Ignazio Marino: ex sindaco assolto per il caso “scontrini”
Ignazio Marino: ex sindaco assolto per il caso “scontrini”
Dopo l’archiviazione per 116 indagati e politici richiesta dalla procura di Roma al Gip nella max inchiesta su Mafia Capitale e l’assoluzione di 15 imputati (tra cui l’ex governatore Roberto Cota) nel caso “Rimborsopoli” della regione Piemonte, anche l’ex sindaco di Roma, Ignazio Marino, è stato assolto per il “caso scontrini”.
Ignazio Marino: ex sindaco assolto per il caso “scontrini”
Ignazio Marino era imputato per i reati di falso, truffa e peculato nel contesto di due vicende giudiziarie, per cui, l’ex primo cittadino aveva chiesto il rito abbreviato.
Come riporta il Fatto Quotidiano, il reato di falso e truffa era stato ipotizzato dall’accusa nel contesto delle consulenze affidate alla Onlus Immagine, di cui Marino è presidente. Come ricostruito il giornale diretto da Marco Travaglio, secondo i Pm, la Onlus avrebbe truffato l’Inps mettendo in atto assunzioni fittizie nel periodo compreso tra il 2012 e il 2014. Come spiegato dall’Ansa, poi, l’ex sindaco avrebbe chiesto, tra il 2013 e il 2015, la predisposizione di certificati destinati a collaboratori fittizi o inesistenti, procurando alla sua Onlus un ingiusto profitto di 6.000 euro.
Erano finite sotto la lente d’ingrandimento degli inquirenti con l’accusa di peculato, invece, 56 cene (per un ammontare di circa 12.700 euro) che Marino ha pagato con la carta di credito del comune di Roma Capitale e considerate dai Pm “difformi della funzione di rappresentanza dell’ente”. Anche il Campidoglio era presente a processo come parte civile: in particolare, aveva avanzato a Marino la richiesta di un risarcimento di 600.000 euro, di cui 100.000 per danno funzionale e i restanti 500.000 per danno d’immagine.
Per l’ex senatore Pd, il Gup Pierluigi Balestrieri ha formulato l’assoluzione in quanto la vicenda delle consulenze è un “fatto che non costituisce reato”, mentre per il reato di peculato “il fatto non sussiste”. La Procura, al contrario, aveva chiesto 3 anni e 10 giorni.
“Me lo aspettavo, sapevo di essere innocente”, così ha commentato il chirurgo all’uscita del tribunale dopo la sentenza. Alcuni cittadini, come mostrato dall’Ansa, lo hanno atteso sotto casa per festeggiare la sua assoluzione e alcuni esponenti politici (tra cui alcuni membri del Pd) e non – come ricordato dallo stesso Marino a Sebastiano Messina di Repubblica – lo hanno chiamato per congratularsi.
“Il conto di certe azioni le paga il paese, soprattutto quando riguardano la Capitale d’Italia” ha dichiarato l’ex sindaco in conferenza stampa, puntando il dito contro i vertici del Pd. “Qualcuno ora si dovrebbe guardare allo specchio e capire se ha la statura di statista e farsi un esame di coscienza”. “Le scuse di qualcuno che ha fatto un’offesa, e non parlo del premier o dell’illuminato commissario del Pd, richiedono capacità di analisi ed onestà intellettuale in base di questo uno deciderà se scusarsi o no” ha, poi, continuato Marino.
Da Facebook, però, il commissario del Pd romano, Matteo Orfini, è intervenuto sulla vicenda ricordando che il motivo per cui i dem decisero di dimissionare l’ex sindaco non era legato al caso degli scontrini: “Ricordo a tutti che non chiedemmo le dimissioni di Marino per la vicenda scontrini. Fu Sel a farlo con una mozione poi ritirata alla quale – non a caso – non ci accodammo” scrive Orfini sul social.
“Ne abbiamo chiesto le dimissioni – e questo abbiamo sempre detto – per la sua incapacità a risolvere i problemi di Roma. Incapacità alla quale ancora paghiamo un prezzo altissimo: quante volte in questi primi mesi di opposizione quando abbiamo segnalato dei problemi ci siamo sentiti rispondere con rabbia “la città è così ridotta anche per colpa vostra che quando l’avete amministrata non avete risolto niente”?” ha, quindi, continuato il presidente del Pd.
“Quindi la notizia di oggi fa piacere sul piano personale ed è un bene per il buon nome della città.
Ma politicamente non cambia una virgola sulle ragioni che hanno motivato le scelte di allora.” ha poi chiuso il commissario dem.