Inchiesta Mose: Orsoni torna sindaco: “Non mi dimetto”
L’inchiesta Mose continua a far discutere, con tutta la ridda di nomi che ne consegue. Ieri è toccato all’ex sindaco di Venezia, Massimo Cacciari, e all’ex premier Enrico Letta. I loro nomi sono spuntati nella vicenda a seguito delle dichiarazioni rese da Pravatà e Mazzacurati. La replica non si è fatta attendere.
CACCIARI RESPINGE LE ACCUSE – Decisa la reazione dell’ex sindaco del capoluogo lagunare, che ritiene di non avere nulla di cui giustificarsi in merito all’inchiesta Mose. “Ho chiesto aiuto per un’azienda, e mica l’ho fatto una volta sola”, la dichiarazione dell’ex sindaco. Che aggiunge: “se ho bisogno di chiedere aiuto per un’azienda che sta fallendo lo faccio, non l’ho fatto certo per interessi miei, è tutto alla luce del sole”. Per Cacciari trattasi dunque di “segreto di Pulcinella”, trasformato in qualcos’altro da chi vuole fargliela pagare: “sento odore di ridicolaggine e di piccole vendette personali da parte dei meschini di sinistra”.
BOLDRIN SCAGIONA LETTA – Non risponde direttamente alle accuse, Enrico Letta, ma c’è chi lo fa per lui. Il commercialista veneziano Arcangelo Boldrin, interpellato dal quotidiano ‘Repubblica’ scagiona l’ex premier. Non senza una punta di sconforto – “trent’anni di carriera specchiata e invece passerò come il finanziatore illecito di Letta” – Boldrin replica alle accuse: “non mi sono mai occupato delle campagne elettorali di Letta né di altri, mai dato finanziamenti diretti o indiretti”. Il commercialista ammette la vicinanza con l’ex premier – “è un carissimo amico, sostengo le sue posizioni politiche” – ma respinge eventuali coinvolgimenti nell’inchiesta Mose sia di Letta che di se stesso: “sono un commercialista ed offro consulenze da commercialista, è tutto pubblico e documentabile”.
REVOCATI DOMICILIARI A SINDACO ORSONI – Sono stati revocati poco fa dal gip gli arresti domiciliari al sindaco di Venezia, Giorgio Orsoni, che torna quindi in libertà, pur restando indagato nell’ambito dell’inchiesta sul Mose. Lo ha confermato all’ANSA l’avvocato difensore di Orsoni, Daniele Grasso, che aveva fatto istanza al gip Alberto Scaramuzza. Con il ritorno in libertà Orsoni è tornato sindaco a tutti gli effetti. Escluse le sue dimissioni. A dirlo è lo stesso Orsoni nel corso della conferenza stampa convocata dopo la revoca dei domiciliari decisa dal Gip. Orsoni ha detto di aver sempre operato a favore della città: “mi sono fatto molti nemici e forse questo è lo scotto che ho pagato”.
Emanuele Vena