L’ora di Paolo Gentiloni. Sarà lui a guidare il nuovo governo
L’ora di Paolo Gentiloni. Ecco chi è il nuovo premier italiano
Era tra i ‘nomi caldi’, il suo. Il ministro degli affari esteri del governo Renzi era tra i favoriti, insieme allo stimato ministro Pier Carlo Padoan. La sfida, quindi, era “tutta interna”. Il nome di Dario Franceschini sembrava perdere quota con l’avanzare del tempo, per via della sua rottura con il premier uscente.
Mattarella ha impiegato poco più di mezza giornata per pronunciarsi. Dopo aver ascoltato più di 20 delegazioni nel giro di appena tre giorni, il Presidente della Repubblica – che auspicava tempi rapidi per far fronte agli impellenti impegni internazionali e interni – ha convocato Paolo Gentiloni al Quirinale per le 12:30. Un colloquio abbastanza breve, in cui probabilmente si sono tracciati i punti fissi di questo governo nascente.
Nella sua prima dichiarazione, Gentiloni assicura che favorirà il lavoro del Parlamento, specialmente nell’ottica di una armonizzazione delle legge elettorali di Camera e Senato. Un elemento di rottura con la continua ingerenza dell’esecutivo nel potere legislativo, almeno stando alle prime parole del futuro premier. Fa cenno agli importanti impegni europei e internazionali che aspettano l’Italia, e alla necessità di avere un governo in piene funzioni. La scelta di un governicchio o di un governo di scopo è stato, così, accantonato. Gentiloni rimarca l’importanza di andare rapidamente al voto, seppur tra tanti “se” e “quando”.
Paolo Gentiloni governerà con l’attuale maggioranza parlamentare
il nominato premier afferma che non è stato possibile allargare la maggioranza. Tutte le opposizioni hanno dimostrato il loro rifiuto a un governo di responsabilità nazionale. Per questa ragione, Gentiloni governerà con la maggioranza parlamentare attuale (composta dalla maggioranza PD e, a meno di clamorosi capovolgimenti, dal gruppo di alfaniani e verdiniani).
Governo Gentiloni: al via toto-ministri. Francesca Puglisi al MIUR
È già il momento del classico “toto-ministro”, quel periodo compreso tra la nomina del primo ministro e l’annuncio della squadra di governo, che fa parlare quanto lo stesso “toto-premier”. La parola chiave dovrebbe essere rimpasto: la maggioranza dei ministri renziani dovrebbero mantenere la propria poltrona (o al limite scambiarla con quella di qualche collega). Dovrebbero saltare alcuni nomi importanti. Si parla sia della Madia (Pubblica Amministrazione) che della “madrina della riforma costituzionale”, Maria Elena Boschi.
Intanto, sembra materializzarsi il primo nome per un ministero centrale. Dovrebbe concretizzarsi un cambio al MIUR: via la criticata Stefania Giannini, dentro Francesca Puglisi. Sembra che prima di provare con la Puglisi, Gentiloni abbia offerto l’incarico niente meno che all’ex dissidente Gianni Cuperlo. L’ “oppositore intento redento” sembra aver rifiutato immediatamente l’offerta del nuovo primo ministro.