Rinnovo contratto statali e scuola: rivolta insegnanti per l’aumento
Rinnovo contratto statali e scuola: rivolta insegnanti per l’aumento.
Nonostante la pausa estiva, continuano le proteste sul rinnovo contratto statali e scuola. Stavolta, ad alzare la voce, gli insegnanti dell’infanzia e della scuola primaria. Questi ultimi hanno tuonato chiedendo a gran voce un’equiparazione delle buste paga con i colleghi europei. E con gli insegnati delle scuole superiori. Sul primo punto vi è perfino una petizione pubblica. Per l’associazione sindacale Anief, infatti, il rinnovo del contratto non risolverà i problemi che sono alla base del comparto scolastico.
Rinnovo contratto statali e scuola: aumento stipendi, parla Anief
Sono state già raccolte migliaia di adesioni per la petizione pubblica, ha comunicato l’Anief. L’associazione sindacale ha spiegato come sia “impensabile stare in Europa e assistere a una sperequazione tra docenti di nazionalità europee differenti”. Il confronto, dopotutto, è deleterio. Colleghi europei che lavorano in media meno degli insegnanti italiani. E che nonostante questo prendono di più. E non vivono l’incubo del precariato scolastico. Inoltre, i colleghi europei “godono di migliori possibilità di crescita professionale e di maggiori condizioni di tutela e promozione della salute così come intesa dall’Oms”.
Rinnovo contratto statali e scuola: rinnovo non basta
La petizione pubblica, una volta terminata, sarà consegnata al Miur. L’Anief ricorda che la professione del docente è uno dei lavori a “più alto rischio di burnout”. Proprio a causa della “mole di lavoro loro richiesta”. A cui si aggiungono le “pochissime risorse umane ed economiche a cui i docenti possono attingere nel miglioramento della propria condizione”. Per quanto riguarda l’aumento stipendi, infatti, è lapalissiano l’ultimo rapporto Eurydice. Questo ha illustrato come solo in Italia e a Cipro gli stipendi degli insegnanti continuano a restare congelati. “Per ridurre il deficit pubblico, il governo ha congelato gli stipendi nel 2010. Inizialmente fino al 2013”. Eppure, da allora, la misura è stata estesa ogni anno. Fino a creare la situazione infuocata degli ultimi mesi.
Per il presidente Anief Marcello Pacifico, “non bisogna sottoscrivere quell’accordo”. Qualora si firmasse quella bozza di contratto, “il lavoratore prenderebbe solo a partire dal 2018 appena 85 euro, anziché 210 euro di minimo che gli spettano”. Per questo, Pacifico ha chiesto gran voce di indire un referendum, per coinvolgere direttamente le parti interessate.
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