Bugie e giochi di parole: la Raggi e il cortocircuito del M5S a Roma

Pubblicato il 6 Settembre 2016 alle 13:01 Autore: Emanuele Vena
Virginia Raggi M5S olimpiadi roma 2024

Dimissioni o no? La Raggi e il cortocircuito del M5S a Roma

Dimissioni o permanenza. Indagini o avviso di garanzia. E’ un sottile gioco di nervi (e di parole) quello che sembra andare in scena nelle ultime ore a Roma, dove il sindaco del M5S Virginia Raggi è sotto i riflettori dell’opinione pubblica, dovendo fronteggiare le aspre critiche relative al vero e proprio caos amministrativo che sta andando in scena nella Capitale. Una situazione che scuote la base del Movimento, ma non solo.

Le contestazioni rivolte alla Raggi sembrano piuttosto chiare: il primo cittadino romano è accusato di aver tenuto nascosto di essere a conoscenza delle indagini su Paola Muraro, assessore all’ambiente, indagata dalla Procura di Roma per violazione della legge sui reati ambientali.

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Raggi e M5S Roma: tempistiche e bugie

Il nodo della questione è strettamente collegato alle tempistiche. L’iscrizione della Muraro nel registro degli indagati risale al 21 aprile, sebbene la diretta interessata abbia ammesso di essere venuta a conoscenza del fatto solo il 18 luglio, avvertendo immediatamente il sindaco del M5S. Il tutto confermato dalla stessa Raggi ieri dinanzi alla Commissione di inchiesta sulle Ecomafie, smentendo così settimane di dichiarazioni della Muraro e dello stesso primo cittadino, che asserivano di non sapere nulla dell’indagine.

I quasi 50 giorni di silenzio di Raggi e Muraro rischiano di mandare il M5S in cortocircuito totale. Indignati i media, a partire dal Fatto Quotidiano, spesso vicino alle vicende grilline ma che ora, tramite il direttore Peter Gomez, pone la Raggi dinanzi ad un bivio: è il momento di smetterla di arrampicarsi sugli articoli del codice penale, giocando con le parole “indagini” e “avviso di garanzia”,  servono pubbliche scuse o, in alternativa, dimissioni. Più indulgente è il collega Marco Travaglio, che ammette che la Raggi ha sottovalutato il caso ma si limita a chiedere le dimissioni della Muraro. Posizione simile a quella di Sebastiano Messina che, dalle colonne di Repubblica, chiede il passo indietro dell’assessore e spiegazioni da parte del primo cittadino capitolino.

Raggi, Roma e il caos interno al M5S

Ma le bordate arrivano anche e soprattutto da dentro allo stesso M5S. Non è passata inosservata la stoccata del sindaco di Parma Federico Pizzarotti che, dopo aver twittato un ironico “#noleggiosalvagenti” – dopo esser stato sospeso dal Movimento a seguito di un’indagine ed accusato, tra gli altri, proprio dalla Raggi di aver nascosto di essere a conoscenza dell’avviso di garanzia – chiede le dimissioni del direttorio del M5S, auspicando più organizzazione e regole certe e meno “incontri a porte chiuse e decisioni prese dall’alto”. E così, quelle che ancora ieri la Raggi definiva “piccole resistenze” assumono sempre più i contorni di un vero e proprio fuoco incrociato. A rendere maggiormente l’idea di un M5S in confusione sono anche le dichiarazioni del membro del direttorio Carla Ruocco, che dichiara di non sapere nulla della Muraro e delle indagini a suo carico ad esclusione di quanto diffuso dai media. Una stoccata nei confronti della Raggi, che dinanzi alla Commissione ha invece dichiarato di aver informato il direttorio della vicenda.

Ma oltre a ciò, ad andare in scena sono anche le fibrillazioni della base, che sul blog di Beppe Grillo si divide tra chi accusa il M5S di comportarsi come i vecchi partiti e chi ritiene tutto un complotto. E mentre il leader tace, sui social spopola l’hashtag #RAGGIrati, che alimenta il coro delle opposizioni nei confronti di una legislatura e di un mandato che, nonostante l’ampia investitura popolare, sembrano già in bilico dopo pochi mesi.

L'autore: Emanuele Vena

Lucano, classe ’84, laureato in Relazioni Internazionali presso la Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Bologna e specializzato in Politica Internazionale e Diplomazia presso la Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Padova. Appassionato di storia, politica e giornalismo, trascorre il tempo libero percuotendo amabilmente la sua batteria. Collabora con il Termometro Politico dal 2013. Durante il 2015 è stato anche redattore di politica estera presso IBTimes Italia. Su Twitter è @EmanueleVena
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