Simulazione referendum: no alla riforma in vantaggio tra i rispondenti al quiz
Simulazione referendum: “no” alla riforma in vantaggio tra i rispondenti al quiz
La presente simulazione parte dalle indicazioni di voto fornite dai rispondenti al nostro quiz sulla riforma costituzionale per ricavarne un dato predittivo sull’esito del Referendum costituzionale del 4 dicembre 2016. Ieri abbiamo visto qui una prima analisi dei risultati.
Simulazione referendum: la metodologia (leggere bene)
Innanzitutto va precisato che la base è costituita da 1634 soggetti, sui 3338 che hanno completato il quiz tra il 23 ottobre e il 17 novembre 2016, che hanno indicato contestualmente cosa voterebbero se si dovessero tenere le elezioni per la Camera dei Deputati e cosa voterebbero al referendum costituzionale. Dal punto di vista territoriale il campione risulta ben distribuito nelle regioni italiane, con un errore assoluto massimo per il Lazio 4,62%, minimo per la Valle d’Aosta 0,03%, medio 1,27%, mostrando una leggera sottostima di Sicilia, Lombardia e Campania e una sovrastima del Lazio.
Tuttavia, poiché ne è risultato un campione prevalentemente maschile (82%), tendenzialmente giovane (metà dei rispondenti ha meno di 35 anni), molto più scolarizzato rispetto alla popolazione italiana (il 54% dei rispondenti ha almeno una laurea e il 5% il dottorato di ricerca, mentre tra gli italiani con più di 15 anni solo il 13% è laureato) e soprattutto sbilanciato per orientamento politico sul Partito Democratico (44%), si è deciso – arbitrariamente – di ponderare i risultati sulla base della media sondaggi al 17 novembre 2016 calcolata dalla nostra testata Termometro Politico. Per semplificare, si sono accorpati i tre elettori che al referendum voteranno scheda bianca o nulla al dato degli indecisi.
Simulazione referendum: com’è diviso l’elettorato di ogni partito
In una prima fase, escludiamo coloro che hanno affermato che si asterrebbero alle elezioni per il rinnovo della Camera. Partendo dai partiti maggiormente rappresentativi dell’elettorato italiano, i rispondenti al quiz che sostengono il Partito Democratico voteranno per il 70% a favore della riforma costituzionale, mentre il 5% voterà “no”; c’è poi un 15% che voterà “probabilmente sì” e un 4% che voterà “probabilmente no”, oltre ad un 5% che si recherà alle urne ma non ha ancora preso una decisione.
Altrettanto polarizzati, ma per il “no”, gli elettori del Movimento 5 Stelle (72% sicuramente, e il 12% probabilmente, voteranno contro), quelli della Lega Nord (79% sicuramente voterà “no”) e di Fratelli d’Italia (75% voterà senza dubbio “no”). Il dato dei “convinti” cala leggermente tra gli elettori di Sinistra Italiana, dove a votare sicuramente “no” sarà il 66%.
Ma la spaccatura è ampia tra gli elettori di Forza Italia, partito schierato ufficialmente per il “no”: il 36% dei suoi elettori voterà convintamente secondo questa indicazione, il 25% “probabilmente” voterà così, mentre un 21% voterà “sì” e l’11% “probabilmente sì”; gli indecisi, ossia coloro che voteranno ma non sanno ancora come, son il 4%, mentre un altro 4% forse non voterà. Frastagliata anche la posizione dei centristi, con gli elettori del Nuovo Centrodestra – UDC divisi in tre tra chi voterà sì, chi no, e chi “probabilmente no” (se sommiamo queste due parti, sembrerebbe che 2 su 3 siano orientati contro la riforma) e gli elettori di “altri partiti di centro” divisi in cinque parti quasi numericamente equivalenti: un 25% per il sì, un 21% per il no, 21% probabilmente sì, 21% probabilmente no e 11% ancora indeciso.
Molto varia anche la posizione degli elettori di altri partiti di destra, con un 30% che voterà sicuramente sì e un 43% sicuramente no, mentre la maggioranza di quelli degli altri partiti di sinistra è orientata per il “no”.
Simulazione referendum: “No” al 44,3%, “Sì” al 28,4%
Detto questo, concretamente la nostra simulazione intende ponderare tali indicazioni per il peso specifico di ogni area elettorale sulla base della media delle intenzioni di voto ed escludendo, per il momento, coloro che voterebbero al Referendum ma alla Camera sceglierebbero scheda bianca/nulla o si asterrebbero.
Nel concreto, il 70% degli elettori del PD voterebbe “sì” e il PD copre il 31,8% delle intenzioni di voto espresse: significa che il 22,3% di coloro che si recano alle urne è il contributo degli elettori democratici al totale del risultato referendario.
Complessivamente, a partire dal dato dei nostri rispondenti, il 28,4% degli elettori voterà sicuramente sì, il 44,3% sicuramente no, il 9,5% probabilmente sì e il 10,5% probabilmente no; vi sarebbe poi un 5,6% che si recherà alle urne ma non ha ancora definito la propria posizione. Il referendum quindi sembrerebbe andare verso una bocciatura della riforma costituzionale: se i voti “probabili” fossero sommati a quelli “certi”, il no potrebbe vincere con il 59,4% contro il 40,6% del “sì”.
Simulazione referendum: i limiti, il ruolo delle donne e dei non votanti abituali
Per leggere questo dato vanno però tenuti a mente gli assunti metodologici molto forti, esplicitati prima, che sottostanno a questa simulazione, che fa dipendere il risultato esclusivamente dalle intenzioni di voto alla Camera, ipotizzando l’indifferenza di sesso, età e titolo di studio per la ponderazione del risultato, e che quindi la quota degli elettori al referendum sia una parte di quella degli elettori alla Camera, nelle medesime proporzioni per tutti i partiti.
Possiamo però notare, secondo alcune indicazioni che derivano dal campione, che le donne (sottorappresentate nella nostra analisi) sembrerebbero meno propense rispetto agli uomini a votare sì. Agli indecisi vanno poi sommati coloro che in un’ipotetica elezione parlamentare si asterrebbero o voterebbero scheda bianca/nulla (e complessivamente si tratta del 46,5% degli italiani maggiorenni).
Molti di essi non proveranno mai il nostro quiz, pertanto è impossibile controllare questa grande fetta dell’elettorato italiano. Dal quiz però emerge una chiara tendenza che potrebbe beneficiare il “no” alla Riforma, poiché 2/3 di essi sembrano tendenzialmente contrari ad essa.