Riforma legge elettorale: approvato Rosatellum, testo base del Pd
Riforma legge elettorale: approvato Rosatellum, testo base del Pd
Ieri la Commissione Affari Costituzionali della Camera ha approvato il testo base della legge elettorale. Accantonata l’idea iniziale di una sorta di Italicum bis. Accolta la proposta del Partito Democratico, il cosiddetto Rosatellum.
Riforma legge elettorale: respinto Italicum bis
Il Pd in queste settimane ha proposto un sistema elettorale misto caratterizzato da una parte maggioritaria (50% dei seggi) e una proporzionale (restante metà) per l’elezione di deputati e senatori.
Dopo il no dei democratici all’Italicum bis, insieme a Lega, Svp e Ala, il relatore Andrea Mazziotti ritirava il testo base. Ora, la Commissione Affari Costituzionali della Camera adotta il testo base proposto dal PD. Votano a favore, anche Scelta Civica – Ala, Svp, Lega e Centro democratico e solidale. Contrarie quasi tutte le altre forze: Forza Italia; Movimento 5 Stelle; Mdp; Sinistra italiana. Astenuti: fittiani; Fratelli d’Italia; Civici e innovatori. Assenti gli esponenti del gruppo di Alternativa popolare.
Il termine fissato per presentare emendamenti al testo base in Commissione è venerdì 26 maggio alle 14.30. Da lunedì 29 maggio inizieranno le votazioni. Il testo dovrebbe approdare in aula lunedì 5 giugno.
Riforma legge elettorale: Rosatellum, cosa prevede?
Ma che sistema elettorale disegna il testo base della legge elettorale approvato in Commissione, il cosiddetto Rosatellum? Si tratta di un sistema elettorale misto uguale per Camera e Senato. I seggi vengono ripartiti per il 50% attraverso un sistema maggioritario a turno unico. Per il restante 50% previsto l’uso del sistema proporzionale. Abolito il premio di maggioranza. Per quanto riguarda la parte maggioritaria, il territorio nazionale è suddiviso in collegi uninominali. In ognuno di essi viene eletto il candidato che ottiene più voti.
Riforma legge elettorale: proporzionale, sbarramento, lista bloccata
Per quanto riguarda la parte proporzionale, i candidati vengono eletti, sulla base della percentuale di voti ottenuta da ogni lista, a livello nazionale alla Camera e a livello regionale al Senato. Il sistema prevede una soglia di sbarramento al 5% per entrambi i rami del Parlamento. Fanno eccezione le liste per le minoranze linguistiche che devono raggiungere il 20% dei voti nella propria regione per accedere alla ripartizione di seggi. La lista dei candidati è bloccata, dunque non sussiste il voto di preferenza, e in ognuna di esse nessuno dei due sessi può rappresentare più del 60% dei candidati. La dimensione delle circoscrizioni (collegi plurinominali) è piccola. Nella parte proporzionale, ogni collegio plurinominale elegge da un minimo di due candidati a un massimo di quattro.
Riforma legge elettorale: pluricandidature in tre collegi
Per quanto riguarda le candidature, ogni candidato può presentarsi in un massimo di tre collegi ma in un solo collegio uninominale. In caso di plurielezione, non è il candidato a scegliere il collegio in cui essere eletto. In questo modo si cerca di scongiurare il pericolo di tatticismi politici rilevati con il Porcellum, soprattutto alle politiche del 2006. Se eletto sia con l’uninominale che con il proporzionale, al candidato sarà assegnato il seggio uninominale. Nel caso in cui un candidato risulti eletto in due collegi plurinominali, vincerà il seggio della circoscrizione in cui la lista a cui è collegato ha conquistato la percentuale minore di voti.
Riforma legge elettorale: due schede elettorali
Al momento del voto, a ogni elettore vengono date due schede elettorali. Una per la Camera, una per il Senato. In ciascuna scheda l’elettore vota sia per la parte maggioritaria che per quella proporzionale.
Ogni candidato dei collegi uninominali (parte maggioritaria) è collegato a una o più liste che lo appoggiano nella parte proporzionale. Nel caso in cui un candidato è appoggiato da più di una lista, la scheda elettorale, nella parte maggioritaria, riporterà il suo nome tante volte quante le liste cui è collegato. Accanto al simbolo delle liste vengono stampati i nomi dei candidati, da due a quattro, da eleggere con sistema proporzionale attraverso il voto di lista.
Per fare un esempio sull’elezione nei collegi plurinominali: se nel collegio plurinominale A, nel quale vengono eletti quattro candidati, la lista 1 ottiene tre seggi, saranno dichiarati eletti i primi tre candidati, su quattro, i cui nomi erano espressi accanto alla lista 1 nella scheda elettorale.
Ogni elettore ha a disposizione un solo voto per scheda elettorale. Lo si potrà esprimere mettendo un segno:
1) su un candidato nel collegio uninominale; in questo caso il voto va anche alla lista a cui esso è collegato nella parte proporzionale
2) su una lista; in questo caso il voto va anche al candidato nel collegio uninominale al quale tale lista è collegata
3) sia sul candidato nel collegio, sia sulla lista ad esso collegata
Dunque, non è previsto il voto disgiunto. Pertanto, il voto espresso per un candidato nel collegio uninominale e per una lista collegata ad altro candidato è nullo.