medical School; sul finire degli anni ’90 ha iniziato a prendere parte attivamente alle battaglie ambientaliste in Massachusetts contro gli inceneritori e l’inquinamento da diossina e da mercurio, anche per via dei risvolti sanitari. Con il suo impegno civico si è aggiudicata una serie di premi, tra cui il “Not in Anyone’s Backyard Award” nel 1998, il “Children’s Health Hero Award” nel 2000 – attribuitole dal “Clean Water Action” – e il “Friend of the Earth Award” dell’Università di Salem nel 2004.
Due volte candidata a governatrice del Massachusetts (nel 2002 prese il 3,5% e nel 2010 l’1,4%), nel 2012 era stata affiancata dall’attivista anti-povertà Cheri Honkala, mentre questa volta avrà come vice il professor Ajamu Baraka, da sempre impegnato per la tutela dei diritti delle persone afroamericane.
Il programma di Jill Stein
Convinta che Hillary Clinton non possa assolutamente rappresentare una soluzione a Donald Trump, la Stein sfida il tradizionale bipartitismo americano promovendo un “Green New Deal”, per porre l’uomo, il pianeta e la pace davanti ai profitti. Promette una reale democrazia e un’economia giusta e solidale in grado di estirpare disoccupazione e povertà – vuole innalzare a 15$ il salario minimo orario – ed evitando la catastrofe climatica.
Propone piena occupazione anche con la creazione di posti di lavoro nella produzione di energia rinnovabile, nei trasporti e nelle infrastrutture sostenibili; inoltre chiede l’immediato ritiro delle truppe statunitensi all’estero, vuole dimezzare le spese militari e aumentare le tasse sulle transazioni finanziarie, sui paradisi fiscali e sulle rendite immobiliari milionarie.
Tra le altre idee vi sono la nazionalizzazione e la democratizzazione della Federal Reserve (la banca centrale USA) e il sostegno all’agricoltura regionale, la cancellazione dei debiti contratti dagli studenti per frequentare gli istituti scolastici e universitari – attraverso una sorta di “quantitative easing” – e dichiara che l’energia è un diritto umano, ponendosi come obiettivo la transizione completa al rinnovabile entro il 2030, con lo stop al fracking e all’energia nucleare. Contraria poi agli OGM, ma anche al Wi-Fi nelle scuole, vorrebbe sostituire l’Obamacare con un sistema sanitario universale.
In politica estera è neutralista e contraria all’azioni militari della NATO e di Israele, verso il quale promuove campagne di boicottaggio. Sostenitrice di Edward Snowden, ha affermato che lo farebbe ministro qualora venisse eletta presidente. Al contempo ha definito Julian Assange un “eroe”.
“Il potere di creare questo nuovo mondo non è nelle nostre speranze, non è nei nostri sogni – è nelle nostre mani”, afferma la Stein, avanzando la sua “agenda radicalmente progressista”.“Sono davvero onorata di correre per la presidenza degli Stati Uniti con il Green Party, l’unico partito della, con e per la gente”.
LEGGI ANCHE -Presidenziali USA: tutte le date nella nostra infografica esclusiva
Jill Stein e i suoi sostenitori
Sostenuta da organizzazioni pacifiste, socialiste e ambientaliste, nel 2012 Jill Stein aveva incassato anche l’appoggio di personaggi di fama mondiale, tra cui Noam Chomsky, linguista e filosofo, e Richard Stallman, programmatore e informatico tra i massimi esponenti del software libero, e l’economista marxista Richard D. Wolff.
Secondo gli attuali sondaggi, destinati però a polarizzarsi sui due candidati principali con l’avvicinarsi della data delle elezioni, Jill Stein riuscirebbe a candidarsi in 21 stati e godrebbe di un consenso tra il 2% e il 5% – con punte sino al 16% tra l’elettorato giovanile – risultando dietro al “terzo incomodo”, il libertario Gary Johnson di cui avevamo parlato qualche giorno fa. La Stein spera di recuperare quelli che tra i 12 milioni di elettori di Bernie Sanders mal hanno digerito l’appoggio alla candidata democratica Hillary Clinton. Circa il 13% di chi sosteneva Sanders ora sarebbe orientato verso la Stein.
Va detto che al momento la candidata verde per la campagna elettorale ha racimolato 860.000$, metà dei quali proveniente da piccoli donatori che hanno versato meno di 200 dollari; l’obiettivo è quello di superare la soglia del 5%, indispensabile per ottenere i miliardari fondi federali che le permetterebbero quella visibilità capillarmente distribuita in tutti gli Stati Uniti d’America.
(foto di Tar Sands Blockade, Flickr)