Referendum: Mattarella diventa protagonista indiscusso
Referendum: Mattarella diventa protagonista indiscusso
La storia si ripete. Il circolo vizioso che si è inaugurato a partire da fine 2011 (dimissioni di Berlusconi) non accenna a esaurirsi. I protagonisti istituzionali sono sempre gli stessi: governo e/o Presidente del Consiglio, opposizione parlamentare, consultazione elettorale e Presidente della Repubblica. Due le novità principali di oggi: i risultati chiari di un referendum costituzionale e un “nuovo” Capo dello Stato.
Referendum: Mattarella diventa protagonista indiscusso
Alla consultazione referendaria di ieri, il “no” alla riforma costituzionale (opposizione, per semplificare) batte il “sì” (governo) 60 a 40. Il Presidente del Consiglio annuncia subito le sue dimissioni. Oggi salirà al Colle, accolto da un Presidente della Repubblica che, dal momento della sua elezione (3 febbraio 2015), si è sempre tenuto alquanto in sordina, soprattutto se comparato con il precedente Capo dello Stato, Napolitano. Ma ora la storia si ripete, e Mattarella sarà costretto a decidere, diventando protagonista indiscusso dei giorni post referendum. Tre i possibili scenari: respingere le dimissioni di Renzi o nominare un “Renzi-bis”; elezioni anticipate; governo tecnico.
Primo scenario: Renzi-bis
Il primo scenario si configura come il meno plausibile, al limite dell’impossibile. Da un punto di vista tecnico, non spetta al Presidente della Repubblica “licenziare” un Presidente del Consiglio e il suo governo. O quest’ultimo viene sfiduciato dal Parlamento, o è direttamente il premier a dimettere. L’esito del referendum non rappresenta un vincolo obbligato per Renzi. Certo è che, da un punto di vista politico, la vittoria schiacciante del “no” alla riforma costituzionale che portava il nome dell’attuale primo ministro, complice soprattutto una campagna referendaria di personalizzazione condotta dallo stesso, rende impraticabile un Renzi-bis. Ed è lo stesso Renzi, in diretta questa notte da Palazzo Chigi, via via che i risultati mostravano una sempre più chiara e netta vittoria del “no”, a dichiarare : “Volevo tagliare le poltrone ma a saltare è la mia. Mi dimetto”.
Secondo scenario: si va al voto
A chiedere che si vada subito al voto è il carro dei vincitori al referendum, con in prima linea il Movimento 5 stelle, seguito dal centro-destra italiano in costruzione, rappresentato da Salvini, Meloni e Berlusconi. Ovviamente con una legge elettorale modificata, il che sarebbe da fare in tempi ristrettissimi. Cosa possibile a detta dei cinque stelle: “Abbiamo sempre criticato questa legge – afferma Grillo questa notte durante gli exit poll riferendosi all’Italicum – ma questi partiti farebbero di peggio e ci metterebbero anni legittimando l’insediamento di un governo tecnico alla Monti. Per quanto riguarda il Senato -continua il leader pentastellato – proponiamo di applicare dei correttivi per la governabilità alla legge che c’è già: il Consultellum. Ci vogliono cinque giornate di lavoro. La nostra proposta a tutti è di iniziare a lavorarci domani e avere la nuova legge elettorale in settimana. Non si può bloccare il Parlamento discutendo una nuova legge elettorale”.
Terzo scenario: il governo tecnico
Infine, per quanto riguarda il terzo scenario, quello di un governo tecnico o “tecnico d’area”, stamani i media hanno dato il via al toto nomi. In testa l’attuale Ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, dato preferito perché visto come figura capace di tranquillizzare Europa e mercati. Tra i più accreditati anche il Presidente del Senato Pietro Grasso, visto da molti come un ottimo potenziale mediatore tra attuale maggioranza e opposizione. Rimane viva anche l’opzione di un progetto di governo che traghetti alla fine della legislatura. A quel punto Renzi potrebbe preferire una staffetta con un uomo di fiducia come Graziano Delrio, attuale Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti.
In conclusione, qualsiasi sia la scelta di Mattarella dopo le consultazioni al Colle al via questo pomeriggio, questa dovrà fare i conti prima di tutto con le due Camere, sempre più divise e costituite da gruppi politici in deterioramento, che saranno chiamate o a votare la fiducia ad un nuovo governo o, comunque, a modificare in tempi brevi le regole elettorali. Tutto questo a cornice di un altro fondamentale compito Camera e Senato dovranno espletare entro il 31 dicembre: l’approvazione della legge di stabilità.
Camilla Ferrandi