Sondaggi politici SWG, haters: l’odio, la volgarità e la violenza in rete sono una realtà?
Sondaggi politici SWG, haters: l’odio, la volgarità e la violenza in rete sono una realtà
Nell’ultimo dossier settimanale di SWG si parla di haters e “hate speech”. Un fenomeno già analizzato in sondaggi anteriori (ne menzioniamo uno dello stesso istituto demoscopico) e sicuramente tra i più interessanti da studiare criticamente. In questo articolo ci concentriamo sulla percezione della diffusione dell’hate speech. Dai risultati, si evince che la gran maggioranza percepisce una diffusione generalizzata dell’odio e della violenza in rete. Ciò nonostante, una percentuale decisamente inferiore afferma di imbattersi spesso nell’hate speech.
Sondaggi politici SWG, haters: solo l’1% crede in assenza d’odio in internet
Alla domanda “Secondo te quanto sono diffusi questi contenuti e atteggiamenti [offensivi, violenti ecc.] in rete?” Una percentuale infima risponde con la scelta più “ottimista” (per niente). Solo l’1% ritiene che non vi sia alcun problema legato all’hate speech.
La risposta maggiormente diffusa è quella che afferma che tali atteggiamenti siano abbastanza diffusi. A rispondere in questa maniera è il 58% del campione. Tuttavia, anche la risposta più estrema – molto diffusi – riceve un amplio consenso (28%). Nel complesso, quindi, l’86% degli italiani ritiene che l’hate speech in rete sia generalmente diffuso.
Sondaggi politici SWG, hate speech: la differenza tra percezione ed esperienza
Quando si parla dell’esperienza personale, però, il risultato cambia radicalmente. La domanda è la seguente: “Ti capita di entrare in contatto con contenuti offensivi o violenti quando sei online?”
In questo caso, ‘solo’ un 32% degli intervistati afferma di imbattersi con frequenza – somma del risultato di “sempre” (5%) + spesso (27%) – con tali contenuti. La moda (ovvero, la risposta con la maggior frequenza) è “ogni tanto”. Risponde così il 47% del campione. Nel complesso, quindi, 4 italiani su 5 si imbattono con più o meno frequenza nei contenuti ritenuti violenti, volgari, razzisti e che fomentano l’odio. Un restante 21% (ben lotano dall’1% legato alla percezione della diffusione “nulla” dell’hate speech) afferma di non essersi mai imbattuto in quei contenuti. Si rileva, pertanto, una certa discrepanza tra percezione ed esperienza dell’hate speech in rete.