Intelligenza artificiale: ecco come potrebbe rivoluzionare la salute
Intelligenza artificiale: ecco come potrebbe rivoluzionare la salute.
Intelligenza artificiale: non solo la guida senza pilota, ma l’AI potrebbe rivoluzionare anche il mondo della salute e della medicina. I dottori che ci hanno in cura potranno essere agevolati da algoritmi e software. Potrebbero perfino predire una grave malattia e curarla in tempo. Al vertice di tutto questo i soliti colossi: Microsoft, Google, Apple, ma anche le università. Da Cupertino, forse, è cominciato tutto, con i suoi investimenti in software finalizzati al controllo della salute. Quelle che possono sembrare solo teorie, sono provate dai fatti. Parliamo sempre di ricerche scientifiche, che però hanno già portato dei risultati promettenti.
Intelligenza artificiale e salute: primi risultati
Come in California, dove un’applicazione è riuscita a segnalare l’aritmia cardiaca con il 97% di precisione. In Regno Unito è stato sviluppato un algoritmo in grado di predire un attacco di cuore. Una collaborazione tra l’Università del Vermont e i ricercatori di Harvard ha portato alla creazione di un’applicazione in grado di riconoscere i sintomi della depressione.
L’intelligenza artificiale non riguarda i robot o computer superintelligenti. Riguarda invece la guida autonoma, ma questo è più un vezzo ludico. L’AI si nutre di algoritmi, codici di programmazione, software predittivi. E le grosse aziende ci stanno guardando lungo, sperimentando nel campo della salute. Non solo le più prestigiose università e istituti di ricerca sono sul campo. Lo smartwatch e lo smartband saranno strumenti medici sempre più accurati e precisi nel segnalare un problema e trovare una soluzione immediata. Ci sta lavorando Google, con una divisione apposita. IBM è improntata in uno studio finalizzato ad approfondire il funzionamento dei tumori. Per quanto riguarda la prevenzione del cancro, ci stanno pensando Microsoft e Intel.
Intelligenza artificiale e salute: cognizione e predizione delle malattie
Il minimo comune denominatore è sempre l’intelligenza artificiale, approfondita in due rami: cognizione e predizione.
- Cognizione: comprensione delle malattie per agevolare la ricerca e la scoperta di una cura.
- Predizione: analisi delle conseguenze di sintomi giudicati inizialmente di poca rilevanza o ignorati del tutto.
La predizione è senza dubbio uno degli elementi più affascinanti quando si parla di AI applicata al campo sanitario. L’intelligenza artificiale è in grado di confrontare una serie di modelli per farne emergere uno imperante e non comprensibile dai medici umani. O forse comprensibile, ma in una gittata di tempo molto più lunga. Velocità ed efficienza, anche nella predizione di malattie, come possono essere la depressione o disturbi neurologici.
Dalla Florida State University uno studio condotto da Jessica Ribeiro ha scoperto che grazie all’intelligenza artificiale si potrà prevedere un possibile suicidio fino a 2 anni nel futuro. Il male oscuro è uno dei problemi più studiati dai grandi colossi tech. Anche Facebook sta impiegando le sue ricerche in sperimentazioni che vanno in tale direzione. Come? Attraverso lo studio dei post degli utenti iscritti alla piattaforma social. Il loro comportamento virtuale potrebbe aiutare non solo a identificare un problema di depressione in atto, ma anche una possibile intenzione al suicidio.
In aiuto all’analisi predittiva arrivano anche le tecnologie di riconoscimento facciale. Come l’americana FDNA che utilizza proprio questa tecnologia per individuare e segnalare malattie genetiche e patologie più rare.
Intelligenza artificiale e salute: non c’è solo ottimismo
Quando parliamo di intelligenza artificiale e salute, parliamo di dispositivi tecnologici, algoritmi, software e tecnologie di face recognition. Ovvero, stiamo parlando di tutti aspetti che potrebbero generare problemi atti a rallentare l’evoluzione dell’AI nel campo medico. Il perché è presto detto: problemi di privacy, regolamentazioni, burocrazia. Se poi si credere che l’intelligenza artificiale possa funzionare da sola, si sbaglia in partenza. Insomma, non è tutto oro quel che luccica. E il futuro dell’applicazione dell’AI in campo sanitario non potrebbe essere molto prossimo.
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