Legge elettorale 2017: voto segreto e fine dell’intesa. Renzi rinuncia alla riforma
Legge elettorale 2017: voto segreto e fine dell’intesa. Renzi rinuncia alla riforma
Che l’approvazione non fosse automatica era scontato. Nonostante l’accordo a 4 in Commissione (Pd, M5S, Fi e Lega). Ma i colpi di scena, in politica, sono all’ordine del giorno. Specie se si parla di legge elettorale.
Legge elettorale 2017: voto segreto e fine dell’intesa Pd, M5S, Fi e Lega
Giovedì scorso l’intesa a 4 sul testo base della riforma elettorale è saltato. A farlo saltare, e a inasprire i toni del dibattito, un errore tecnico. La presidente Boldrini indiceva il voto segreto sull’emendamento dell’azzurra Biancofiore, accogliendo la richiesta dei presidenti dei gruppi Alternativa Popolare e Civici e Innovatori. Questo riguardava l’applicazione della riforma elettorale anche nei collegi elettorali del Trentino Alto Adige, per la quale i relatori avevano espresso parere contrario in Commissione.
Ma alla Camera, sul tabellone, invece di spuntare le palline azzurre, come accade in caso di votazioni segrete, apparivano palline rosse e verdi, come accade in caso di voto palese. Si scorgevano, così, numerosi voti verdi a favore dell’emendamento tra i banchi del Movimento 5 Stelle. Il risultato, infatti, dimostrava l’accaduto: 270 favorevoli, 256 contrari e un astenuto.
Legge elettorale 2017: M5S accusato numero uno
“I cinque stelle fanno fallire la legge elettorale. Per pochi secondi il voto è stato palese, loro hanno votato a favore e questa è la prova”. Twitta, pochi minuti dopo il fatto, il relatore dem Emanuele Fiano, postando un fermo immagine del tabellone al momento dell’errore tecnico. Nella foto si vede che i presenti pentastellati votano a favore. I grillini, dunque, diventano, immediatamente, gli accusati numero uno.
Legge elettorale 2017: all’appello mancano 59 voti
Considerando i numeri, però, si osserva che, togliendo gli 82 deputati M5S presenti in Aula e votanti sì, rimangono comunque 59 voti favorevoli all’emendamento da ricercare tra i banchi del Pd, Fi, Lega e Svp (partito di maggioranza in Trentino rappresentante della minoranza tedesca). Infatti, gli esponenti della ‘maggioranza’ pro sistema italo-tedesco che hanno partecipato alla votazione sono 397 (46 di Fi, 18 Lega, 246 Pd, 82 M5S e 5 Svp). Ma l’esito mostra che votano contro l’emendamento Biancofiore solo 256 deputati. Rimangono, così, 59 sì da aggiungere ai ‘franchi tiratori’ grillini.
“Se ci sono vigliacchi ed irresponsabili, quelli appartengono al Pd” risponde il deputato cinquestelle Danilo Toninelli. “Il M5S aveva detto che avrebbe votato a favore dell’emendamento sul Trentino” continua riferendosi all’intervento del grillino Riccardo Fraccaro, che aveva proposto un emendamento simile a quello della Biancofiore. “I nostri voti non dovevano far cadere questa legge sulla base della vostra maggioranza bulgara. I traditori sono i vostri. Siete vigliacchi: lo avete fatto nel buio del voto segreto”. E conclude: “Uccidete una legge elettorale che era fatta insieme per un feudo di undici seggi del Trentino”. Sempre dalle file del Movimento, il capogruppo Roberto Fico continua l’attacco al Partito Democratico: “Sembrava un emendamento normalissimo. La maggioranza aveva tutti i numeri per bocciarlo. Sono quattro anni e mezzo che ci bocciano le cose, è impossibile che non riescano a bocciare un emendamento sul Trentino Alto Adige”.
Legge elettorale 2017: ritorno in Commissione del testo
“E’ troppo facile farsi belli di fronte alle telecamere” controbatte Fiano. “Il parere contrario a questo emendamento era frutto dell’accordo in commissione e se il M5S ci avesse detto che era un tema fondamentale ne avremmo preso atto. E’ da incoerenti dire una cosa e poi cambiare idea al momento del voto”. Intanto, alla Camera, il Pd chiede il rinvio in Commissione, accordato dall’Aula. Un rinvio tutt’altro che sereno, che non promette nulla di buono.
