Referendum Colombia: una pace attesa da 52 anni.
Referendum Colombia: un giorno atteso da 52 anni . Il popolo colombiano si prepara a celebrare la fine della guerriglia che ha dilaniato il Paese per anni. Le FARC ( Fuerzas Armadas Revolucionarias Colombianas) e il governo sono giunti finalmente ad un accordo di pace, siglato definitivamente il 26 settembre. Il presidente Santos si dice ottimista sul conseguimento della pace, e che questa sia una occasione irripetibile. Il fronte del “si alla pace” (dato tra il 54% e 62%) sembra in netto vantaggio su quello del “no” (oscillante tra 34% e 38%). Gli oppositori sono guidati dall’ ex presidente Alvaro Uribe. Le urne saranno aperte dalle 8:00 alle 16:oo (ora locale). Il risultato del referendum – anche se si tratta tecnicamente di un plebiscito, che riguarda cioè una scelta politica più che un vera e propria legge – ha effetto vincolante. Non è, quindi, puramente consultivo.
Referendum Colombia: che succede con il “si” e con il “no”.
In caso di vittoria del “Si”, il governo e il congresso colombiano cominceranno immediatamente la procedura d’ integrazione definitiva dell’ accordo di pace, attraverso il regolare processo normativo. Le FARC avranno 6 mesi di tempo per lasciare definitivamente le armi e cominciare il processo di reintegro nella società civile. Nel caso prevalesse il “No”, cesseranno immediatamente i negoziati tra FARC e governo. Nonostante il presidente Santos mantenga la facoltà di interloquire con i gruppi armati e rivoluzionari, arrivare a un nuovo accordo sembrerebbe – come minimo – estremamente complicato.
Referendum Colombia: oltre Le FARC, l’ ELN attende l’esito del plebiscito.
Un gruppo guerrigliero minore, l’ Esercito di Liberazione Nazionale (ELN), ha dichiarato una tregua unilaterale, al fine di far esercitare il diritto al voto a una certa parte della popolazione rurale. L’ ELN , pur essendo un gruppo guerrigliero molto più modesto e meno organizzato, potrebbe accogliere – tra le proprie fila – alcuni contestatori delle FARC che non accettano l’ accordo di pace con il governo. Ciò nonostante, sembra che ci siano concrete possibilità che – nel caso di una vittoria del “si alla pace”, l’ ELN apra alle trattative definitive per una tregua permanente (prima) e pace con reinserzione dei combattenti (poi).
Referendum Colombia: chi è per il SI, chi è per il NO.
Referendum Colombia: chi dice si. L’ attuale presidente Santos, motore istituzionale delle trattative per la pace, è il massimo referente del “SI” all’ accordo con le FARC. Per giungere a un accordo, aspettato da troppi anni, è arrivato a compromettersi molto più degli ultimi presidenti di Colombia. Il prezzo della pace potrebbe essere l’ inuguaglianza del processo giudiziale, favorevole alle stesse FARC. Il presidente Santos ha anteposto gli interessi del Paese alle lecite pretese delle vittime, di volere una giustizia piena. La gran maggioranza della comunità internazionale appoggia totalmente il processo di pace. Parole di elogio e speranza anche dai massimi rappresentanti istituzionali dei Paesi vicini, a partire da Ecuador e Venezuela. Il presidente Correa afferma che è “la miglior notizia per la Patria Grande”; il 26 settembre, assistito da una delegazione, ha presenziato la firma dell’ accordo definitivo tra governo e FARC. Anche Nicolas Maduro – presidente venezuelano – ha assistito al grande evento, volendo rimarcare l’importanza di Chavez nel processo. L’ ex-presidente convinse le FARC a sedersi al tavolo delle negoziazioni con il governo. L’ alto commissario per la pace, Sergio Jaramillo, confermò le parole di Maduro.
Referendum Colombia: chi dice No. È dalla disuguaglianza giudiziale che partono le ragioni del “NO” dell’ ex-presidente Alvaro Uribe. In una dichiarazione rilasciata al quotidiano ABC, afferma che la totale impunità concessa ai guerriglieri delle FARC – secondo la sua prospettiva di giustizia – fomenterà ulteriore violenza: “il fatto che stupratori e assassini di bambini, sequestratori e responsabili di ogni tipo di atrocità, compresi i capi dell’ organizzazione non finiscano dietro le sbarre, genera una situazione vulnerabile dal punto di vista del diritto internazionale”. Assicura che l’ accordo di pace con le FARC sia l’ anticamera dell’ instaurazione di un regime socialista chavista e teme che Colombia termini “come Venezuela”.