Traffico: la soluzione al problema la svela un video
Traffico: la soluzione al problema la svela un video
Il 9 maggio 2008, un tir si ribaltò su una delle arterie principali di San Paolo. Si formò una coda di 292 chilometri che coinvolse un terzo delle strade della metropoli brasiliana. Il 16 febbraio 1980, sull’autostrada Parigi-Lione a causa di una serie di incidenti, si formò una coda lunga 176 chilometri. Il 14 agosto 2010, su un tratto della China National Highway 110, nei pressi di Pechino, si è creato un ingorgo di oltre 100 chilometri. Ci vollero 11 giorni per smaltirlo. Naturalmente si tratta di casi limite, ma che il traffico sia diventato parte integrante della nostra esperienza quotidiana è incontestabile. Ma perché si forma? Ci sarà una soluzione per evitare di passare ore ore incolonnati?
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In teoria, non sarebbe così difficile ridurre l’incidenza del problema. Diminuire il numero delle auto, potenziare i servizi di trasporto pubblico, ridisegnare gli snodi secondari e introdurre corsie preferenziali in modo da facilitare il deflusso dalle grandi arterie stradali e così via, sembrano tutte idee interessanti al riguardo. Ma per funzionare, oltre che di tempo, hanno bisogno di una precisa volontà amministrativa. Inoltre, sempre più ricerche scientifiche stanno mettendo in discussione questo tipo di iniziative. Sarebbero solo dei palliativi. Il problema del traffico si risolve estirpandolo alla radice.
I fisici dell’Università di Nagoya hanno fatto un esperimento – divenuto storico – mettendo 22 vetture a circolare su una corsia singola a forma di anello lunga 230 metri. Poi hanno chiesto ai conducenti di guidare a una velocità costante di 30 chilometri orari. Il flusso del traffico è stato regolare per qualche minuto ma non sono tardati ad arrivare rallentamenti e frenate improvvise. Ben presto, insomma, la fluidità dello scorrimento si è alterata, propagandosi all’indietro come un’onda in un liquido.
Conclusione, il problema è più di natura “psicologica” che “meccanica”. Ancora più chiaramente: è l’uomo la causa del problema. Infatti, basta il momento di nervosismo di un automobilista, una distrazione cui segue una frenata un po’ brusca che costringe a rallentare le auto che seguono, un piccolo restringimento della carreggiata che fa alzare il piede dall’acceleratore, perché si formi una coda chilometrica.
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Se la causa è l’uomo, la soluzione sono i robot? Quasi. Almeno nell’immediato futuro. Gli scienziati dell’Università di Seul, Hyun Keun Lee e Beom Jun Kim hanno creato un algoritmo che se installato sulle auto di prossima generazione arginerebbe il formarsi delle code. Se la congestione stradale, come si è visto, è il prodotto dell’interazione tra i veicoli stessi, per evitare qualsiasi tipo di imbottigliamento, è necessario agire proprio su questa interazione.
I due scienziati coreani si sono ispirati al sistema dell’«automa cellulare». Per capire in cosa consista, si pensi a una qualsiasi griglia divisa in un numero finito di “celle” (un foglio a quadretti, per esempio). Ogni cella ha una “forma” e una serie di possibili “stati”. Con il passare del tempo lo stato di ogni cella varierà secondo regole basate sulla prossimità con le cellule vicine. In pratica, ogni cella cambia il proprio stato in base allo stato delle celle adiacenti. Queste a loro volta cambiano stato secondo lo stesso principio. Il risultato è la formazione di una struttura dinamica che in alcuni casi si evolve in maniera indefinita.
Basandosi su questo sistema, Lee e Kim hanno elaborato un modello che, in parole povere, mettendo in comunicazione i veicoli (trasferimento di dati su densità di auto nelle vicinanze e velocità delle stesse), suggerisce agli automobilisti quando rallentare. I risultati sono stati sorprendenti. Gli esperimenti hanno dimostrato che procedere alla velocità calcolata dall’algoritmo in prossimità di un ingorgo favorisce il rapido ripristino del flusso stradale. La soluzione ideale, suggeriscono i ricercatori, sarebbe l’automatizzazione completa dei veicoli. Lasciando all’uomo la scelta di rispettare o meno il suggerimento, si sa dove si va a finire.