Rapporto Oxfam: un grafico che spiega la concentrazione della ricchezza
Rapporto Oxfam: un grafico che spiega la concentrazione della ricchezza
Nel suo ultimo rapporto, l’Ong internazionale Oxfam ha affermato che gli 8 miliardari più ricchi del mondo posseggono la stessa ricchezza della metà più povera della popolazione mondiale. Un numero di uomini così basso da poter essere stipato in una Panda, insomma, ha lo stesso denaro di 3,6 miliardi di persone. Il gruppo è capitanato dal Bill Gates. Insieme al presidente di Microsoft ne fanno parte Amancio Ortega, fondatore della catena di fast fashion Zara, il “mago degli investimenti” Warren Buffet, il magnate delle telecomunicazioni messicano Carlos Slim Helù. Spazio anche per Jeff Bezos (Amazon), Mark Zuckerberg (Facebook), Larry Ellison (Oracle) e Micheal Bloomberg, ex sindaco di New York e proprietario dell’omonimo portale di informazione finanziaria. In tutto, fanno 426 miliardi di dollari.
Rapporto Oxfam: un grafico che spiega la concentrazione della ricchezza
Per capire cosa rappresenta tale concentrazione di ricchezza basta guardare il grafico soprastante. In esso si mostrano i patrimoni netti degli 8 miliardari più ricchi del mondo messi a confronto con il Prodotto interno lordo di alcuni stati dalla grandezza similare. “Un abitante del pianeta su 9 oggi andrà a letto affamato – si è commentato a margine della diffusione dei dati da Oxfam – quando alcuni uomini hanno talmente tanti soldi che diverse vite non basterebbero per spenderli”.
Sono state numerose le critiche di “demonizzazione del capitalismo” rivolte all’Ong. Grazie al “libero mercato”, solo nell’ultimo anno, hanno tenuto a precisare alcuni analisti, almeno 100 milioni di persone sono state tratte fuori dalla spirale di povertà in cui versavano.
Tuttavia, giusto una settimana fa, persino il World Economic Forum ha messo in cima alla lista delle minacce all’economia mondiale per il 2017 la polarizzazione della ricchezza e la crescita delle disuguaglianze. La disparità tra ricchi e poveri, si sottolineava dal WEF alla presentazione dell’annuale Global Risk Report, non è una “legge di ferro” dell’economia di libero mercato. È possibile combatterla con le scelte politiche giuste.