la mappa del 1993 che ha segnato il mondo: lo scontro delle civiltà
Questa mappa del 1993 ha segnato il mondo: lo scontro delle civiltà
Una mappa non è una fotografia della realtà. La mappa è una rappresentazione, e come tale si fonda su dei principi, valori e scopi prefissati. Il valore politico della geografia e della cartografia non è per nulla irrisorio. La discussione sulla geopolitica merita un approfondimento a parte. Qui, si vuole dar risalto a una mappa che ha cambiato definitivamente il modo di vedere il mondo e spiegarne le ragioni del successo, oltre che le sue evidenti implicazioni.
Lo scontro delle civiltà: la riflessione di Fukuyama che stimola il maestro
In un articolo per Foreign Affairs, il cattedratico Samuel Huntington riflette sulla transizione dalla fine dell’era ideologica della geopolitica, a una nuova tappa, ancora da scoprire. Riallacciandosi al dibattito – tutt’ora aperto – che provoca l’uscita del provocatorio “The end of history and the last man” (di Francis Fukuyama, allievo dell’autore di “Clash of Civilizations”), Huntington prova a descrivere i termini della prossima era geopolitica.
1993: Samuel Huntington pubblica la teoria dello scontro delle civilità, “Clash of civilizations?”
Considerando la “vittoria finale del capitalismo sul comunismo e l’assenza di qualsiasi alternativa” (Fukuyama), Huntington ridisegna la mappa del mondo in base alle civiltà (civilizations). Per Huntington, non si può più parlare di un mondo diviso in tre blocchi (un primo mondo capitalista, un secondo mondo comunista e un terzo mondo non allineato). Il politologo e scienziato politico propone un nuovo modello, che prevede una frammentazione decisamente maggiore e che si fonda nei tratti culturali e sociali, piuttosto che in quelli politici e ideologici.
Lo scontro delle civiltà: le dieci civilizzazioni
La teoria di Huntington fece discutere molto e continua a far discutere. Sia nel 1993 (anno di pubblicazione dell’articolo su foreign affairs) sia nel 1996, anno in cui Huntington pubblica un libro basato nell’omonima teoria: The Clash of Civilizations and the Remaking of World Order. L’idea di un mondo in cui le guerre dipenderanno unicamente dagli scontri di civiltà trova il suo appiglio nel periodo storico vissuto da Huntington. Gli anni ’90 sono stati densi di conflitti ai margini dell’Europa, in Medio Oriente e in Asia. Huntington disegna la mappa delle civiltà tenendo in considerazione i conflitti dell’epoca. In tutto, lo scienziato politico identifica dieci civilizzazioni (o civiltà): l’occidentale (con lo stendardo portato dagli Stati Uniti d’America), l’ortodossa (con la Russia come principale protagonista), la civiltà islamica, l’induista, l’islamico-induista, la buddista, la confuciana, la giapponese, l’africana e la latino-americana. I focolai di guerra e guerriglia si sviluppano, secondo l’autore della teoria, nelle linee di confine o all’interno degli stessi paesi dove si ripresentano determinate dinamiche, ma in scala minore.
Lo scontro delle civiltà e la narrativa post 11-S
Indubbiamente, l’attentato alle torri gemelle di New York del 11 settembre 2001 ha contribuito alla diffusione delle tesi di Samuel Huntington. Nonostante l’avversione dimostrata da molti accademici, la fatalità storica ha dato auge e lustro alla teoria dello scontro delle civiltà. Ciò implicó l’assimilazione della narrativa della teoria di Huntington da parte di una buona parte del mondo politico. Specialmente neoliberisti, conservatori e nazionalisti hanno utilizzato la retorica descritta in Clash of civilizations per giustificare la chiusura delle frontiere e la reazione al ‘corpo estraneo’ di un’altra civiltà.
Scontro delle civiltà: la soluzione di Huntington
Per l’autore della celebre e discussa teoria, il miglior modo per evitare conflitti che involucrino l’Occidente è evitare di intromettersi negli affari di paesi afferenti ad altre civiltà. In questo caso, si denota come la narrativa fondante del Clash of Civilizations sia stata utilizzata per fini differenti; uno su tutti: legittimare determinate pratiche politiche saldamente ancorate nell’ideologia.
Alessandro Faggiano
Twitter: @AlessFaggiano