Congresso Pd, Renzi rischia di non essere rieletto segretario: ecco perchè
Congresso Pd, Renzi rischia di non essere rieletto segretario: ecco perchè
Con la direzione nazionale di martedì scorso, è partita ufficialmente la corsa alla primarie nei democratici. A sfidare il segretario dimissionario Matteo Renzi saranno il governatore della Puglia Michele Emiliano e il ministro della Giustizia Andrea Orlando, che ieri ha annunciato la sua ‘discesa in campo.’
Primarie e congresso da svolgersi il prima possibile, almeno secondo l’idea di Matteo Renzi, che poco prima di partire per la California aveva esposto la necessità di chiudere in fretta questa fase di stallo, perché “la discussione è cominciata già da tre mesi e il Pd ha bisogno di una guida legittimata al più presto”. Da qui l’ipotesi del 9 aprile, una data che avrebbe un duplice obiettivo: risolvere in fretta il congresso e tenere ancora aperta la possibilità di elezioni politiche a giugno, data della consultazione per le amministrative.
Nonostante l’ipotesi di elezioni a giugno sia la meno praticabile, la commissione per il congresso sembra aver abbandonato la data del 7 maggio, gradita ai due sfidanti Emiliano e Orlando. La commissione è al lavoro sulle vecchie regole, e il reggente Matteo Orfini ha fatto sapere che anche la parte preliminare, le cosiddette convenzioni, potrebbero subire uno sprint. Se non si riuscirà a anticipare al 9, altra data altra potrebbe essere quella del 23 aprile. L’obiettivo dell’ex premier è sempre lo stesso: riottenere la leadership del PD e tornare le fila del partito: in caso di vittoria, ovviamente.
Congresso Pd, Orlando e Emiliano insieme contro Renzi?
Ed è proprio la discesa in campo del Guardasigilli a portare una certa preoccupazione dell’area renziana. Andrea Orlando ha infatti annunciato la sua candidatura a segretario del PD. Con lui saranno certamente l’ex ministro del lavoro Cesare Damiano, Gianni Cuperlo (che non seguirà Bersani nella scissione) e la maggior parte degli esponenti della corrente dei “giovani turchi”, escluso Orfini. Una candidatura ‘forte’, che potrebbe causare problemi all’ex premier, ma che potrebbe avere anche un altro obiettivo. Con una corsa a tre, c’è la possibilità che nessuno dei tre candidati raggiunga il 50 per cento alle primarie. In quel caso, a scegliere il leader sarebbero i delegati nell’assemblea nazionale eletti con le liste collegate agli sfidanti. E un accordo tra Emiliano e Orlando, improbabile ma non impossibile, escluderebbe Renzi da Largo del Nazareno.