Referendum costituzionale, ecco le incognite che decideranno l’esito del voto
L’Istituto Cattaneo ha pubblicato un’accurata analisi dei precedenti referendum costituzionali per prevedere quanta gente andrà al voto il 4 dicembre.
Prendendo come campione, il referendum del 2001 (sulla riforma del Titolo V) e quello del 2006 (riforma di 54 articoli della Costituzione proposta dal governo Berlusconi), si rileva come l’affluenza al voto nel 2006 “è maggiore nelle regioni del nord e della zona “rossa”, mentre si attesta ben al di sotto del 55 percento sia nell’area del centro (52,2%) che al sud, dove precipita in media al 42,7%”.
Un trend, spiega l’Istituto, che si ravvisa anche alle politiche. Il calo della partecipazione tra politiche e consultazioni referendarie si attesta invece intorno al 30% con un calo vistoso soprattutto nelle regioni meridionali.
Referendum costituzionale, l’asimmetria del voto
L’Istituto fa notare come i “calendari” del referendum costituzionale del 4 dicembre e quello del 2006 siano diversi.
Nel primo caso, il referendum seguiva le elezioni politiche, mentre nel secondo caso il referendum – che, per di più, viene percepito da una parte dell’opinione pubblica anche come l’occasione per esprimere un giudizio sul governo Renzi – anticipa le elezioni parlamentari previste per il 2018. Questo diverso calendario delle elezioni potrebbe avere effetti positivi sulla partecipazione al voto.
Vista la distribuzione della partecipazione, è interessante chiedersi quale partito o fazione beneficerà da questa asimmetria.
Referendum costituzionale, le incognite che decideranno il voto
Secondo l’Istituto Cattaneo, la vittoria di uno dei due schieramenti – del “sì” o del “no” – dipenderà sostanzialmente da due fattori o incognite.
Da un lato, la capacità dei principali partiti di mobilitare il proprio elettorato, soprattutto in quelle aree in cui sono tradizionalmente più radicati. Per il fronte del “sì”, questo significa innanzitutto riuscire a riportare al voto gli elettori nelle regioni del centro-nord e, in particolare, della zona “rossa”, così come avvenuto in passato, sia nel 2011 che nel 2006.
Dall’altro lato, la seconda incognita che incombe sul voto del 4 dicembre è relativa al voto nelle province del sud. Ancora prima delle opzioni di voto – tra il “sì” e il “no” – in questo caso sono molto più rilevanti le motivazioni che spingeranno gli elettori del sud a scegliere tra il “voto” e il “non-voto”. Vista la tendenziale smobilitazione asimmetrica che colpisce le regioni meridionali, diventa decisivo capire, in vista del prossimo referendum, quale dei due schieramenti alternativi saprà offrire gli argomenti migliori per portare gli elettori di queste province alle urne.
Referendum costituzionale, incognita M5S
Tutto però è messo in discussione da una terza incognita che si chiama Movimento 5 Stelle. Non era presente come schieramento alle precedenti consultazioni referendarie quindi non è possibile sondare un suo orientamento vista anche l’eterogeneità dei suoi elettori. Un ulteriori incognita che aleggia su questo referendum costituzionale.