Elezioni Germania: ecco perché ora la Merkel rischia davvero
Elezioni Germania: ecco perché ora la Merkel rischia davvero
Una sconfitta piccola ma con un’eco enorme. Fa rumore il tonfo della cancelliera Angela Merkel alle elezioni regionali in Meclemburgo-Pomerania, Land simbolo in quanto collegio elettorale della leader della CDU. Un risultato che conferma l’avanzata dell’estrema destra e le sempre maggiori difficoltà dell’attuale Cancelliera nella gestione degli scottanti temi che coinvolgono il Paese e l’Europa nell’ultimo periodo.
L’esito elettorale ha visto la CDU attestarsi sul 19%, oltre 10 punti dietro la SPD, che resta sopra quota 30% – pur perdendo 5 punti rispetto al 2011 – confermandosi partito di maggioranza relativa. Di circa 4 punti è invece il calo del partito della Merkel, che comunque – salvo colpi di scena, con un’alleanza tra SPD e Linke – resterà al governo della regione come partner di minoranza della Groβe Koalition che guida il Land ormai dal 2006.
Dal punto di vista strettamente quantitativo, la sconfitta della Cancelliera può sembrare abbastanza indolore. Il Meclemburgo-Pomerania, infatti, è un Land piuttosto piccolo, in cui vive appena il 2% della popolazione tedesca. Tuttavia, sul piano squisitamente politico, la battuta d’arresto della CDU assume per la Merkel i contorni di una vera e propria debacle.
Elezioni Germania: l’exploit dell’estrema destra
Oltre a rappresentare il collegio elettorale della Cancelliera, il Meclemburgo-Pomerania è anche uno dei Land con il più basso indice di presenza di stranieri e profughi. Ecco perché non sorprende l’exploit di Alternativa per la Germania (AFD), la destra euroscettica, populista e xenofoba guidata da Frauke Petry, che vede nel voto – oltre che la certificazione del crollo della fiducia dell’elettorato nelle Volksparteien, i due grandi partiti che hanno dominato la politica tedesca dal dopoguerra ad oggi – anche un plebiscito contro la politica delle porte aperte portata avanti dalla Cancelliera sul versante dell’emergenza immigrati.
Gli attivisti AFD rifiutano l’etichetta di razzisti. E, in parte, l’analisi dei flussi elettorali sembra dar loro ragione, con un partito in grado di sfondare quota 20% sottraendo consensi non solo ai neonazisti del NPD – che scivolano sotto il 5% e, così come i Verdi, restano fuori dal Parlamento regionale – ma anche a tutti i partiti tradizionali, con particolare predilezione per l’elettorato della CDU. Ma la forza dell’AFD arriva anche e soprattutto dai cosiddetti delusi: secondo l’analisi dei flussi, infatti, il partito della Petry ha attinto addirittura un terzo dei propri consensi dal bacino rappresentato da coloro che disertarono le urne nel 2011.
Il 19% raccolto dal suo partito – peggior risultato nel Land dalla caduta del muro – rappresenta così un vistoso campanello d’allarme per la Cancelliera. Alla fine dell’anno scorso il Financial Times, in una delle sue numerose “profezie” per il 2016, aveva dichiarato che questo sarebbe stato l’anno dell’addio della Merkel al Cancellierato, come conseguenza della crescente incapacità di gestire la questione migranti, in grado di logorare definitivamente una leadership che ormai va avanti da ben 11 anni. Ma sebbene sembra difficile immaginare clamorosi ribaltoni sul piano nazionale nel brevissimo periodo, il risultato di ieri potrebbe complicare non poco la corsa della Cancelliera verso la rielezione alle prossime politiche, in programma nel 2017.