Berlusconi: Trump mi assomiglia ma su protezionismo e isolazionismo sbaglia
“Tra me e Donald Trump alcune analogie sono evidenti. È anche lui un imprenditore che a un certo punto della vita ha deciso di dedicare le sue capacità e le sue energie al suo Paese ed è stato votato da tutti gli americani stanchi di una politica vecchia, chiusa in se stessa, diventata incapace di ascoltare e capire”. Silvio Berlusconi risponde così all’analogia molto diffusa tra la sua esperienza politica e quella del Presidente eletto, Donald Trump. E lo fa affidando al Corriere della Sera le sue prime parole sulla vittoria del magnate immobiliare. Per la verità, mercoledì Berlusconi aveva scritto una nota in cui si congratulava con il nuovo Presidente eletto, ma erano parole di circostanza. Quest’oggi, invece, nell’intervista rilasciata al quotidiano di Via Solferino, l’ex Cavaliere entra nel merito della scelta degli americani pur mantenendo una certa equidistanza da Trump soprattutto rispetto alle sue posizioni di politica estera. Poi, Berlusconi denuncia ancora una volta i “cinque colpi di stato” che l’Italia avrebbe subito negli ultimi venti anni e scende in campo per il “No” al referendum del prossimo 4 dicembre.
Berlusconi su Trump: “mi assomiglia ma non condivido il suo isolazionismo”
Il giudizio sul nuovo Presidente Trump non è solo positivo come si potrebbe immaginare. D’altronde, la vicinanza tra Berlusconi e George W. Bush è nota e il 43° Presidente ha fatto sapere di aver votato scheda bianca alle presidenziali di martedì scorso. E così devono aver fatto anche gli altri componenti della famiglia Bush, usciti scottati dalle primarie perse in primavera dall’enfant prodige Jeb. Se Trump rappresenta la “destra” americana (secondo alcuni la alt-right, ovvero il conservatorismo più estremo), Berlusconi prende le distanze da questa definizione: “io non interpreto ‘la destra’, rappresento un centro liberale e popolare, nel quale sono confluite le migliori tradizioni politiche del nostro Paese: da quella cattolica a quella del socialismo riformatore, da quella del liberalismo a quella della destra democratica e responsabile”. Sui programmi, però, l’ex premier si trova d’accordo con Trump rispetto alle sue proposte di “politica fiscale, l’immigrazione e la legalità” mentre non condivide le sue posizioni “protezionistiche e isolazionistiche”. “Però – continua Berlusconi – la politica mi ha insegnato che i leader non si giudicano sui programmi, si giudicano sui comportamenti”. “Lasciamolo lavorare” è il mantra di Berlusconi.
Referendum, “la vittoria di Trump può aiutare il No”
La vittoria di Trump, inoltre, potrebbe avvantaggiare il fronte del “No” in vista del referendum del 4 dicembre, anche se “gli elettori non si fanno influenzare da avvenimenti esterni né da prese di posizioni di Stati esteri o dei cosiddetti poteri forti”. “Io credo che lo stesso spirito di rifiuto di una politica chiusa in se stessa che ha spinto gli americani a votare per Trump, indurrà gli italiani a votare No a un referendum che limita la loro libertà di scelta” sostiene Berlusconi tornando all’attacco anche sulla ipotetica “deriva autoritaria” in caso di vittoria del “Sì” al referendum. Il problema, spiega l’ex Cavaliere, sta soprattutto nella legge elettorale che andrebbe riscritta in maniera “condivisa” in caso di vittoria del “No”.
Chiedo una legge elettorale proporzionale a turno unico perché la realtà politica italiana è cambiata. Un tempo esistevano due poli, ora ne esistono tre. Vent’anni fa votava l’80% degli italiani, e allora un sistema maggioritario aiutava il polo vincitore ad avere numeri sicuri per governare. Ma il vincitore rappresentava la maggioranza degli elettori, o ci andava molto vicino. Oggi invece ognuno dei tre poli rappresenta circa un terzo dei votanti. E i votanti sono la metà degli aventi diritto al voto. Quindi un sistema come l’Italicum — nel quale chi vince piglia tutto — avrebbe come effetto che un partito o uno schieramento con il 15-20% del consenso effettivo potrebbe tenere in mano tutte le leve di governo del Paese