Legge elettorale 2017: al voto con il Consultellum
Si invocano, infatti, nuovamente le urne, da l’una parte e dall’altra. “Ora si vada a votare e basta” commenta il cinquestelle Luigi Di Maio. “Andiamo a votare con la legge elettorale che c’è, il Consultellum. Noi abbiamo accolto tutti gli appelli del Capo dello Stato. Ma adesso basta. Si deve andare a votare al più presto possibile”. Dello stesso parere il portavoce della segreteria del Partito Democratico, Matteo Richetti: “L’accordo è saltato, facciamo le amministrative e poi sulla nuova legge elettorale si vedrà”.
Legge elettorale 2017: voto segreto e voto palese
Se si ammette che vi sia una colpa, è lasciato ad ognuno il libero arbitrio in merito alla questione.
Ma vi sono delle considerazioni da fare. Attualmente il voto segreto è disciplinato dalle modifiche regolamentari approvate, sia per Camera che Senato, nel 1988. Queste stabiliscono il principio generale per il quale le votazioni hanno luogo a scrutinio palese. A tale principio si deroga per le votazioni riguardanti le persone. Ma non solo. I parlamentari possono fare richiesta di voto segreto per molte altre materie, tra cui quella elettorale, come esplicitamente specificato nel Regolamento della Camera.
Da un trentennio si sono susseguite, di legislatura in legislatura, numerose richieste di specificazioni rigorose del campo di applicazione dello scrutinio segreto, al fine di limitare incertezze e dubbi interpretativi. Questo perché le minoranze parlamentari, anziché condizionare le maggioranze, si contrappongono frontalmente ad esse, in vista della loro sostituzione. Il voto segreto, infatti, è da sempre utilizzato dalle opposizioni come strumento di ostruzionismo. O meglio, come arma per far esplodere contraddizioni interne alla maggioranza. Tale comportamento incrementa, pertanto, un’esigenza di trasparenza. Necessità tutta a favore del voto palese, a scapito di quello segreto. Ma che, contemporaneamente, abbisogna di un senso di responsabilità politica ad oggi assente nelle nostre istituzioni parlamentari.
Legge elettorale 2017: Renzi si avvicina a Pisapia. Ma…
“Niente più Rosatellum o Mattarellum” dichiara Matteo Renzi dal Nazareno. “Ormai è chiaro che in questo Parlamento non c’è spazio per una riforma. Si voterà con le leggi attuali”. E continua: “Era sempre più evidente che il patto stesse barcollando. Poi, certo, andare sotto su un emendamento di Forza Italia, votato dai grillini, è paradossalmente una cosa perfetta”. Renzi sentenzia: “La colpa di tutto questo è di Grillo”.
Vista la situazione, il segretario Pd guarda a sinistra e apre all’ex sindaco di Milano, Giuliano Pisapia: “Ho già detto a Giuliano di correre divisi alla Camera e insieme al Senato. Al Senato – continua Renzi – infatti la soglia è all’8%, ma diventa il 3% per i partiti coalizzati”.
“La cosa mi colpisce” risponde Pisapia intervistato da Rainews24. “Io sono per il massimo dell’unità. Ma non si può fare un’apertura dopo mesi e mesi in cui abbiamo cercato un’alleanza di centrosinistra in discontinuità. E soprattutto – continua l’ex primo cittadino milanese – dopo una sconfitta come quella di ieri – riferendosi alla débâcle di giovedì alla Camera – che presupponeva coalizioni diverse”. E intervenendo alla festa di Radio Popolare, Giuliano Pisapia aggiunge: “Se davvero vuole la coalizione di centrosinistra faccia le primarie. Poi vediamo chi le vince”.
Comunque sia, sfugge un particolare. Il Consultellum, sistema elettorale risultato dalle due sentenze della Corte Costituzionale, mantiene sì le soglie di sbarramento previste dal Porcellum, in entrambi i rami del Parlamento, ma bandisce le coalizioni.
Allo stato dell’arte delle regole elettorali, dunque, a meno che due o più forze politiche non decidano di confluire in un’unica lista per le elezioni, i partiti potranno coalizzarsi solo post voto.
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