Legge elettorale, Berlusconi al Foglio: armonizzarla nelle due Camere e poi al voto
E’ partita la “corsa al voto”, come hanno titolato in questi giorni tutti i giornali dopo la sentenza con cui la Consulta ha bocciato parti dell’Italicum. Ma l’unico leader politico che sembra frenare sull’ipotesi di un voto immediato è Silvio Berlusconi. Vuoi per i continui scontri con Matteo Salvini, vuoi per i sondaggi non proprio lusinghieri per Forza Italia, vuoi per la sentenza della Corte di Strasburgo attesa entro l’estate, sta di fatto che l’ex Cavaliere si è opposto con forza all’idea di andare alle urne anche con la legge elettorale vigente se non si riuscisse a trovare un accordo su un’altra legge.
Legge elettorale, Berlusconi: Parlamento intervenga e poi al voto
“Alla luce della sentenza della Consulta – dichiara Berlusconi in un’intervista al Foglio –, si pone la necessità di armonizzare i sistemi elettorali di Senato e Camera, come giustamente indicato dal Capo dello Stato. Questo non può essere un pretesto per dilazionare l’appuntamento con le urne (…) ma la necessità di un intervento legislativo esiste certamente: abbiamo bisogno di una legge elettorale il più possibile condivisa che garantisca la pena maggioranza parlamentare alla maggioranza degli elettori”. Per questo, il leader di Forza Italia spinge – in controtendenza con la sua proposta politica ventennale – per una legge proporzionale perché in un sistema politico tripolare il maggioritario diventa “inapplicabile” se non a prezzo di “una grave distorsione della democrazia”.
L’intervista rilasciata al direttore del Foglio, Claudio Cerasa, abbraccia molti temi diversi – dal rapporto Trump-Putin al conflitto d’interessi, passando per giustizia e Mediaset – che girano tutti intorno al “berlusconismo come egemonia culturale” (Cerasa).
Uno dei passaggi più importanti dell’intervista è quello dedicato all’Unione Europea, strettamente collegato con il tema politico dell’alleanza con i lepenisti nostrani. Berlusconi ci va giù pesante nei confronti di Bruxelles, e in questo sembra aver assimilato a pieno la retorica anti-europeista della coppia Salvini-Meloni.
Io credo che valga per l’Unione Europea la stessa distinzione che vale tra uno stato liberale e totalitario. (…) Noi avremmo voluto un’Europa nella quale in cambio della cessione di quote di sovranità si creasse uno spazio comune di libertà, di democrazia, di partecipazione. Al contrario un’Europa burocratica, nella quale alcuni tecnocrati fissano regole astratte e spesso ottuse, che favoriscono qualcuno ai danni di altri, somiglia piuttosto a un modello statalista e totalitario che a una comunità di uomini liberi. Non è strano che chi può sia tentato di fuggirne. Ma è un peccato, perché così fallisce il più bel sogno del 20° secolo, quello con il quale la mia generazione è cresciuta
E se Forza Italia tornasse al governo, quali sarebbero i primi punti programmatici? In primis certamente la giustizia. “Giusto processo, separazione delle carriere, inappellabilità delle sentenze assolutorie di primo grado e irretroattività di ogni effetto anche indiretto della legge penale” dice Berlusconi. Ma una battuta finale la dedica anche all’ex premier Matteo Renzi ¬ ribattezzato “royal baby” proprio dal fondatore del Foglio, Giuliano Ferrara. Berlusconi non esclude che Renzi possa tornare a Palazzo Chigi, come dicono in molti annunciando il de profundis del “renzismo” dopo il 4 dicembre. “Naturalmente deve essere in grado di raccogliere una maggioranza nel Pd e in Parlamento” chiosa Berlusconi. E il problema sta tutto lì.