Democratici e progressisti: quanto contano davvero gli scissionisti?
Democratici e progressisti: quanto contano davvero gli scissionisti?
Il nome scelto dal nuovo gruppo parlamentare Democratici e progressisti, composto da ex membri del Partito democratico e Sinistra italiana, ha fatto storcere il naso a molti. L’acronimo Dp, infatti, sarebbe speculare a quello del Pd. E’ “la maledizione del nome, in un’area troppo affollata di simboli, a furia di scissioni e ricomposizioni, fratture, riunificazioni”, ha scritto sulle colonne dal Corriere Pierluigi Battista. Intanto, i renziani diffidano gli ex Pd dall’uso dell’acronimo e la polemica sul nome fa passare in secondo piano il peso del nuovo gruppo. Qual è dunque l’effettivo peso politico degli scissionisti? Com’è cambiato lo scenario parlamentare dopo l’implosione del Pd?
Democratici e progressisti: decisivi nelle commissioni
Dopo la frantumazione del Popolo delle Libertà e della divisione di Scelta Civica, ora è toccato anche al Pd. Il Parlamento di questa travagliata legislatura, con la formazione dei Democratici e progressisti, conta ormai di 12 gruppi alla Camera e 11 a Senato.
Al Senato il peso politico del nuovo gruppo nelle commissioni è notevole. Soprattutto nelle commissioni permanenti in cui il governo non raggiunge la maggioranza. Di conseguenza, i tre gruppi del governo (Pd, Area Popolare e Per le autonomie) avranno bisogno di una stampella esterna. Due le possibilità: cercare voti dei gruppi ibridi (Misto, Gal, Ala-Sc) o, paradossalmente, dai neo fuoriusciti.
I Democratici e progressisti poi possono contare su un Presidente di Commissione alla Camera (Giuseppe Epifani alla X commissione attività produttive) e su 8 vice presidenti fra uffici di presidenza e commissioni. Non bisogna poi dimenticare poi che il viceministro Filippo Bubbico del governo Gentiloni ha deciso di aderire al nuovo gruppo.
Nella Commissione affari costituzionali, ad esempio, il governo (Pd, Ap e Aut) può contare su 10 senatori. Per raggiungere la soglia di maggioranza, diventano dunque indispensabili i 3 membri di Art. 1-Movimento democratici e progressisti, così da ridurre la necessità di dipendere dall’area mista. Stesso discorso per la commissioni Affari esteri, Finanza e tesoro e Igiene e sanità.
Democratici e progressisti: un appoggio necessario
La collaborazione fra le forze di governo e il nuovo movimento è, quindi, non solo naturale ma anche necessaria. Per ora il nuovo gruppo ha già comunicato il suo sostegno all’esecutivo guidato da Paolo Gentiloni che ieri a Domenica In ha assicurato: “La scadenza è la fine della legislatura”. Il presidente del Consiglio ha poi ammonito i parlamentari. “ll Parlamento – ha dichiarato il premier – non è un palcoscenico per risse politiche. Un po’ meno scontri verbali e litigi e un po’ più di produzione di leggi e di decisioni sarebbe molto apprezzato da parte dei cittadini”.