Movimento Democratici e Progressisti: bocciata l’unità del centrosinistra
Movimento Democratici e Progressisti: bocciata l’unità del centrosinistra
Si è conclusa ieri Fondamenta, la kermesse milanese di tre giornate di Articolo 1 – Mdp. “L’appuntamento di Milano è una tappa importante della costruzione del nostro progetto, che nelle settimane immediatamente successive dovrà vivere e arricchirsi a livello territoriale” si legge sul sito del nuovo movimento creato dai fuoriusciti del Partito Democratico. Intenzionati a creare un partito alternativo al Pd, al fine di intercettare l’elettorato di centro-sinistra e sinistra deluso dal renzismo, “ripartendo dalle fondamenta per superare la crisi e costruire futuro”.
Movimento Democratici e Progressisti: nuova proposta elettorale
“Intendiamo animare questo percorso in forma aperta – si continua a leggere sul post – coinvolgendo fin da Milano gli interlocutori politici e sociali con i quali vogliamo costruire la proposta di cambiamento da presentare agli italiani alle prossime elezioni”.
Molti gli argomenti sul banco delle tre giornate allo Spazio MegaWatt Court di Milano. Tra i principali: futuro del centro-sinistra; rapporto con il Partito Democratico; sfida elettorale ai movimenti populisti; elezioni e riforma elettorale; lavoro e voucher.
Molti anche gli ospiti. Oltre ai big Articolo 1, come Bersani e D’Alema, presenti anche le parti sociali con la leader CGIL Susanna Camusso, e Emma Bonino.
Movimento Democratici e Progressisti: l’intervento di Pisapia
Tra gli ospiti più attesi, l’ex sindaco del capoluogo lombardo, Giuliano Pisapia. Ed è proprio l’intervento del leader di Campo Progressista, ad accendere il dibattito mediatico maggiore. “Dopo le amministrative diamoci, al più presto, un appuntamento nazionale fondativo di un nuovo centrosinistra” esorta l’ex primo cittadino milanese. “Siamo di fronte ad un’enorme sfida. Ma se siamo credibili, forti e uniti per ragionare sul futuro, allora riusciremo a creare quel soggetto che tanti aspettano. Non più le tende ma le case. Una nuova casa per tutti”.
Durante l’intervento, l’appello all’unità del centro-sinistra è un climax ascendente. “Lo dico e lo ripeto: c’è stato un piccolo passo avanti Prodi dice ‘meglio un osso che niente’, io che il bicchiere è mezzo pieno. Non accettiamo furberie: il centrosinistra è un programma condiviso, un cammino condiviso, un leader condiviso”. Si nota, qui, un tono critico nei confronti del modus operandi del Pd renziano.
Pisapia ripercorre anche “le cose buone” fatte dal governo dem, come le unioni civili, la legge contro il caporalato, l’accoglienza ai migranti. Mete, sottolinea, raggiunte grazie all’unitarietà del centro-sinistra. Ribadisce, infatti: “E’ un errore dividersi sempre sulle parole e sulle persone. Ma ancora più grande è dividersi sulle speranze e sui progetti. C’è bisogno di un immenso sforzo collettivo per lavorare con chi ci sta vicino; ma, guardando lontano, dobbiamo superare le lacerazioni e fare di tutto per trovare la sintesi su un programma. Non sono un sognatore, ma non mi rassegno e non voglio lasciare il paese alle destre e al populismo. E qui credo sia iniziato un cammino comune che può portare lontano”.
Movimento Democratici e Progressisti: la chiusura di Speranza
Nonostante la pioggia di applausi a Giuliano Pisapia, da Mdp sembra arrivare un segnale di chiusura: “In un paese normale ci sarebbe il centrosinistra, ma la realtà è che il centrosinistra si è rotto non su questione personali ma per scelte politiche sbagliate” commenta Roberto Speranza, deputato tra i fondatori di Articolo 1. Che continua: “Capisco il tentativo di riunire nelle parole di Giuliano. Ma serve chiarezza limpida. Serve un’alternativa. Qui non si tratta di addolcire il renzismo ma di superarlo”.
Movimento Democratici e Progressisti: Pisapia apre a Renzi
“Superare il renzismo? Superare è sempre qualcosa di positivo” ribatte Giuliano Pisapia. “E’ diverso, però, dal mettere paletti, che non devono essere paletti personali né da una parte né dall’altra. Devono essere soprattutto paletti politici e programmatici”. Ai giornalisti che gli chiedono se nella nuova casa possa entrare anche Renzi: “Sarà lui a deciderlo: la casa è aperta, unitaria e progressista. E all’interno del centro-sinistra ci devono essere il centro e la sinistra. Chiunque vuole partecipare è solo gradito e sarà per noi prezioso”.
Movimento Democratici e Progressisti: centrosinistra nella seconda repubblica
Il Professor Tommaso Montanari su Huffington Post scrive: “Dalle giornate milanesi di Articolo 1 – MdP arriva qualche novità per la sinistra? Risposta: no”. A suo avviso, nei temi trattati, nelle soluzioni immaginate, nelle modalità d’azione e processi decisionali proposti, non vi è alcuna novità rispetto alla tradizione, per dirla in breve, “ulivista” del centrosinistra della Seconda Repubblica.
Dal 1994 ad oggi il centro-sinistra ha ricercato spasmodicamente una via per vincere le elezioni, come tutte le altre forze politiche in campo. E lo ha fatto cercando di adeguarsi alle modifiche delle regole elettorali che negli anni si sono venute a configurare (Mattarellum, Porcellum). Detto ciò, non è mai riuscito veramente nell’intento.
Le leggi elettorali che si sono susseguite dalle elezioni del 1994 a quelle del 2013 aiutavano le grandi formazioni. Nel 1996, infatti nasceva l’Ulivo. Questo ha permesso la conquista del governo da parte di Prodi. Ma, è risaputo, si trattava di una vittoria mutilata, che necessitava dell’appoggio esterno di Rifondazione Comunista. Inoltre, nel ’96, la vittoria del centro-sinistra veniva facilitata dalla divisione del centro-destra. La Lega Nord, infatti, si presentava da sola, conquistando più del 10% dei voti nella parte proporzionale.
Altra vittoria del centrosinistra nel 2006, elezioni di inaugurazione del Porcellum. Una vittoria tutt’altro che netta. Al Senato erano solo due i seggi che separavano la coalizione di centro-sinistra da quella di centrodestra. A questo si aggiungeva una frammentazione alle stelle. Per beneficiare del premio di maggioranza alla coalizione, la formazione guidata da Prodi era formata da 13 differenti liste. Quella di centro-destra, capeggiata da Berlusconi, da 12. Il che alimentava le difficoltà di conduzione dell’esecutivo.
Alle elezioni del 2008 il centro-sinistra si riunisce nel Partito Democratico e il centro-destra nel Popolo della Libertà. Per il resto, è storia recentissima.