Sondaggio Ipsos referendum, “No” in vantaggio di dieci punti
A due settimane dal referendum costituzionale del 4 dicembre, il “No” allunga ancora sul “Sì”. Se si escludono indecisi (6,4%) e astensionisti (46,5%), ad oggi i contrari alla riforma sono in vantaggio di ben 10 punti sui favorevoli (55-45%). A rilevarlo è l’ultimo sondaggio Ipsos per il Corriere della Sera nell’ultimo giorno disponibile per la pubblicazione dei sondaggi. Secondo la rilevazione dell’Istituto demoscopico diretto da Nando Pagnoncelli, includendo anche incerti e coloro che oggi non andrebbero alle urne, il vantaggio del “No” si dimezza a 5 punti percentuali (26,1%-21%).
Il trend da inizio anno ormai è chiaro da diverso tempo, come hanno rilevato anche altri Istituti demoscopici. A gennaio 2016 – Renzi aveva appena annunciato di voler “cambiare mestiere” in caso di vittoria del “No” – i “Sì” erano in vantaggio di ben 14 punti sui “No” alla riforma costituzionale. Poi, il pareggio e il sorpasso dei contrari è arrivato tra l’estate e l’inizio dell’autunno. Sull’opinione degli elettori ha certamente pesato il risultato delle elezioni amministrative di giugno che hanno visto un profondo scivolone del Partito Democratico soprattutto in alcune grandi città (Roma e Torino) ma anche un’economia che stenta a ripartire. Insomma, parafrasando Andreotti, il potere logora chi ce l’ha. Nell’ultimo sondaggio Ipsos del 20 ottobre, il “No” era dato in vantaggio di 8 punti percentuali sul “Sì” e nell’ultimo mese la forbice è aumentata ancora sulla scia della vittoria di Donald Trump alle presidenziali dell’8 novembre scorso.
Referendum, chi sono gli elettori più “fedeli”
Se guardiamo alla composizione elettorale del voto, gli elettori più fedeli alla linea del proprio partito sono sicuramente quelli del Pd (78% voterà “Sì”) e, dall’altra parte, quelli di Lega Nord (73%) e Movimento 5 Stelle (67%). In questi tre casi si registrano anche i valori più alti tra coloro che hanno già scelto in maniera “definitiva” o comunque “è molto difficile” che cambino idea. Più di due elettori centristi su tre invece voterà “Sì” (66%) anche se il 23% di essi dichiara di poter cambiare idea nelle ultime due settimane. L’elettorato più spaccato invece è quello di Forza Italia: il 59% dei fedeli di Silvio Berlusconi voterà “No” come indicato dai vertici del partito ma rimane un 40% di dissidenti che o non si ritrova più nella linea del partito che ha votato in prima lettura la riforma costituzionale o non sa più a quale leader appigliarsi visto che Berlusconi non si sta spendendo più di tanto nella campagna referendaria.
Nonostante l’affluenza sia in calo rispetto ad un mese fa (53,5-57,7%), man mano che ci avviciniamo al voto cresce la consapevolezza del quesito referendario. La materia, va detto, per quanto importante è piuttosto tecnica. Il 12% dice di conoscere la riforma “nel dettaglio” mentre il 51% “a grandi linee” (quindi due elettori su tre dovrebbero andare a votare in maniera consapevole). Il 31% degli intervistati dice che ha solo sentito parlare della riforma mentre il 6% non ne ha mai sentito parlare ignorando la data della consultazione.
NOTA INFORMATIVA
Sondaggio realizzato da Ipsos PA per Corriere della Sera presso un campione casuale nazionale rappresentativo della popolazione italiana maggiorenne secondo genere, età, livello di scolarità, area geografica di residenza, dimensione del comune di residenza. Sono state realizzate 997 interviste (su 10.489 contatti), mediante sistema CATI il 14 e 15 novembre 2016. Le stime per singole porzioni di elettorato sono state elaborate a partire da un campione allargato di 5.503 elettori intervistati fra il 2 e il 15 novembre ottobre 2016.