I costi del non fare, un’altra prospettiva nell’era dei No-TAV
I No-TAV, i No-TEM, gli anti-Gronda, e tutta la miriade di attivist Nimby (Not in my backyard) si diverte da sempre in calcoli per verificare i costi e i benefici delle opere proposte e a cui si oppongono, spesso con metodologie discutibili, visti i risultati di una bocciatura senza appello cui si arriva.
All’università Bocconi è stato creato, nel 2005, al contrario, l’“Osservatorio per i Costi del Non Fare”, valuta gli impatti economici, sociali e ambientali dei ritardi nelle infrastrutturazioni strategiche nel nostro Paese.
La metodologia, sviluppata dai ricercatori di Agici (società di ricerca e consulenza specializzata nel settore delle utilities e delle infrastrutture), si basa tra l’altro sulla Cost-Benefit Analysis, l’attenzione si concentra sui progetti infrastrutturali relativi ai settori dell’energia, dei rifiuti, della viabilità stradale e ferroviaria, dell’idrico e delle telecomunicazioni. Il progetto, inoltre, approfondisce le cause dell’inerzia e formula proposte concrete per il loro superamento.
L’idea di fondo è che se la realizzazione di una infrastruttura genera dei benefici, la sua mancata attuazione produce dei costi pari alla mancata utilità.
Di fatto gli step seguiti sono:
- Individuazione delle Policy di sviluppo settoriale
- Determinazione del fabbisogno infrastrutturale di ogni settore
- Analisi Costi Benefici di singole infrastrutture per ciascuna classe
- Calcolo dei CNF di classe, di settore e di sistema
I CNF sono costi che la collettività potrebbe sostenere se nulla venisse fatto.
Di fatto è stato calcolato che i costi del non fare in campo infrastutturale per il quindicennio 2012-2027 sono:
Sarebbero circa 60 miliardi l’anno.
Oltre a questi costi vi è il settore telecomunicazioni che da solo in 16 anni costerebbe circa 429 miliardi di inazione.
Subito dopo vi è il trasporto ferroviario, con 132 miliardi, in cui erò la parte del leone la fa l’inazione nelle ferrovie convenzionali, quelle dei pendolari che dovrebbero essere un fortissimo driver alla produttività delle aziende, per 100 miliardi.
Poi altri 100 miliardi per l’immobilismo relativo alle autostrade: se nei primi anni ’80 eravamo primi in Europa per km costruiti, nei successivi 30 anni siamo stati ampiamente superati oltre che dalla Germania, anche da Francia e Spagna. A luglio viene inaugurata finalment ela Brebemi, costruita con fondi non statali, ma altri tratti rimangono in stand-by, come l’Asti-Cuneo, e la Pedemontana si sta facendo ma più lentamente, per non pensare all’annosa questione dell’asse tirrenico e il tratto Livorno-Civitavecchia.
Oltre all’analisi il CNF elabora anche proposte per il futuro, per esempio suggerendo modifiche di metodo e linee guida per una legge quadro che renda più snella la realizzazione di un’opera in tutte le sue fasi, con diversi punti fermi:
a) un’accurata scelta delle opere prioritarie in grado di generare significativi benefici per il paese;
b) la ridefinizione degli iter procedurali per semplificare e velocizzare la realizzazione;
c) la formulazione di scelte più democratiche, aperte alla partecipazione di tutti gli stakeholders e in particolare dei cittadini;
d) l’innovazione nella raccolta e nell’impiego delle risorse finanziarie
Le fasi e gli elementi chiave sono quelli illustrati nello schema:
Dal punto di vista dei contenuti, infine, le priorità indicate dal centro studi bocconiano sono:
1) Priorità strategiche come la banda larga ed ultralarga, per superare lo storico digital divide, aumentare la produttività e l’efficienza dell’economia reale, e favorire l’inclusione sociale e la qualità della vita
2) La mobilità e la logistica dei trasporti, fondamentali per aumentare la competitività delle nostre produzioni.
3) L’energia e l’efficienza energetica, sia per un problema di costi e di “indipendenza”, ma anche per la necessità di essere presenti in un comparto innovativo e industrialmente strategico
4) Piccoli interventi come piste ciclabili e strade, sulle scuole e sugli edifici efficienti, sulle reti web e su una illuminazione pubblica intelligente