Tutte le giravolte del governo sull’Italicum
In politica, si sa, la coerenza è merce rara. E non sempre è una virtù. Non serve neppure scomodare il “realista” Machiavelli, per capirlo. Bastano le quotidiane cronache parlamentari. La legge elettorale Italicum di cui si sta discutendo in questi giorni in Parlamento, è un esempio calzante di come spesso la coerenza in politica venga messa in secondo piano rispetto all’opportunismo. Ieri, infatti, la Camera dei Deputati ha approvato a maggioranza schiacciante (293 voti favorevoli,157 contrari e 13 astenuti) la mozione firmata da Pd e centristi che si impegna “ad avviare una discussione sulla legge elettorale al fine di consentire ai diversi gruppi parlamentari di esplicitare le proprie eventuali proposte di modifica della legge elettorale attualmente vigente e valutare la possibile convergenza sulle suddette proposte”. Tradotto: prima o poi l’Italicum sarà cambiato.
Eppure, spulciando tra le cronache di un anno e mezzo fa – quando l’Italicum diventò legge – il clima era del tutto diverso.
Italicum, quando Renzi diceva: sia benedetto
Il primo ad aver cambiato idea sulla legge elettorale sembra essere stato proprio il Presidente del Consiglio, Matteo Renzi, che ha fatto dell’Italicum una questione di vita o di morte arrivando a minacciare la caduta del suo governo nell’aprile di un anno fa, tanto da porre la questione di fiducia sul voto finale: “se non passa, andiamo tutti a casa” disse in quell’occasione. “L’Italicum per il Pd è il sistema meno conveniente ma per me il più equilibrato e giusto” (04-08-2014) dichiarava il premier appena insediato a Palazzo Chigi, ormai due anni fa. Poi, alla vigilia del voto finale della Camera (5 maggio 2015), Renzi diceva: “L’Italicum diventa un simbolo: per anni c’è stata una classe politica inconcludente, stavolta possiamo portare a casa il risultato”. A legge elettorale approvata il premier esultava: “Sono orgoglioso della vostra fiducia e che la politica si sia dimostrata all’altezza delle sfide. Siete voi il cambiamento che stavamo aspettando, state scrivendo una pagina storica del Paese” (04-05-2015). Applausi. Sette mesi dopo, la Spagna usciva dal voto popolare con un sistema tripolare, frammentato e con l’incapacità di formare un governo. “La Spagna di oggi sembra l’Italia di ieri – scriveva Renzi nella sua e-news –. Dico l’Italia di ieri perché con la legge elettorale abbiamo cancellato ogni balletto post-elettorale. Sia benedetto l’Italicum, davvero” (21-12-2015). Il Presidente del Consiglio, comunque, ha tenuto il punto fino a poche settimane fa. A maggio Renzi chiudeva la porta alla minoranza Pd: “l’Italicum non si tocca”. Ancora, il 28 giugno scorso diceva: “l’Italicum funziona bene, pensiamo al caso spagnolo”. Poi, la piroetta. La vittoria dei 5 Stelle a Roma e Torino, un paio di sondaggi non esattamente positivi, le bizze degli alleati, hanno portato il premier e i suoi ad auspicare una modifica della legge elettorale, ancora mai applicata perché entrata in vigore solo il primo luglio scorso: “Abbiamo dato la disponibilità a cambiare la legge elettorale e siamo pronti a confrontarci in modo libero con tutti” scrive Renzi nella e-news del 12 settembre. Il cambio di linea è talmente evidente che si arriva al paradosso per cui il premier vorrebbe cambiare la legge elettorale (pur “mantenendo il ballottaggio”) e i suoi oppositori no. “Mi dicono di no per cambiare la legge elettorale? Io vado avanti” è il titolo apparso sul Corriere della Sera del 13 settembre che riprende un virgolettato del premier.
Con Italicum preferenze e singoli candidati di collegio. Spariscono le liste bloccate. Ballottaggio è garanzia anti inciucio #lavoltabuona
— Matteo Renzi (@matteorenzi) January 20, 2015
Italicum, Boschi: ce lo copieranno in Spagna e Israele
Ha cambiato idea sull’Italicum anche Maria Elena Boschi, la madrina delle riforme istituzionali. “L’Italicum funziona ed è costituzionale” (04-05-2015) diceva la giaguara di Laterina arrivando ad ipotizzare un effetto emulazione da parte di altre grandi democrazie occidentali: “l’Italicum ce lo copieranno anche in Spagna e Israele” (06-06-2015). Anche Maria Elena, come Renzi, esultava la sera delle elezioni spagnole perché “mai come stasera è chiaro quanto sia utile e giusta la nostra legge elettorale” (21-05-2015). Poi, il passo indietro. In un’intervista alla Stampa del 7 settembre, il Ministro per le Riforme annuncia: “l’Italicum si può cambiare, è a disposizione del Parlamento, l’importante è che venga slegato dal referendum”.
Mai come stasera è chiaro quanto sia utile e giusta la nostra legge elettorale #italicum
— Maria Elena Boschi (@meb) December 20, 2015
Ma il premier e il suo braccio destro non sono certo gli unici ad aver cambiato opinione sull’Italicum. Basti pensare a Dario Franceschini, da molti considerato il successore di Renzi se il “No” dovesse prevalere al referendum, o lo stesso capogruppo alla Camera, Ettore Rosato, che ancora lo scorso 30 giugno affidava questa dichiarazione al Corriere della Sera: “l’Italicum garantisce governabilità e rappresentanza, oggi possiamo rivederlo ma le priorità del paese sono altre”. Poi, dopo poco più di un mese, le “altre priorità” erano già sparite: “oggi la legge si può migliorare coinvolgendo le opposizioni” (09-08-2016).
Italicum, Alfano minaccia la crisi ma solo un anno fa esultava
L’improvvisa capriola sulla legge elettorale però non riguarda solo il Pd ma anche i centristi di Ncd, che sono in maggioranza ormai da tre anni (governo Letta prima e poi Renzi). Maurizio Lupi, ex ministro delle Infrastrutture scaricato da Renzi dopo lo scandalo del rolex al figlio, esultava dopo l’approvazione definitiva dell’Italicum: “Con questa legge c’è la possibilità di far nascere un nuovo centrodestra, sennò si consegna tutto alla sfida tra il partito della Nazione e i Cinquestelle, che sono talmente soddisfatti della legge elettorale da non aver fatto le solite sceneggiate”. Oggi, Lupi è il secondo firmatario della mozione per cambiare l’Italicum e va dicendo che “il principio fondamentale della governabilità non può diventare il totem sul quale sacrificare il principio della rappresentanza democratica”. Ergo: “l’Italicum va cambiato”. Il Nuovo Centro Destra è arrivato, per bocca del suo leader Angelino Alfano, persino alle minacce nei confronti del premier sulla tenuta stessa del governo se la legge elettorale non venisse modificata nei prossimi mesi. Ma lo stesso Alfano, solo un anno fa rivendicava il risultato ottenuto e non conteneva la gioia: “Abbiamo approvato una buona legge che dà stabilità, rappresentanza e anche le preferenze” (04-05-2015). Oggi, dice: “se l’Italicum resta così, riapro la crisi di governo” (30-06-2016).
@salvini_giacomo