Incontro Pd-M5S, i no di Renzi al Democratellum. Fissato un secondo round
Il Movimento 5 Stelle non arretra, mentre Renzi chiede un confronto serio sulle riforme. Così si potrebbe riassumere lo streaming del primo dibattito – senza litigi – Pd-M5S sul futuro del paese. Ma i pentastellati hanno chiesto un secondo round in cui verranno chiariti alcuni aspetti del cosiddetto Democratellum, la proposta di legge elettorale presentata ai democratici dai rappresentanti dei 5 Stelle Luigi Di Maio, Danilo Toninelli e i capigruppo Brescia (Camera) e Buccarella (Senato). Non era presente, invece, il leader Beppe Grillo.
Il confronto è stato aperto, non senza frecciate provenienti da entrambe le parti. Il premier Renzi e il deputato Di Maio si sono stuzzicati più volte, ma la tensione non è mai salita nel corso dello streaming. L’ex sindaco di Firenze – presente, a sorpresa, nell’aula della Commissione esteri di Montecitorio, assieme ad Alessandra Moretti, Debora Serracchiani e a Roberto Speranza – ha esternato tutti i suoi dubbi sul sistema elettorale spiegato da Toninelli e scherzosamente ribattezzato dallo stesso premier “Toninellum”.
“NO ALLE PREFERENZE NEGATIVE” – Bocciata sul nascere la principale novità introdotta dai grillini con il Democratellum. Su questo punto, infatti, il segretario Pd ha ammesso le sue perplessità: Sulla vostra norma delle preferenze negative abbiamo dei dubbi – ha detto –. Ricorda più la nomination del Grande Fratello. A mio giudizio il sistema svizzero che proponete – ha continuato – ha il rischio di essere oggetto di voto di scambio allo stesso modo del voto di preferenza, se non più. Ma voi, oltre a questo, date al partito politico la possibilità di allearsi con chi vuole il giorno dopo”.
“CHI VINCE LO SA LA SERA STESSA DELLE ELEZIONI” – Altro elemento non indifferente, il tema della governabilità: “La sera delle elezioni si deve sapere chi ha vinto ed eventualmente siamo pronti a introdurre il ballottaggio”, ha rimarcato il premier, che poi ha chiesto alla delegazione 5 Stelle: “Siete disponibili a introdurre nella legge elettorale un elemento di ballottaggio che consenta di stabilire chi ha vinto al primo o secondo turno?. E’ un elemento da mettere sul tappeto”. “Per questo motivo – ha concluso – il Democratellum è, secondo noi, molto interessante sotto tanti aspetti ma gravemente deficitario sotto il profilo della governabilità”.
“MAI PIÙ INCIUCI E LARGHE INTESE” – Il presidente del Consiglio ha, inoltre, ribadito la sua contrarietà alle larghe intese: “Noi ci siamo dentro, sembrerà strano sentirlo da noi, anche se col tempo si sono ristrette”. Il ballottaggio rimane, dunque, un caposaldo dell’Italicum: “Mentre il nostro sistema dei sindaci costringe a dire prima con chi ci si allea, con il vostro si attribuisce al gruppo il potere di decidere gli alleati”.
Nonostante le divergenze di sostanza, Renzi ha apprezzato lo spirito conciliante e riformista degli esponenti pentastellati: “Siamo molto felici di poter ragionare e confrontarci insieme: se c’è un modo di trovare un punto d’incontro sulla legge elettorale ne siamo felici, perché le regole si scrivono insieme e lo diciamo fin dal primo momento”.
Dal canto loro, Toninelli e Di Maio hanno ringraziato il presidente del Consiglio: “Siamo contenti della vostre osservazioni. La legge elettorale che portiamo qui è solo un punto di partenza per superare determinate criticità”. E hanno ipotizzato una scadenza per l’approvazione: “Noi pensiamo che possa essere pronta in cento giorni ed esser approvata. Non è a scatola chiusa”.
Al termine del confronto, le due delegazioni si sono date un altro appuntamento: “Come metodo di lavoro – ha detto il vicepresidente della Camera dei 5 Stelle – vorrei che noi adesso, acquisite le vostre osservazioni, tra tre o quattro giorni al massimo ci rincontriamo e valutiamo i punti di caduta sui quali poter discutere una legge elettorale insieme”. In più, si è fatto portavoce della nuova strategia del MoVimento: “Siamo disponibili ad un tavolo delle riforme”.