Il destino di Monte Paschi? È legato all’esito del referendum costituzionale
Il destino di alcune banche italiane è strettamente legato all’esito del referendum costituzionale. Non tutte le banche ovviamente, solo quegli istituti come Monte dei Paschi, Carige, Popolare di Vicenza e Veneto Banca che sono in corso di “ricapitalizzazione”.
A dirlo alla Stampa è Carlo Gori, analista senior di Moody’s.
“Ci sono rischi per gli aumenti degli istituti più deboli che devono ricapitalizzarsi in tempi rapidi. Sono gli istituti che prima di altri dovrebbero ridurre l’ ammontare dei crediti deteriorati e per farlo dovrebbero andare a chiedere capitale. Tale ricapitalizzazione dipende dalla fiducia degli investitori e questa fiducia può essere colpita da un “no” al referendum e dalle eventuali dimissioni di Renzi, che potrebbero rendere un investitore estero più nervoso e spingerlo a non partecipare all’aumento. L’ effetto di un eventuale no avrebbe effetti negativi sulla fiducia degli investitori come pure sul valore di mercato delle banche, che potrebbe scendere ancora rispetto al valore contabile e rendere gli aumenti più difficili”.
Referendum costituzionale, l’analisi di Goldman Sachs
L’analisi di Moody’s non si discosta più di tanto da quella fatta da Goldman Sachs nemmeno un mese fa.
“Se dovesse vincere il No – spiegava la banca d’affari – gli investitori preferirebbero attendere che sia fatta chiarezza a livello politico in Italia, con effetti che potrebbero estendersi anche ad altre banche. Un governo più solido che prosegue sulla strada delle riforme per stimolare la crescita mitigherebbe i timori degli investitori e sposterebbe l’attenzione sulle valutazioni, viceversa turbolenze politiche in autunno e una rallentamento nell’agenda delle riforme abbasserebbe le possibilità di una soluzione guidata dal mercato per le banche in difficoltà e aumenterebbe quelle di una ristrutturazione guidata dal governo, cosa che complicherebbe la situazione”.